domenica 30 aprile 2017
Laicismo
È
sempre infuocata la questione del laicismo, a mio modo di vedere in
termini non molto chiari, in quanto sembra volersi ignorare la
questione fondamentale che soggiace al dibattito: credere o non
credere nell'esistenza di un dio che, non solo avrà creato
l'universo e dunque la specie umana, ma sarà anche, alla fine dei
tempi, il giudice del nostro operato sulla terra, premiando le buone
azioni con l'ammissione in un paradiso dove gli eletti contempleranno
il volto del Signore per tutta l'eternità, mentre, sempre per tutta
l'eternità, i colpevoli di azioni cattive arderanno
nell'inestinguibile fuoco dell'inferno. Questo giudizio finale non
sarà facile, né per dio né per coloro che dovranno rendere conto,
giacché non si conosce un solo caso di qualcuno che, in vita, abbia
compiuto esclusivamente buone azioni o cattive azioni. Propria
dell'uomo è l'incostanza nei propositi e negli atti, sempre lì a
contraddirsi da un'ora all'altra.
In tutto questo, il laicismo mi appare più come una posizione politica determinata, ma prudente, che come l'emanazione di una convinzione profonda della non esistenza di dio e dunque dell'impertinenza logica delle istituzioni e degli strumenti che pretendono di imporre il contrario alla coscienza della gente. Si discute di laicismo perché, in fondo, si teme di discutere di ateismo. La cosa interessante, però, è che la Chiesa Cattolica, nella sua vecchia tradizione di fare il male e il piagnisteo, se ne sta lì a lagnarsi di essere vittima di un ipotetico laicismo "aggressivo", una nuova categoria che le permette di insorgere contro il tutto fingendo di attaccare soltanto la parte. La doppiezza è sempre stata inseparabile dalle tattiche e dalle strategie diplomatiche e dottrinarie della curia romana.
In tutto questo, il laicismo mi appare più come una posizione politica determinata, ma prudente, che come l'emanazione di una convinzione profonda della non esistenza di dio e dunque dell'impertinenza logica delle istituzioni e degli strumenti che pretendono di imporre il contrario alla coscienza della gente. Si discute di laicismo perché, in fondo, si teme di discutere di ateismo. La cosa interessante, però, è che la Chiesa Cattolica, nella sua vecchia tradizione di fare il male e il piagnisteo, se ne sta lì a lagnarsi di essere vittima di un ipotetico laicismo "aggressivo", una nuova categoria che le permette di insorgere contro il tutto fingendo di attaccare soltanto la parte. La doppiezza è sempre stata inseparabile dalle tattiche e dalle strategie diplomatiche e dottrinarie della curia romana.
Ci
sarebbe da essere grati se la Chiesa Cattolica Apostolica Romana
smettesse di intromettersi in quello che non la riguarda, cioè, la
vita civile e la vita privata delle persone. Non dobbiamo, però,
stupirci. Alla Chiesa Cattolica importa poco o niente il destino
delle anime, il suo obiettivo è sempre stato controllare i corpi, e
il laicismo è la prima porta da cui cominciano a sfuggirle questi
corpi, e via facendo gli spiriti, giacché gli uni non vanno senza
gli altri dovunque sia. La questione del laicismo non è altro,
dunque, che una prima scaramuccia. Il vero e proprio scontro arriverà
quando infine si contrapporranno credenza e miscredenza, quest'ultima
andando alla lotta con il suo vero nome: ateismo. Il resto sono
giochi di parole.
José
Saramago, L'ultimo quaderno
sabato 29 aprile 2017
venerdì 28 aprile 2017
Naufragi
Sono
venti anni che viaggiano sul Mediterraneo zattere a motore senza
alcun soccorso. Ora che finalmente esiste una comunità
internazionale di pronto intervento in mare, sarebbe colpa sua se
partono i gommoni. Come dire che esistono le malattie per colpa delle
medicine. Se i delfini venissero in aiuto dei dispersi in mare,
questi svaporati li accuserebbero di complicità coi trafficanti. In
verità la loro fandonia intende accusare i soccorritori
d’interrompere il regolare svolgimento del naufragio. Perché siamo
e dobbiamo rimanere contemporanei incalliti del più lungo e
massiccio affogamento in mare della storia umana.
mercoledì 26 aprile 2017
Venus
Molti
si riferiscono a Venus chiamandola "chimera", che fra i
felini indica un animale le cui cellule contengono due tipi di DNA,
frutto di due embrioni fusi assieme. Un evento tutt'altro che raro
fra i felini. Infatti, la maggior parte dei gatti maschi tricolore
sono chimere; il tipico mantello a chiazze arancio e nere è un segno
che l'animale ha un cromosoma X in più. Le gatte femmine invece, che
ne hanno già due, sfoggiano quel mantello senza alterazione
cromosomiche.
