lunedì 17 aprile 2017

Api




Se noi fossimo soli a possedere e mantenere una particella di materia in quel particolare stato di fioritura o d’incandescenza che chiamiamo intelligenza, avremmo un qualche diritto a crederci privilegiati, e immaginare che la natura raggiunga in noi una specie di meta; ma ecco un’intera categoria di esseri, gl’imenotteri, nei quali essa raggiunge una meta quasi identica. Ciò non risolve nulla, se si vuole, ma il fatto non ha per questo un posto meno onorevole nella massa dei piccoli fatti che contribuiscono a chiarire la nostra situazione su questa terra. Sotto un certo punto di vista, troviamo là come uno specchio della parte più indecifrabile del nostro essere; troviamo delle sovrapposizioni di destini che noi dominiamo da un punto più alto di tutti quelli che potremmo raggiungere per contemplare i destini dell’uomo. Troviamo là, in scorcio, linee grandi e semplici che non abbiamo mai l’occasione di sbrogliare e di seguire fino in fondo, nella nostra sfera smisurata. Là troviamo lo spirito e la materia, la specie e l’individuo, l’evoluzione e la permanenza, il passato e l’avvenire, la vita e la morte, accumulati in una piccola dimora che possiamo sollevare con una mano e che abbracciamo con un solo sguardo; e possiamo chiederci se la potenza dei corpi e il posto ch’essi occupano nel tempo e nello spazio modifichino, tanto quanto noi crediamo, l’idea segreta della natura; quell’idea che ci sforziamo di afferrare nella piccola storia dell’alveare, secolare in pochi giorni, come nella grande storia degli uomini di cui tre generazioni riempiono più di un lungo secolo.

Maeterlink, La vita delle api









Nessun commento:

Posta un commento