Soffro di fobia nei riguardi di una domanda. Una domanda da incubo che ti può saltar addosso da dietro ogni angolo, nascosta nella bocca sdentata della vicina o biascicata da una venditrice di giornali. Ogni squillo del telefono è foriero di questa domanda. Il più delle volte è nascosta proprio nella cornetta del telefono: Come stai?
Ho smesso di uscire, non rispondo al telefono, ho cambiato i negozi dove andavo a far la spesa per non consolidare le conoscenze triviali di tutti i giorni. Ho riflettuto a fondo su come formulare risposte in difesa. Avevo bisogno di un nuovo scudo di Achille contro la stupidità. Di trovare una risposta che non moltiplichi l’inettitudine e non slitti a vuoto come un clichè. Una risposta che non ti costringa a usare frasi fatte, una risposta che non menta, ma che al contempo non riveli cose che non vuoi rivelare. Una risposta che non presupponga l’avvio di una lunga e insensata conversazione.
Quale falsa tradizione di etichetta l’ha mai preparata, come si è fatta largo nei secoli questa domanda ipocrita? “Come stai?”, questo è il problema. That is the Question. (Il sublime “Essere o non essere” si è trasformato in questa domanda insignificante, ecco la dimostrazione della decadenza).
Come stai?
Come stai?
Come stai?
Cosa rispondere a una domanda del genere?
Vedi, gli inglesi si sono fatti furbi e l’hanno trasformata in un saluto. L’hanno disossata, le hanno tolto il pungiglione inquisitorio.
“Come stai?” è la buccia di banana, sistemata con la massima gentilezza sotto le tue scarpe, il formaggio che ti adesca nella trappola del clichè.
Come stai? – il debole e spossante veleno della quotidianità. Non c’è una risposta aperta a questa domanda. Non c’è. So le risposte possibili, ma mi ripugnano, capite, mi ripugnano… non voglio essere così prevedibile da rispondere “bene, grazie” oppure “così così, siamo ancora vivi” o anche “bè, ci stiamo ancora riprendendo”, o…
Non so come sto. Non posso essere categorico. Per rispondervi in maniera adeguata dovrei passare notti, mesi, anni, leggere torri di Babele di libri, scrivere, scrivere… La risposta è un intero romanzo.
Come sto?
Non sto. Punto.
Questa è la prima riga. E da qui cominci la vera risposta.
Gospodinov, Fisica della malinconia
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