(National
Geographic)
mercoledì 19 aprile 2017
If this isn’t nice, what is?
Ma
tornando a mio zio Alex, che ormai è in paradiso. Una delle cose che
trovava deplorevole negli esseri umani era che si rendevano conto
troppo raramente della loro stessa felicità. Lui invece faceva del
suo meglio per riconoscere apertamente i momenti di benessere.
Capitava che d’estate ce ne stessimo seduti all'ombra di un melo a
bere limonata, e zio Alex interrompeva la conversazione per dire:
«Cosa c’è di più bello di questo?».
Spero che voi farete lo stesso per il resto della vostra vita. Quando le cose vanno bene e tutto fila liscio, fermatevi un attimo, per favore, e dite a voce alta:«Cosa c’è di più bello di questo?»
Spero che voi farete lo stesso per il resto della vostra vita. Quando le cose vanno bene e tutto fila liscio, fermatevi un attimo, per favore, e dite a voce alta:«Cosa c’è di più bello di questo?»
Kurt
Vonnegut, Quando
siete felici, fateci caso
Opinioni / Report vaccini
No, non l’ho guardato perché il tono del conduttore e degli intervistatori mi innervosisce (potete farlo voi, qua) però ho scaricato la trascrizione in PDF, affinché potessi leggermela con calma e senza incazzatura indotta.E l’ho fatto.E, ovviamente, è stata ancora una volta confermata l’idea che mi ero fatto di Report cioè uno Striscia la Notizia per intellettuali alternativi fai-da-te affetti da analfabetismo funzionale.PRIMA FALLACIA.Non si intervistano uno o due genitori che dicono che la propria figlia ha cominciato a stare male dopo il vaccino per l’HPV.Statisticamente non rappresentano un campione interessante per la ricerca perché 1) sono pochi rispetto a centinaia di migliaia di dosi inoculate 2) visti i sintomi riportati non è possibile stabilire correlazione causale o meglio, i sintomi riportati (’dolori in tutto il corpo’, ’mi sento veramente ingabbiata, mi sento rinchiusa in un corpo che non è il mio. Non riesco a fare tantissime cose con la stanchezza, perdo la memoria, inizio a studiare, mi addormento sui libri…’) sono così vaghi da poter essere tranquillamente derubricati a un nesso casuale (cosa che è stata fatta da quasi tutti i medici).SECONDA FALLACIANon vai a cercare uno dei pochi immunologi che sono contro al vaccino per l’HPV e lo fai parlare senza contraddittorio.Non conosco a sufficienza il Dott.Yehuda Shoenfeld per dare un giudizio sul suo operato ma le sue paroleIo sono a favore dei vaccini, penso che siano la migliore rivoluzione degli ultimi 300 anni. Ma non sono convinto che il vaccino contro l’HPV possa prevenire il cancro. Lo sapremo tra 20 anni. Per ora è stata rilevata una riduzione delle lesioni pre-cancerose. La durata della copertura vaccinale è ignota. E ogni giorno vedo troppe reazioni avverse.sono un giudizio personale dato da un’intuizione professionale e se la riduzione delle lesioni pre-cancerose è un buon motivo per procedere su questa strada, sinceramente che la durata della copertura vaccinale sia ignota significa solo che avanti negli anni scopriremo se dovrà essere inoculata un’ulteriore dose. Comunque non è serio citare un caso di stato vegetativo senza dare la possibilità di verificare il caso clinico e trovare un nesso.TERZA FALLACIAÈ disonesto parlare di un servizio di farmacovigilanza per la segnalazione di effetti avversi di farmaci e vaccini, facendo intendere che funzioni come un pozzo senza fondo in cui tutta la gente comune va a riversare le proprie paranoie.Non funziona così ed è giusto che sia il medico a segnalare, dopo aver vagliato le informazioni, e dal punto di vista statistico dire ‘vi erano 900 segnalazioni di reazioni avverse al vaccino anti-papilloma virus, 180 di queste segnalazioni già presenti avevano gli stessi sintomi descritti di mia figlia’ oltre ad essere riferito a voce da un non addetto ai lavori, è un dato numericamente non significativo sulle centinaia di migliaia di dosi inoculate in questi anni.QUARTA FALLACIAAncora una volta si fa parlare un professionista di un’istituto svedese indipendente che parla di presunte manipolazioni dei dati da parte delle industrie farmaceutiche sui test di sicurezza.Sicuramente Il professor Gøtzsche è un valido