Io
non sono esattamente un filantropo. Sono una persona educata,
paziente e con un talento naturale per il subire in silenzio, ma
faccio fatica a interessarmi ai problemi altrui, non vado matto per
animali e bambini (per me sono solo un problema igienico) e se faccio
un favore a qualcuno, lo faccio solo perché mi sono incaponito nel
voler essere quel tipo di persona che fa i favori, ma non li faccio
con la gioia nel cuor. Certo, non mi piace vedere la gente che
soffre, ma se capita mi limito a cambiare canale. Quindi, in estrema
sintesi, non sono un filantropo e men che meno un cosiddetto
buonista, ciononostante, se c’è una cosa che mi dà fastidio, è
tutta questa dilagante avversione per gli stranieri. Non tanto per
motivi etici, chi se ne frega dell’etica? L’etica è solo un
trucco per fare del male agli altri continuando a sentirsi buoni. È
una questione di logica: che differenza fa se il tuo vicino di casa è
bianco, nero o verde? Per caso devi abbinarlo al divano? Giudicare
una persona per le sue azioni o le sue idee è logico, giudicarla per
come è colorata, pettinata o vestita è illogico, incredibilmente e
fastidiosamente illogico. Infatti la gente non odia gli stranieri
perché convinta che siano dei delinquenti, ma si convince che siano
dei delinquenti perché li odia. Prima viene l’odio, poi tutto il
resto. Se così non fosse non si spiegherebbe la gioia sfrenata con
cui accoglie ogni notizia di cronaca nera quando il colpevole è uno
straniero, è la gioia di chi riceve il via libera per odiare da Dio
in persona.
Non
sei tu che sei un razzista di merda, figliolo, sono loro che sono dei
delinquenti.
Grazie,
Dio! Lo sapevo!
Odia
più che puoi, l’etica è dalla tua parte.
Posso
odiare anche i vigili urbani?
Certo,
hanno ucciso Carlo Giuliani.
Primo
Levi, che era uno che se ne intendeva di queste cose, diceva che
l’odio razziale è una cosa che viene spontanea anche ai polli.
L'avversione
contro gli ebrei, impropriamente detta antisemitismo, è un caso
particolare di un fenomeno più vasto, e cioè dell'avversione contro
chi è diverso da noi. È indubbio che si tratti, in origine, di un
fatto zoologico: gli animali di una stessa specie, ma appartenenti a
gruppi diversi, manifestano fra loro fenomeni di intolleranza. Questo
avviene anche fra gli animali domestici: è noto che una gallina di
un certo pollaio, se viene introdotta in un altro, è respinta a
beccate per vari giorni.
Ecco
perché le pulizie etniche non passano mai di moda, come i jeans.
Eppure gli esseri umani non sono polli. La cosa che mi fa diventare
matto è: perché uno con un cervello così
si
comporta come se avesse un cervello così?
Per
tentare di capire, ho cercato di mettermi nei panni dei razzisti,
cioè ho sostituito mentalmente gli stranieri con una categoria di
persone che io disprezzo e che, se dipendesse da me, resterebbe
rinchiusa a vita negli istituti alberghieri: gli chef.
Cosa proverei io se ogni anno arrivassero in Italia migliaia di tizi così?
Cosa proverei io se ogni anno arrivassero in Italia migliaia di tizi così?
Migliaia
di narcisisti vestiti come la parodia di un cuoco della Disney, tutti
convinti di essere grandi artisti, delle specie di Michelangelo dei
fornelli, con la piccola differenza che le opere di Michelangelo
durano secoli, mentre le opere di uno chef durano il tempo di andare
in bagno. Come reagirei se nei tg vedessi barconi carichi di chef
sbarcare sulle coste italiane? Uomini, donne, bambini, tutti chef,
tutti vogliosi di farti provare i loro audaci abbinamenti culinari,
cioè più o meno gli abbinamenti che faccio io quando ceno con
quello che mi è rimasto in frigo: pizzoccheri col tonno, cetriolini
sottaceto e maionese, solo che io non farei mai pagare una roba del
genere 100 euro e, soprattutto, non avrei mai il coraggio di
spacciarla per “tagliatelle di grano saraceno con tonno cilindrico,
cetrioli mignon rifiniti all’aceto e ricordo di uova”. Questa
gente è riuscita a far credere ai poveri che, se buttano via mezzo
stipendio per mangiare cose a caso descritte in modo eufemistico,
allora possono provare l’emozione di sentirsi ricchi per una sera.
Peccato che un ricco non si farebbe mai infinocchiare in questo modo,
altrimenti non sarebbe diventato ricco.
Ecco,
se esistesse un populista che mi promettesse di espellere dall’Italia
tutti gli chef o, che so, di potergli sparare se mi entrano in
cucina, io dovrei fare davvero uno sforzo enorme per non andarlo a
votare, ma alla fine penso che resisterei. In fondo preferisco
seguire la logica invece che i polli.
Pubblicato
da Smeriglia
| 22.5.17
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