Magari
qualcuno lo sa, Concita De Gregorio ha dedicato qualche giorno fa la
sua rubrica ai fatti di Grosseto, le solite storie di mamme (padri
mai pervenuti, non sai mai) che si azzuffano per questioni veg.
Ok,
la tuttologia è davvero un problema. De Gregorio, o Gramellini, o
Serra, devono parlare e commentare su tutto lo scibile umano, anche
di ciò su cui non hanno la benché minima nozione. Lo possono fare
con più o meno ingegno, bella scrittura, intuizione giornalistica
(ok, Gramellini manco quello), ma quando vanno su territori per loro
vergini ecco il trionfo del luogo comune, la scivolata nel
qualunquismo, l’inutilità insomma di una riflessione basata sul
sentito dire, sull’approssimazione, sul riciclo concettuale. La
tuttologia è un problema perché porta ad affrontare con perniciosa
leggerezza temi su cui non si sa nulla.
Ma
questo, d’altronde spinge a pensare: perché tante persone colte,
progressiste (sulla carta), attente alla società, alle persone
(quasi sempre solo quelle umane, ahimé), ai diritti, non sanno nulla
di un tema così cruciale della nostra epoca (non l’abbiam detto
noi, che possiamo passare per fissati, ma uno che invece, anche
con le sue contraddizioni, ci pensa, come Edoardo Albinati)? Perché
si tende a ridurre a una questione di moda, di gusti, di “Roma o
Lazio” insomma, ciò che invece è (dovrebbe essere) questione
politica, etica, ecologica (vedi al proposito le disquisizioni sempre
fuorvianti di Marino Niola sulle diete)? Perché chi si occupa di
razzismo, di sessismo e di altre piaghe sociali troppo spesso non sa
niente di specismo e antispecismo? E sì che di testi su cui
documentarsi, ad averne voglia, ce ne sarebbero a iosa: di filosofi,
attivisti, giornalisti, scrittori che hanno esplorato questi campi
con posizioni varie, interessanti, illuminanti, discutibili, siano
Roberto Marchesini o Jonathan Safran Foer, Peter Singer o Marco
Maurizi ecc. ecc.
Noi
consigliamo sempre, per rimanere in ambito letterario, il
meraviglioso dittico di J. M. Coetzee, Elizabeth
Costello/La
vita degli animali,
testi tra i più belli della nostra epoca. Però appunto, prima
leggere, informarsi, riflettere. Poi scrivere, parlare, giudicare, se
proprio si deve.
«Non
hanno una coscienza e dunque. Dunque cosa? Dunque siamo liberi di
usarli per i nostri fini? Dunque siamo liberi di ucciderli?»
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