È
sempre infuocata la questione del laicismo, a mio modo di vedere in
termini non molto chiari, in quanto sembra volersi ignorare la
questione fondamentale che soggiace al dibattito: credere o non
credere nell'esistenza di un dio che, non solo avrà creato
l'universo e dunque la specie umana, ma sarà anche, alla fine dei
tempi, il giudice del nostro operato sulla terra, premiando le buone
azioni con l'ammissione in un paradiso dove gli eletti contempleranno
il volto del Signore per tutta l'eternità, mentre, sempre per tutta
l'eternità, i colpevoli di azioni cattive arderanno
nell'inestinguibile fuoco dell'inferno. Questo giudizio finale non
sarà facile, né per dio né per coloro che dovranno rendere conto,
giacché non si conosce un solo caso di qualcuno che, in vita, abbia
compiuto esclusivamente buone azioni o cattive azioni. Propria
dell'uomo è l'incostanza nei propositi e negli atti, sempre lì a
contraddirsi da un'ora all'altra.
In tutto questo, il laicismo mi appare più come una posizione politica determinata, ma prudente, che come l'emanazione di una convinzione profonda della non esistenza di dio e dunque dell'impertinenza logica delle istituzioni e degli strumenti che pretendono di imporre il contrario alla coscienza della gente. Si discute di laicismo perché, in fondo, si teme di discutere di ateismo. La cosa interessante, però, è che la Chiesa Cattolica, nella sua vecchia tradizione di fare il male e il piagnisteo, se ne sta lì a lagnarsi di essere vittima di un ipotetico laicismo "aggressivo", una nuova categoria che le permette di insorgere contro il tutto fingendo di attaccare soltanto la parte. La doppiezza è sempre stata inseparabile dalle tattiche e dalle strategie diplomatiche e dottrinarie della curia romana.
In tutto questo, il laicismo mi appare più come una posizione politica determinata, ma prudente, che come l'emanazione di una convinzione profonda della non esistenza di dio e dunque dell'impertinenza logica delle istituzioni e degli strumenti che pretendono di imporre il contrario alla coscienza della gente. Si discute di laicismo perché, in fondo, si teme di discutere di ateismo. La cosa interessante, però, è che la Chiesa Cattolica, nella sua vecchia tradizione di fare il male e il piagnisteo, se ne sta lì a lagnarsi di essere vittima di un ipotetico laicismo "aggressivo", una nuova categoria che le permette di insorgere contro il tutto fingendo di attaccare soltanto la parte. La doppiezza è sempre stata inseparabile dalle tattiche e dalle strategie diplomatiche e dottrinarie della curia romana.
Ci
sarebbe da essere grati se la Chiesa Cattolica Apostolica Romana
smettesse di intromettersi in quello che non la riguarda, cioè, la
vita civile e la vita privata delle persone. Non dobbiamo, però,
stupirci. Alla Chiesa Cattolica importa poco o niente il destino
delle anime, il suo obiettivo è sempre stato controllare i corpi, e
il laicismo è la prima porta da cui cominciano a sfuggirle questi
corpi, e via facendo gli spiriti, giacché gli uni non vanno senza
gli altri dovunque sia. La questione del laicismo non è altro,
dunque, che una prima scaramuccia. Il vero e proprio scontro arriverà
quando infine si contrapporranno credenza e miscredenza, quest'ultima
andando alla lotta con il suo vero nome: ateismo. Il resto sono
giochi di parole.
José
Saramago, L'ultimo quaderno
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