Soffro di fobia nei riguardi di una domanda. Una domanda da incubo che ti può saltar addosso da dietro ogni angolo, nascosta nella bocca sdentata della vicina o biascicata da una venditrice di giornali. Ogni squillo del telefono è foriero di questa domanda. Il più delle volte è nascosta proprio nella cornetta del telefono: Come stai?
Ho smesso di uscire, non rispondo al telefono, ho cambiato i negozi dove andavo a far la spesa per non consolidare le conoscenze triviali di tutti i giorni. Ho riflettuto a fondo su come formulare risposte in difesa. Avevo bisogno di un nuovo scudo di Achille contro la stupidità. Di trovare una risposta che non moltiplichi l’inettitudine e non slitti a vuoto come un clichè. Una risposta che non ti costringa a usare frasi fatte, una risposta che non menta, ma che al contempo non riveli cose che non vuoi rivelare. Una risposta che non presupponga l’avvio di una lunga e insensata conversazione.
Quale falsa tradizione di etichetta l’ha mai preparata, come si è fatta largo nei secoli questa domanda ipocrita? “Come stai?”, questo è il problema. That is the Question. (Il sublime “Essere o non essere” si è trasformato in questa domanda insignificante, ecco la dimostrazione della decadenza).
Come stai?
Come stai?
Come stai?
Cosa rispondere a una domanda del genere?
Vedi, gli inglesi si sono fatti furbi e l’hanno trasformata in un saluto. L’hanno disossata, le hanno tolto il pungiglione inquisitorio.
“Come stai?” è la buccia di banana, sistemata con la massima gentilezza sotto le tue scarpe, il formaggio che ti adesca nella trappola del clichè.
Come stai? – il debole e spossante veleno della quotidianità. Non c’è una risposta aperta a questa domanda. Non c’è. So le risposte possibili, ma mi ripugnano, capite, mi ripugnano… non voglio essere così prevedibile da rispondere “bene, grazie” oppure “così così, siamo ancora vivi” o anche “bè, ci stiamo ancora riprendendo”, o…
Non so come sto. Non posso essere categorico. Per rispondervi in maniera adeguata dovrei passare notti, mesi, anni, leggere torri di Babele di libri, scrivere, scrivere… La risposta è un intero romanzo.
Come sto?
Non sto. Punto.
Questa è la prima riga. E da qui cominci la vera risposta.
Gospodinov, Fisica della malinconia
Vi
era in Abruzzo qualche antica usanza natalizia di cui non conoscevo
l'origine.
Quando, dopo la messa di mezzanotte, si tornava a
casa, nostro padre lasciava socchiusa la porta d'ingresso. La mamma
ci spiegava che, da mezzanotte, la Santa Famiglia vagava per il mondo
per sfuggire ai terribili soldati di Erode che avevano l'ordine di
uccidere il Bambin Gesù.
Bisognava dunque che, in caso di
pericolo, la Santa Famiglia potesse, senza perdere tempo, rifugiarsi
nella casa più vicina. Per questo la porta doveva rimanere aperta,
il camino acceso tutta la notte e la tavola apparecchiata, con buone
provviste.
La nostra notte di Natale trascorreva di conseguenza
nell'insonnia e nell'ascolto più ansioso.
Il minimo rumore ci
faceva trasalire. Non era necessaria una grande sensibilità per
commuoversi all'idea che Maria e Giuseppe col Neonato stessero per
rifugiarsi in casa nostra. Se ne riceveva un'impressione che
probabilmente avrebbe lasciato una traccia per tutto il resto della
vita.
Ignazio Silone
Ho imparato che puoi capire molto di una persona dal modo in cui gestisce queste tre cose: le giornate di pioggia, un bagaglio smarrito e le luci di Natale ingarbugliate.
Maya Angelou
What
I want, what I really want is
just to live my life on high
And I know, I know you want the same
I can see it in your eyes
I've been high
I've climbed so high
but life, sometimes, it washes over me
I close my eyes
so I can see
make my make believe, believe in me
Voglio pensare di nuovo a cose pericolose e nobili.
Voglio essere leggera e gaia.
Voglio essere improbabilmente bella
e non avere paura di niente,
come se avessi le ali.
