Una volta
a Sanremo hanno cantato un uomo e una donna. In quel periodo io ero molto
innamorato di una ragazza che viveva molto lontano. Ci vedevamo una volta ogni
due o tre mesi. Pensavo spesso che forse era una stupidaggine essere innamorato
di una ragazza che viveva molto lontano, visto che soffrivamo così tanto. Tutte
le cose che accadevano, accadevano mentre eravamo separati. Anche il Festival
di Sanremo non lo stavamo guardando insieme.
Mentre sto
pensando tutte queste cose, sento che i due cantanti cominciano a parlare
proprio a me, perché dicono: "Dimmi perché piangi. E perché non mangi.
Dimmi perché stringi forte le mie mani, e coi tuoi pensieri ti allontani".
E poi lui, dopo aver esitato a lungo, affronta il nocciolo della questione, con
la sincerità e la spietatezza necessarie in alcune situazioni.
Dice:
"Non amarmi perché vivo a Londra".
Cioè,
voleva dire che piangeva e non mangiava perché era un amore impossibile, perché
lui viveva troppo lontano. A Londra. Da Sanremo a Londra, non ci si può amare.
Stava parlando a me e alla mia ragazza che viveva molto lontano. Era con tutta
evidenza un segno del destino. Io stavo riflettendo e avevo tanti dubbi, e una
sera una canzone mi diceva che uno che stava a Londra intimava alla fidanzata
di non amarlo più, perchè viveva troppo lontano. Allora ho
chiamato un mio amico e gli ho urlato al telefono: hai sentito? È un segno del
destino. La devo lasciare. Quando finalmente è riuscito a parlare, il mio amico
mi ha spiegato che nella canzone lui non diceva "non amarmi perché vivo a
Londra", che dovevo ascoltare bene, e ascoltando bene infatti lui non
diceva "non amarmi perché vivo a Londra", ma "non amarmi perché
vivo all'ombra". Diceva
all'ombra. Lo diceva perché era cieco. E il mio amico mi chiedeva: ma non hai
visto che era cieco? Sì, l'avevo visto, ma che c'entra, non pensavo che tutti i
ciechi dovessero cantare delle canzoni sui ciechi. Bocelli non lo fa, mi pare.
(Francesco
Piccolo, Momenti di trascurabile felicità)
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