professionista ma sottintendere che lui abbia scoperto una frode quando nel contraddittorio della Dott.ssa Enrica Alteri dell’EMA si dice chiaramente che le presunte segnalazioni sono solo 71.000 su 100 milioni di dosi inoculate e che si tratta di un nesso causale temporale, è ancora disonestà intellettuale venata di voglia di instillare il dubbio di un complotto. Il fatto che si citi un laboratorio indipendente che ha trovato ‘alluminio, polveri di silicio, magnesio, rame, stagno, piombo, ferro cromo, acciaio, calcio zinco, piombo bismuto’ o che si dica che nell’acqua del placebo dei test di controllo ci fosse alluminio è così stupido e insensato che non si può nemmeno controbattere.Per concludere…C’è una fallacia in cattiva fede per ogni riga di trascrizione (il tono da investigatore-giustiziere indignato me lo posso solo immaginare) e usare l’incipit del ‘Non siamo contro i vaccini ma…’ non li salva dalla responsabilità morale, sociale e, a mio avviso, penale di aver rovinato anni di lavoro nel cercare di salvare dalla morte per cervico-carcinoma (il quarto tumore più frequente nel sesso femminile) 528.000 donne ogni anno nel mondo.In sintesi: le solite teste di cazzo.Nel frattempo, gli Usa inseriscono l’Italia tra i paesi a rischio salute per il morbillo.http://kon-igi.tumblr.com/
Un'altra vita / 1974
Nel
capitolo LVIII delle sue Décimas, Violeta Parra parla dei
suoi viaggi nel sud del Cile, allora la zona più misera e
dimenticata del paese; fu durante uno di questi viaggi, in un
concerto a Punta Arenas (la città più meridionale del mondo,
probabilmente), che accadde il celebre episodio delle donne di un
quartiere che le donarono una sedia fabbricata da loro stesse per
permettere a Violeta di arrivare al microfono (era alta soltanto
1,49).
Violeta Parra, a contatto con la durissima realtà di quelle
zone, prese a sentirsi come una vera e propria esiliata, come esiliati
erano coloro che vi abitavano; immaginò, per amore e solidarietà,
di lasciare in ogni luogo, in ogni villaggio, in ogni mare, un pezzo
di se stessa. Un vero e proprio smembramento, dal quale Patricio
Manns, un anno prima che Violeta si suicidasse, trasse questa
indimenticabile canzone.
L'isola
Quiriquina è di fronte alla città di Concepción. Pochi anni dopo
che un piede di Violeta Parra vi "era sprofondato nel mare",
vi sprofondarono le vite dei cileni imprigionati nel campo di
concentramento che vi era stato impiantato dalla giunta di Pinochet.
Rimase in funzione dal primo giorno del golpe, l'11 settembre 1973,
fino all'aprile del 1975.
lunedì 17 aprile 2017
Api
Se
noi fossimo soli a possedere e mantenere una particella di materia in
quel particolare stato di fioritura o d’incandescenza che chiamiamo
intelligenza, avremmo un qualche diritto a crederci privilegiati, e immaginare che la natura raggiunga in noi una specie di meta; ma
ecco un’intera categoria di esseri, gl’imenotteri, nei quali essa
raggiunge una meta quasi identica. Ciò non risolve nulla, se si
vuole, ma il fatto non ha per questo un posto meno onorevole nella
massa dei piccoli fatti che contribuiscono a chiarire la nostra
situazione su questa terra. Sotto un certo punto di vista, troviamo
là come uno specchio della parte più indecifrabile del nostro
essere; troviamo delle sovrapposizioni di destini che noi dominiamo
da un punto più alto di tutti quelli che potremmo raggiungere per
contemplare i destini dell’uomo. Troviamo là, in scorcio, linee
grandi e semplici che non abbiamo mai l’occasione di sbrogliare e
di seguire fino in fondo, nella nostra sfera smisurata. Là troviamo
lo spirito e la materia, la specie e l’individuo, l’evoluzione e
la permanenza, il passato e l’avvenire, la vita e la morte,
accumulati in una piccola dimora che possiamo sollevare con una mano
e che abbracciamo con un solo sguardo; e possiamo chiederci se la
potenza dei corpi e il posto ch’essi occupano nel tempo e nello
spazio modifichino, tanto quanto noi crediamo, l’idea segreta della
natura; quell’idea che ci sforziamo di afferrare nella piccola
storia dell’alveare, secolare in pochi giorni, come nella grande
storia degli uomini di cui tre generazioni riempiono più di un lungo
secolo.