Mary Oliver
La nostra è un’epoca essenzialmente tragica, per questo ci rifiutiamo di prenderla tragicamente. Il cataclisma si è ormai abbattuto su di noi, siamo circondati dalle rovine; cominciamo a creare nuovi piccoli centri di vita, a nutrire nuove piccole speranze. È un lavoro molto difficile; la strada verso il futuro è tutt’altro che piana, ma noi aggiriamo gli ostacoli o li scavalchiamo. Dobbiamo sopravvivere, per quanti cieli ci siano crollati addosso.
Disse che gli uomini credono che il sangue degli animali uccisi non abbia conseguenze, ma i lupi ne sanno di più. Disse che il lupo è un essere di ordine superiore, che sa cose che gli uomini non sanno: che non c'è ordine nel mondo tranne quello imposto dalla morte. Alla fine disse che gli uomini bevono il sangue di Dio senza capire l'importanza di quello che fanno. Disse che gli uomini vorrebbero agire seriamente ma non sanno come fare. Tra i loro atti e le loro cerimonie c'è il mondo e in questo mondo scoppiano temporali e gli alberi si torcono al vento e tutti gli animali creati da Dio vanno e vengono, eppure gli uomini questo mondo non lo vedono. Vedono le azioni delle proprie mani, oppure vedono ciò che nominano e si chiamano per nome l'un l'altro, ma il mondo lì in mezzo per loro è invisibile.
Cormac McCarthy, Oltre il confine
Ma
preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici
nel suolo
che succhia minerali e amore materno
cosi' da
poter brillare di foglie ogni marzo,
e nemmeno sono la bella di
un'aiuola
che attira la sua parte di Ooh, dipinta di colori
stupendi,
ignara di dover presto sfiorire.
Confronto a me,
un albero e' immortale
e la corolla d'un fiore non alta, ma
piu' sorprendente,
e a me manca la longevita' dell'uno e
l'audacia dell'altra.
Questa notte, sotto l'infinitesima luce
delle stelle,
alberi e fiori vanno spargendo i loro freschi
profumi.
Cammino in mezzo a loro, ma nessuno mi nota.
A
volte penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo
piu' perfetto-
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare
sdraiata e' per me piu' naturale.
Allora il cielo e io siamo in
aperto colloquio,
e saro' utile il giorno che restero' distesa
per sempre:
forse allora gli alberi mi toccheranno e i
fiori
avranno tempo per me.
Sylvia Plath
Now, I'm just waiting brother, waiting for the end
Soon in my country there won't be a friend
Each one is trying so hard to defend
That one, one last heartbeat before he's tugged away
Lost in the mechanized, efficient world, logical skies
Ah, but no song was written on without a tear in your eyes
Are we the last ones, the last ones to try
Anziché scrivere a babbo natale, quest'anno voglio scrivere due righe a voi per chiedervi alcune cose.
L’attacco all’Europa arriva da poche migliaia di profughi non armati né pericolosi, ma bisognosi di protezione?
Uomini, donne, bambini e bambine, provenienti in gran parte da quell’Afghanistan, la cui sorte disastrosa ci ha tanto commossi ad agosto, e dalla Siria, dove una tregua nella guerra non c’è mai stata e non sono finite le persecuzioni e le violenze?
Mentre con le vostre cartine giocate a Risiko, pensate che in mezzo al freddo e al fango ci sono 𝙀𝙎𝙎𝙀𝙍𝙄 𝙐𝙈𝘼𝙉𝙄.
𝙂𝙞𝙪𝙨𝙚𝙥𝙥𝙚 𝙎𝙖𝙡𝙖𝙢𝙤𝙣𝙚
Ci sono due modi di sentire la solitudine: sentirsi soli al mondo o avvertire la solitudine del mondo. Chi si sente solo vive un dramma puramente individuale; il sentimento dell’abbandono può sopraggiungere anche in una splendida cornice naturale. In tal caso interessa unicamente la propria inquietudine. Sentirti proiettato e sospeso in questo mondo, incapace di adattarti ad esso, consumato in te stesso, distrutto dalle tue deficienze o esaltazioni, tormentato dalle tue insufficienze, indifferente agli aspetti esteriori – luminosi o cupi che siano –, rimanendo nel tuo dramma interiore: ecco ciò che significa la solitudine individuale.
