sabato 6 luglio 2019

Fratelli migranti




File di uomini attraverso la nebbia, le pietraie, i deserti, le tempeste, i fili spinati, i muri e le recinzioni, si spingono a toccare il cielo, a scavare l’inferno. Non si spostano seguendo il magnetismo terrestre o il movimento delle merci, ma i segni di un’intuizione che li porta verso un orizzonte.
Clandestini espulsi esiliati desolati viaggiatori rifugiati espatriati rimpatriati globalizzati e de-globalizzati, arsi dal sale o annegati, richiedenti asilo, richiedenti di tutto quello che manca al mondo, richiedenti di un’altra cartografia del mondo. Contro gli stati di diritto parlano di umanità del diritto.
Persone, milioni di persone, non alghe o meduse, persone, piccole grandi vecchie giovani, che deperiscono e periscono, e muoiono nelle garrote delle frontiere, ai margini delle nazioni, delle città e degli stati di diritto.
Il mondo e le sue miserie sono la nostra terra.
Fare paese di questo mondo, fare coraggio di queste paure, fare incontro di queste fughe, è la nostra terra.
Fare minareto di asilo, cattedrale di rifugio, tempio di benevolenza, è la nostra dignità.


Patrick Chamoiseau, Fratelli migranti 

 

 

 


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