Maeterlink,
La vita delle api
domenica 16 aprile 2017
Gatti poliziotto
Mai
era accaduto che un gatto fosse utilizzato nei corpi di polizia.
Mai fino a quando la NSW Mounted Police, la polizia a cavallo di
Surry Hills, in Australia, ha deciso di reclutare un gatto rosso,
con la missione di tenere lontani topi e altri animali molesti dalle
stalle. Il suo nome è Troop
Cat Ed, vive insieme ai cavalli della polizia di Surry Hills e
svolge il suo incarico con molto rigore. Quando non
dorme, ovviamente. Il sergente Kylie
Riddell ha affermato: Fondamentalmente dorme
sulla paglia circa 16 ore al giorno.
Quando Ed è sveglio
lavora come un professionista. E una volta catturata la preda, non manca di
portarla in ufficio, dai suoi colleghi in divisa, per far ammirare il
suo talento straordinario.
sabato 15 aprile 2017
venerdì 14 aprile 2017
giovedì 13 aprile 2017
mercoledì 12 aprile 2017
lunedì 10 aprile 2017
Corals
Un
massiccio sbiancamento dei coralli, causato dall’aumento della
temperatura delle acque, ha colpito la Grande barriera corallina per
il secondo anno consecutivo, dopo quello che nel 2016 aveva portato
alla morte il 22% dei coralli. Lo confermano, dopo gli allarmi delle
scorse settimane, le autorità del Parco marino della Grande barriera
corallina. «È troppo presto per sapere se l’evento è della
stessa intensità o anche più grave di quello del 2016 - ha detto un
responsabile del parco marino, David Wachenfeld, alla Abc - ma ciò
che è importante è che il clima sta cambiando e sta causando una
frequenza maggiore di eventi estremi nelle Grande barriera
corallina». Lo sbiancamento trova conferma anche nelle immagini
diffuse da Greenpeace e scattate dal biologo marino Brett Monroe
Garner. «Ho fotografato quest’area della barriera per alcuni anni:
quello che stiamo vedendo è senza precedenti», ha dichiarato
Garner. «In queste foto quasi il 100% dei coralli è sbiancato, e
chissà quanti riusciranno a riprendersi»
(Reuters)
(Reuters)
Nel
2016 la grande barriera australiana ha subito un processo di
sbiancamento nel 90% dei coralli e la morte del 20% di essi a causa
di un temporaneo aumento della temperatura del mare fino a 4 gradi.
Ma il fenomeno sembra inarrestabile
Le
autorità del Parco marino hanno riferito che la barriera sta
affrontando per il secondo anno consecutivo uno sbiancamento di
massa e che si tratta della prima volta in cui non trascorrono
alcuni anni tra un evento dovuto a El Niño, il periodico
riscaldamento delle acque del Pacifico, e l'altro per consentirne
il recupero. Per gli scienziati, infatti, occorrono almeno cinque
anni di ripresa dopo una forte ondata di calore.
Secondo
un rapporto dell'IUCN, in base ai modelli di previsione più recenti,
entro il 2050 il riscaldamento degli oceani avrà causato lo
sbiancamento (bleaching)
di quasi tutte le barriere coralline del pianeta. Questo
fenomeno si verifica quando le alghe che vivono in simbiosi con i
coralli - responsabili anche dei loro colori sgargianti - li
abbandonano in massa, portandoli a morire di fame.