Il sentimento di solitudine cosmica deriva invece non tanto da un tormento puramente soggettivo, quanto piuttosto dalla sensazione di abbandono di questo mondo, dal sentimento di un nulla esteriore. Come se il mondo avesse perduto di colpo il suo splendore per raffigurare la monotonia essenziale di un cimitero. Sono in molti a sentirsi torturati dalla visione di un mondo derelitto, irrimediabilmente abbandonato ad una solitudine glaciale, che neppure i deboli riflessi di un chiarore crepuscolare riescono a raggiungere.
Chi sono dunque i più infelici: coloro che sentono la solitudine in se stessi o coloro che la sentono all’esterno? Impossibile rispondere. E poi, perché dovrei darmi la pena di stabilire una gerarchia della solitudine? Essere solo non è già abbastanza?
Emile Cioran, Al culmine della disperazione
Decrepita,
sdentata,
la spirale degli anni sulle corna,
battuta dal
pastore violento
nelle lontane praterie.
Cerca solitudine
il suo cuore:
e i topi raspano negli angoli della stalla
mentre,
con immensa tristezza, essa ricorda
il suo vitello dalle zampe
bianche.
Hanno staccato il piccolo dalla madre,
le hanno
tolto la gioia più dolce:
e sopra una pertica, vicino ai
pioppi,
la povera pelle dondola al vento.
Presto nei campi
di saggina
metteranno anche a lei un capestro,
la
conduranno al macello
come fecero con suo figlio.
E le
corna lunghe, nodose, dolenti,
s'infilzeranno nel suolo...
Ma
adesso sogna boschi d'argento,
pascoli verdi e sereni.
Sergej Aleksandrovic Esenin, La mucca
Oh life is like a maze of doors
And they all open from the side you're on
Just keep on pushing hard boy, try as you may
You're going to wind up where you started from
Il natale serve a ricordare a quelli che sono soli che sono soli, a quelli che non hanno i soldi che non hanno i soldi, e a quelli che hanno una famiglia del cazzo che hanno una famiglia del cazzo.
Chuck Palahniuk, Fight Club
E io non ero il solo schiavo del mio istinto di nidificazione. Gente che conosco, che una volta andava a sedersi in bagno con una rivista pornografica, adesso va a sedersi in bagno con un catalogo dell’ Ikea.
Abbiamo tutti la stessa poltrona Johanneshov con lo stesso disegno Strinne a strisce verdi. La mia è precipitata per quindici piani, bruciando, dentro una fontana. Abbiamo tutti le stesse lampade Ristampa/Har costruite con filo di ferro e carta ambientalistica, che non è passata attraverso il processo di sbiancatura. Le mie sono coriandoli.
Tutte quelle sedute in bagno.
Il servizio di posate Alle. Acciaio inossidabile. A prova di lavastoviglie.
L’orologio Vild da anticamera, di acciaio zincato, oh, non avevo potuto farne a meno.
La consolle a ripiani Klipsk, oh, sì.
Le cappelliere Heming. Sì.
Tutta
roba che luccicava disseminata nella strada sotto il mio
grattacielo.
La mia parure coordinata Mommala. Disegnata da
Tomas Harila e disponibile nei seguenti colori
:
violetto
fucsia
cobalto
ebano
antracite
bianco
latte o vinaccia.
Una vita intera per comprare questa roba.
I miei tavoli Kalix per le occasioni dallo smalto fine.
I miei tavoli da nido.
Compri
mobili. Dici a te stesso, questo è il divano della mia vita. Compri
il divano, poi per un paio d’anni sei soddisfatto al pensiero che,
dovesse andare tutto storto, almeno hai risolto il problema del
divano. Poi il giusto servizio di piatti. Poi il letto perfetto. Le
tende. Il tappeto.
Poi sei intrappolato nel tuo bel nido e le
cose che una volta possedevi, ora possiedono te.
