Arriva
il momento in cui i tuoi sbocchi sono otturati, come con della cera.
Sei seduta in camera tua e senti nel corpo un dolore pungente che ti
stringe la gola e si consolida pericolosamente nei piccoli sacchi
lacrimali dietro gli occhi. Una parola, un gesto, e tutto quel che ti
tieni dentro - risentimenti imputriditi, gelosie in cancrena,
desideri superflui inappagati - scoppierà in rabbiose lacrime
impotenti, in singhiozzi imbarazzanti e piagnistei senza un preciso
destinatario. Non ci saranno braccia ad avvolgerti, nessuna voce ti
dirà: "Su, su. Fatti un bel sonno e non pensarci".
Sylvia Plath, Diari
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