venerdì 10 ottobre 2014

Appocundria



Ci sono parole perfette, che aprono un mondo e lo contengono, inspiegabili se non con complessi giri di parole. Parole contenitori che raccontano l’apatia, l’indolenza, la refrattarietà nate da sconforto e dolore, di quando si sta così male che niente più sembra interessare, e il mondo ha frequenze che semplicemente non interessano più, ché nulla può scalfire la condizione che si sta attraversando. Questa parola è napoletana ed è «appocundria»

Davide Enia



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