Chuck Palahnjuk, Fight Club
Non è forse l'uomo un animale meraviglioso? Egli uccide uccelli, cervi, ogni genere di felini, castori, marmotte, topi e volpi a milioni per proteggere i suoi animali domestici ed il loro cibo. Poi uccide miliardi di animali domestici e li mangia. Questa azione a sua volte uccide milioni di uomini poichè il mangiare tutti questi animali comporta malattie degenerative fatali come cardiopatie, nefropatie e tumori vari. Allora l'uomo tortura e uccide altri animali per cercare la cura per queste malattie mentre altrove milioni di essere umani muoiono di fame perchè il cibo che potrebbero mangiare viene usato per ingrassare gli animali domestici. L'uomo che uccide così facilmente e così violentemente, una volta l'anno invia biglietti di augurio invocando la pace sulla terra…
Tiziano Terzani
Today
I’m flying low and I’m
not saying a word
I’m letting
all the voodoos of ambition sleep.
The
world goes on as it must,
the bees in the garden rumbling a
little,
the fish leaping, the gnats getting eaten.
And so
forth.
But
I’m taking the day off.
Quiet as a feather.
I hardly move
though really I’m traveling
a terrific distance.
Stillness.
One of the doors
into the temple.
Esistono alcune cose in natura nelle quali la bellezza e l'utilità, come la perfezione artistica e tecnica, si combinano in modo quasi incomprensibile: la tela del ragno, l'ala della libellula, il corpo stupendamente affusolato del delfino, e i movimenti del gatto.
Konrad Lorenz
Più invecchio e meno so, sono più confusa… e non mi dispiace questa confusione. E più cresco e più rifiuto tutto un sapere che non è altro che un armarsi, che ho praticato per anni… ho cercato di armarmi, di avere armi, ho studiato, ho letto… adesso la mia idea di sapere è più verso la spoliazione, lasciare spazio a questa parte di me che non è la mia ragione, la mia razionalità… e che è più sapiente di me. (…) Abbiamo una grande consegna di sapere anche intellettuale che soprattutto per scrivere va attraversato, sono state scritte cose meravigliose che io ad un certo punto ho desiderato riscrivere per il mio tempo con la lingua dei miei contemporanei… ho dovuto riscrivere, perché dobbiamo fare questo… e quindi quel sapere l'ho attraversato, non sono partita rifiutandolo… e poi ci ho messo dentro tanto silenzio, tanto vuoto, tanta spoliazione… invece mi pare che questi poveri ragazzi siano totalmente riempiti, sempre cresciuti per aggiunte e mai per vuoti, per silenzi… il silenzio è un bene per me molto grande.
Mariangela Gualtieri
Uno scatto del fotografo olandese Vincent Cornelissen. L’immagine scattata a marzo vicino alla piccola città di Arnhem, nei Paesi Bassi, mostra un'oca che fa acrobazie aeree.
In realtà questa manovra è davvero possibile in natura, si tratta di un modo collaudato di frenare chiamato Whiffling e indica il particolare volo dell’oca con il corpo capovolto e testa e collo ruotati all'indietro di 180 gradi in modo che la testa sia rivolta verso l’alto. Capovolgendo il corpo si inverte l’aerodinamica che di solito dà una portanza all’uccello durante il volo, facendo precipitare l’animale verso il suolo. Il whiffling consente all’uccello di perdere rapidamente velocità e altezza, sia per un atterraggio veloce sia per respingere eventuali predatori.
Una bambina
Ha 8 anni. È nata in Siria.
Usava due scatolette di tonno come protesi per tornare a muovere passi. Troppo piccola per fermarsi davanti a quello che le aveva inflitto la guerra.
La prendevano in giro i bambini, faceva troppo rumore camminando con quelle latte. Perché anche i bambini imparano presto ad essere cattivi.
Grazie a questa foto oggi ha due vere protesi.
Ma non c’è nulla da festeggiare, l’uomo crea il problema e rattoppa con una soluzione. Nulla di cui essere fieri.
