Francesco ha tre anni meno di me, si è diplomato in ragioneria ma non gli è servito perché nella vita ha scelto di lavorare per una s.p.a. quotata in borsa con una mansione del tutto avulsa dai suoi studi. Si calcola che negli ultimi 20 anni abbia incassato tra stipendio base e cessione dei diritti di immagine circa 85 milioni di euro netti, cifra che un operaio della F.I.A.T guadagnerebbe lavorando ininterrottamente per 5.450 anni senza ferie. Alla sua squadra è costato complessivamente 150 milioni di euro, che è esattamente la cifra che il governo ha stanziato con la Legge di Bilancio 2017 per il diritto allo studio (borse). Il picco massimo lo ha raggiunto nel 2005 quando è arrivato a percepire uno stipendio netto di 6 milioni di euro, lo stesso anno la CEI ne stanziava 3 (la metà) per il terremoto del Kashmir (82.000 morti). Francesco è così bravo a fare il suo lavoro che molte altre aziende lo pagano altri milioni di euro soltanto per fargli pronunciare il loro nome: Nike e Diadora, FIAT, Pepsi, Vodafone, PartyPoker.it, 10eLotto. Adesso ha deciso di smettere di lavorare e godersi con sua moglie il suo appartamento a Milano, l'attico e le sue due ville a Roma nonché l'appartamento di 36 vani catastali all'Eur, mentre i suoi marchi di abbigliamento e la scuola da lui fondata (con 500 iscritti all'anno) speriamo gli garantiscano, a 40 anni, una pensione dignitosa.
La sua storia ha commosso l'Italia intera.
Ettore Ferrini
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