mercoledì 29 marzo 2017

Tuttologi




Magari qualcuno lo sa, Concita De Gregorio ha dedicato qualche giorno fa la sua rubrica ai fatti di Grosseto, le solite storie di mamme (padri mai pervenuti, non sai mai) che si azzuffano per questioni veg.
Ok, la tuttologia è davvero un problema. De Gregorio, o Gramellini, o Serra, devono parlare e commentare su tutto lo scibile umano, anche di ciò su cui non hanno la benché minima nozione. Lo possono fare con più o meno ingegno, bella scrittura, intuizione giornalistica (ok, Gramellini manco quello), ma quando vanno su territori per loro vergini ecco il trionfo del luogo comune, la scivolata nel qualunquismo, l’inutilità insomma di una riflessione basata sul sentito dire, sull’approssimazione, sul riciclo concettuale. La tuttologia è un problema perché porta ad affrontare con perniciosa leggerezza temi su cui non si sa nulla.
Ma questo, d’altronde spinge a pensare: perché tante persone colte, progressiste (sulla carta), attente alla società, alle persone (quasi sempre solo quelle umane, ahimé), ai diritti, non sanno nulla di un tema così cruciale della nostra epoca (non l’abbiam detto noi, che possiamo passare per fissati, ma uno che invece, anche con le sue contraddizioni, ci pensa, come Edoardo Albinati)? Perché si tende a ridurre a una questione di moda, di gusti, di “Roma o Lazio” insomma, ciò che invece è (dovrebbe essere) questione politica, etica, ecologica (vedi al proposito le disquisizioni sempre fuorvianti di Marino Niola sulle diete)? Perché chi si occupa di razzismo, di sessismo e di altre piaghe sociali troppo spesso non sa niente di specismo e antispecismo? E sì che di testi su cui documentarsi, ad averne voglia, ce ne sarebbero a iosa: di filosofi, attivisti, giornalisti, scrittori che hanno esplorato questi campi con posizioni varie, interessanti, illuminanti, discutibili, siano Roberto Marchesini o Jonathan Safran Foer, Peter Singer o Marco Maurizi ecc. ecc.
Noi consigliamo sempre, per rimanere in ambito letterario, il meraviglioso dittico di J. M. Coetzee, Elizabeth Costello/La vita degli animali, testi tra i più belli della nostra epoca. Però appunto, prima leggere, informarsi, riflettere. Poi scrivere, parlare, giudicare, se proprio si deve.

 

«Non hanno una coscienza e dunque. Dunque cosa? Dunque siamo liberi di usarli per i nostri fini? Dunque siamo liberi di ucciderli?» 

 



 

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