Youssef El Hirnou
Quando Peter Fortune aveva dieci anni, i grandi dicevano che era un bambino difficile. Lui però non capiva in che senso. Non si sentiva per niente difficile. Non scaraventava le bottiglie del latte contro il muro del giardino, non si rovesciava in testa il ketchup facendo finta che fosse sangue, e neppure se la prendeva con le caviglie di sua nonna quando giocava con la spada, anche se ogni tanto aveva pensato di farlo. Mangiava di tutto, tranne, s'intende, il pesce, le uova, il formaggio e tutte le verdure eccetto le patate. Non era piú rumoroso, piú sporco o piú stupido degli altri bambini. Aveva un nome facile da dire e da scrivere e una faccia pallida e lentigginosa, facile da ricordare. Andava tutti i giorni a scuola come gli altri e senza fare poi tante storie. Tormentava sua sorella non piú di quanto lei tormentasse lui. Nessun poliziotto era mai venuto a casa per arrestarlo. Nessun dottore in camice bianco aveva mai proposto di farlo internare in un manicomio. Gli pareva, tutto sommato, di essere un tipo piuttosto facile. Che cosa c'era in lui di cosí complicato? Fu solo quando era ormai già grande da un pezzo che Peter finalmente capí. La gente lo considerava difficile perché se ne stava sempre zitto. E a quanto pare questo dava fastidio. L'altro problema era che gli piaceva starsene da solo. Non sempre naturalmente. Nemmeno tutti i giorni. Ma per lo piú gli piaceva prendersi un'ora per stare tranquillo in qualche posto, che so, nella sua stanza, oppure al parco. Gli piaceva stare da solo, e pensare i suoi pensieri. Il guaio è che i grandi si illudono di sapere che cosa succede dentro la testa di un bambino di dieci anni. Ed e' impossibile sapere di una persona che cosa pensa, se quella persona non lo dice.
Nei pomeriggi d’inverno, di ritorno da scuola, non c’è cosa che Peter ama di più che sfilarsi con un calcio le scarpe e sdraiarsi davanti al fuoco del tinello accanto al gatto William. Gli piace mettersi giù all’altezza di William e poi andargli vicino vicino con la faccia a guardare la sua, quella faccia straordinaria diversa e bellissima. Appena gli si avvicina, incomincia il ronzio soddisfatto delle sue fusa, talmente basso e potente da far vibrare anche il pavimento. E Peter sa di essere gradito.
Ian McEwan, L'inventore di sogni
Questo ragazzo è morto di stenti sul confine della stessa Europa che discute su come farsi gli auguri di Natale.
Roberto Ranfagni
La costellazione di Orione, la più grande e luminosa del cielo, visibile da entrambi gli emisferi e simile ad una figura umana, raffigura il gigantesco cacciatore che brandisce con la mano destra una clava e con la sinistra un vello di pelle di leone, oppure uno scudo. Una particolarità di questa costellazione è costituita da un trio di stelle allineate che formano la cosiddetta “Cintura di Orione”.
Un giorno la dea della caccia Artemide si invaghì del cacciatore Orione. Orione faceva una corte spietata alle Pleiadi, le 7 figlie di Atlante e Pleione, nonché sue ancelle, le inseguiva ovunque nonostante i ripetuti rifiuti delle ragazze, fino a quando Zeus, il padre degli dei, ebbe pietà di loro e decise di tramutarle prima in colombe e successivamente in stelle. Artemide non potendo sopportare l’affronto di Orione, desiderosa di vendetta, decise di inviare nella sua abitazione un velenosissimo scorpione che lo avrebbe ucciso con il suo mortale veleno. Così fu e sia lo scorpione (che morì dopo aver punto Orione) che Orione furono collocati in cielo da Zeus, sotto forma di costellazioni, ma in punti opposti del cielo affinché lo scorpione non potesse più pungere il cacciatore. Quando vediamo la costellazione di Orione tramontare ad ovest, vediamo sorgere ad est quella dello Scorpione.
In cielo assistiamo quindi a ciò che il mito descrive: Orione che muore quando lo Scorpione emerge dalla terra. Notiamo che non avviene il contrario: quando Orione inizia a sorgere, lo Scorpione è già completamente tramontato da più di un’ora.
La morte di Orione lasciò solo e disperato il suo fedele cane Sirio che ululò per tre giorni di fila fino a che Zeus, seccato dalle sue urla strazianti, decise di portarlo in cielo accanto al suo padrone, formando così la costellazione del Cane Maggiore.