(National
Geographic)
domenica 9 aprile 2017
Comunicazioni
Non
ho molta fiducia d'incontrarti
nella vita eterna
Era già problematico parlarti
nella terrena
La colpa è nel sistema
delle comunicazioni
Se ne scoprono molte ma non quella
che farebbe ridicole nonché inutili
le altre
nella vita eterna
Era già problematico parlarti
nella terrena
La colpa è nel sistema
delle comunicazioni
Se ne scoprono molte ma non quella
che farebbe ridicole nonché inutili
le altre
venerdì 7 aprile 2017
giovedì 6 aprile 2017
mercoledì 5 aprile 2017
martedì 4 aprile 2017
Napoli
Con
Napoli, comunque, i conti non sono mai chiusi, anche a distanza. Sono
vissuta non per breve tempo in altri luoghi, ma questa città non è
un luogo qualsiasi, è un prolungamento del corpo, è una matrice
della percezione, è il termine di paragone di ogni esperienza. Tutto
ciò che per me è stato durevolmente significativo ha Napoli per
scenario e suona nel suo dialetto. Questa enfasi però è recente ed
è il frutto di rivisitazioni da lontano. La città in cui sono
cresciuta l’ho vista a lungo come un posto in cui mi sentivo
continuamente a rischio. Era una città di litigi improvvisi, di
mazzate, di lacrime facili, di piccoli conflitti che finivano in
bestemmie, oscenità irriferibili e fratture insanabili, di affetti
così esibiti da diventare insopportabilmente falsi. La mia Napoli è
la Napoli “volgare” di gente “sistemata” ma ancora
terrorizzata dalla necessità di tornare a doversi buscare la
giornata con lavoretti precari, pomposamente onesta, ma, nei fatti,
pronta a piccole nefandezze, per non sfigurare, chiassosa, di voce
alta, sbruffona, laurina, ma anche per certe ramificazioni,
stalinista, affogata nel dialetto più angoloso, sboccata e sensuale,
senza ancora il decoro piccolo-borghese ma con la pulsione a darsene
almeno i segni superficiali, per bene e potenzialmente criminale,
pronta a immolarsi all’occasione o alla necessità di non
dimostrarsi più fesso degli altri.
Mi sono sentita diversa da questa Napoli, l’ho vissuta con repulsione, sono scappata via appena ho potuto, me la sono portata dietro come sintesi, un surrogato per tenere sempre a mente che la potenza della vita è lesa, umiliata da modalità ingiuste dell’esistenza. Da molto tempo, però, la guardo al microscopio. Isolo frammenti, ci scendo dentro, scopro cose buone che da ragazza non vedevo e altre che mi appaiono ancora più miserabili di allora. Ma neanche per queste provo più il vecchio astio. Alla fin fine è un’esperienza di città che non si cancella nemmeno volendo e che risulta utile dappertutto. Posso girare per strade e vicoli semplicemente standomene a letto a occhi chiusi; quando ci torno ho momenti iniziali di entusiasmo incontenibile; poi passo ad odiarla nel giro di un pomeriggio, regredisco, ritorno muta, avverto un senso di soffocamento, un malessere diffuso, mi pare di aver colto da ragazzina non una sua fase limitata nel tempo e nello spazio ma i segni di una degenerazione che ormai si è espansa, cosicché la città, coi suoi richiami di tempo perduto da ritrovare, o con le improvvise rammemorazioni, fa solo da sirena perversa, usa strade, vicoli, quella salita, quella discesa, la bellezza avvelenata del golfo, ma nei fatti resta un luogo di scomposizione, di disarticolazione, di perdita della testa che ho imparato a fatica a far funzionare un poco, fuori di lei. E tuttavia è la mia esperienza, vi custodisco molti affetti importanti, sento la ricchezza umana, gli strati complessi delle culture. Ho smesso di sottrarmela.
Mi sono sentita diversa da questa Napoli, l’ho vissuta con repulsione, sono scappata via appena ho potuto, me la sono portata dietro come sintesi, un surrogato per tenere sempre a mente che la potenza della vita è lesa, umiliata da modalità ingiuste dell’esistenza. Da molto tempo, però, la guardo al microscopio. Isolo frammenti, ci scendo dentro, scopro cose buone che da ragazza non vedevo e altre che mi appaiono ancora più miserabili di allora. Ma neanche per queste provo più il vecchio astio. Alla fin fine è un’esperienza di città che non si cancella nemmeno volendo e che risulta utile dappertutto. Posso girare per strade e vicoli semplicemente standomene a letto a occhi chiusi; quando ci torno ho momenti iniziali di entusiasmo incontenibile; poi passo ad odiarla nel giro di un pomeriggio, regredisco, ritorno muta, avverto un senso di soffocamento, un malessere diffuso, mi pare di aver colto da ragazzina non una sua fase limitata nel tempo e nello spazio ma i segni di una degenerazione che ormai si è espansa, cosicché la città, coi suoi richiami di tempo perduto da ritrovare, o con le improvvise rammemorazioni, fa solo da sirena perversa, usa strade, vicoli, quella salita, quella discesa, la bellezza avvelenata del golfo, ma nei fatti resta un luogo di scomposizione, di disarticolazione, di perdita della testa che ho imparato a fatica a far funzionare un poco, fuori di lei. E tuttavia è la mia esperienza, vi custodisco molti affetti importanti, sento la ricchezza umana, gli strati complessi delle culture. Ho smesso di sottrarmela.
Elena Ferrante
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