martedì 28 ottobre 2014

Riguardare i luoghi



Riguardare i luoghi significa guardarli altrimenti, con la levità di chi non vuole farsi soffocare dal passato, con la gioia di chi parla di cose amate. Riguardare i luoghi significa riconoscerli per quello che oggi sono diventati, senza rimpianti, nostalgie. Significa riconoscere genealogie, case, antenati, ma anche pensare ai bambini, a quelli che verranno. Sulla scena geografica del vecchio e nuovo mondo si affacciano individui e gruppi che hanno bisogno d’inventare il villaggio, le origini, la piccola patria come luogo di una diversità da recuperare, di una superiorità da ostentare. Riguardare significa rispetto, attenzione, ma anche riflessione sulla necessità di un nuovo senso comunitario, di un nuovo senso pubblico.
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Riguardare significa avere cura. Cura è parola densa, che parte dalla sfera emozionale, oscillando tra sollecitudine, premura, attenzione, riguardo, preoccupazione e inquietudine fino ad indicare l’amore e la pena amorosa. La cura ha un senso vivo anche nella sfera pratica e parla di coltivazione delle piante e di allevamento degli animali, di un’attenzione che si espande alla natura e alla terra, oltre che alle persone. I luoghi hanno bisogno di amore vero, quello che nasce da una salvifica schiettezza, quello che mette a nudo bellezze e bruttezze per esaltare la profonda complessità del reale. Cura dei luoghi significa anche farsi carico delle verità drammatiche, quelle che tutti vorremmo tacere o imbellettare, nascondere o rifiutare in ogni modo. Cura è anche saper fare i conti con il dolore.
L’avere cura non è soltanto un fatto etico, morale, estetico è anche una pratica concreta. L’agire superficiale non prevede cura, ma l’occultamento dei problemi, o una loro falsa soluzione. Cura significa avere attenzione per le persone, per i rapporti, per i legami. La cura ha una visione globale del corpo, del corpo-paese, del corpo-comunità e dell’alterità che al corpo si accosta. Riguardare per cambiare significa muoversi a piedi in quei luoghi che sembrano condannati all’inesorabile marginalità, e che invece potrebbero trasmettere vitalità al mondo. Riguardare è attraversare paesi e campagne, conoscere quelli che arrivano, apprendere l’arte del camminare vigile, silenzioso, spesso solitario.

Vito Teti, Il clamore del vuoto 




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