La
distanza che si crea fra i sani e i malati mette alla prova i
rapporti fra le persone. La malattia rompe un ordine, ma ne crea uno
suo e con quel passaporto l'ammalato entra in un altro mondo, dove la
logica dei sani, del mondo di fuori, diventa irrilevante, assurda, a
volte anche offensiva.
Una
delle belle conseguenze dell'essere malato è il recedere dei
desideri, quell'inconsapevole sapere che davvero non vale la pena
comprarsi ancora un paio di scarpe o andare a un'asta di tappeti. Chi
è sano non può capire chi è malato ed è giusto che sia così.
Fra
i malati c'è un'immediata fratellanza. L'"io", che altrove
ha sempre bisogno di affermarsi, di difendersi, lì in ospedale era
tranquillo. Una volta varcata la soglia e la zaffata d'aria calda che
tiene fuori il freddo mondo degli altri, non c'è più bisogno di
dire chi si è, o meglio chi si era, il mestiere che si fa o si
faceva. La malattia è il grande equalizzatore.
T.Terzani,
Un altro giro di giostra
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