sabato 31 luglio 2021

Losers

 



 

 

 

 

 

Future

 


 

 

 

Bologna

 

I portici di Bologna, un reticolo di 62 chilometri, di cui 42 solo nel centro storico, sono stati nominati patrimonio dell’umanità Unesco. 

 


 

 

 

 

Smooth

 

Man, it's a hot one

Like seven inches from the midday sun

Well, I hear you whisper and the words melt everyone

But you stay so cool

 






venerdì 30 luglio 2021

Sardi

 

Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,
romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.

Siamo le ginestre d’oro giallo che spiovono
sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.

Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
delle onde che ruscellano i graniti antichi,
della rosa canina,
del vento, dell’immensità del mare.

Noi siamo sardi.

Grazia Deledda

 


 

 

 

 

Gentilezza

 

31.

C’è poi la gentilezza, che è senza
spiegazioni, non ha ratio, è istanza
cellulare, è forza pura e disarmata,
si propaga come suono nello spazio.
Non appartiene solamente ai buoni,
è un accadimento di natura, è come
un rancore che si spezza. Non vale
niente, ma riscatta una giornata.

Andrea Bajani, Dimora naturale

 




 

 

Pencils

 

Il negozio di matite di Mr Rafieh, nel mercato coperto di Teheran

 






giovedì 29 luglio 2021

Mare

 

Mare, sono io la tua madre oggi, e tu – figlio mio largo
e solcato – capriccioso bambino di sale – quanto ti amo – io. 

 Mariangela Gualtieri, da Senza polvere senza peso

 


 

 

 

 

Olimpiadi

 





Roghi

 


 

 

 

 

martedì 27 luglio 2021

lunedì 26 luglio 2021

Rondinella







Dimora naturale


6.

Mi succede a ogni trasloco: basta

un libro poggiato sopra un mobile

poi si allarga come l’edera sui muri

in poco tempo la casa è una foresta.

Dopo pochi mesi c’è già la fioritura

è una festa di forme e di colori,

dai volumi si sprigiona il coro

proprio della specie, l’impostura.

 



29.

Chi glielo dice, e in quale lingua,

alla marmotta o allo stambecco

chi glielo dice adesso al picchio

alla vipera e a camoscio, chi dice

alla foglia sconfinata per il vento

che c'è una soglia, che è dentro

un altro stato, che chi l'ha detto

che la terra è uguale dappertutto 


È successo ancora, anche questa volta

è transitata non distante dalla terra,

visibile a occhio nudo, senza cannocchiale.

Accade ogni imprevedibile numero di anni,

la poesia ha traiettorie solo a posteriori,

è un asteroide disperso, non monitorato.

Non esplode, non fa danni, lascia polvere

di versi sui balconi e torna nel buio siderale. 

 

Andrea Bajani, Dimora naturale 






domenica 25 luglio 2021

sabato 24 luglio 2021

Headache

 

Era sfuggita al bagliore accecante della calura pomeridiana ritirandosi nella fresca penombra della sua camera. Non sentiva dolore, non ancora, ma si cautelava prima di un’eventuale minaccia. Vedeva dei puntini luminosi davanti agli occhi, punture di spillo, come se la stoffa consunta del mondo visibile le venisse mostrata sullo sfondo di una luce molto più forte. Sentiva nell’angolo in alto a destra del cervello una specie di peso, il corpo acciambellato e inerte di un animale dormiente; ma se si portava una mano alla testa e premeva, quella presenza spariva dalle coordinate dello spazio reale. Attualmente si trovava in quell’angolo in alto a destra dei suoi pensieri, e con l’immaginazione riusciva ad alzarsi sulle punte dei piedi e a toccarsi il punto esatto. La cosa essenziale, comunque, era non provocarlo; una volta che la pigra creatura si fosse spostata dalla zona periferica al centro, allora le stilettate di dolore avrebbero ottenebrato ogni forma di pensiero, e non ci sarebbe stato più verso di poter scendere a cena (…)   

L’agitazione continua riguardo a figli, marito, sorella e domestiche, aveva scorticato la sua sensibilità; emicranie, amore materno e, nel corso degli anni, ore e ore passate sdraiata immobile a letto, avevano distillato in lei una sorta di sesto senso, una ricettività tentacolare che strisciava dalla penombra per insinuarsi in ogni anfratto della casa, inosservata e onnisciente. Indietro, tornava solo la verità (…)

Un mormorio indistinto di voci orecchiato attraverso un pavimento foderato di moquette le giungeva più nitido di un dattiloscritto; una conversazione filtrata da una, o meglio ancora, da due pareti, arrivava spoglia di ogni inutile sfumatura o perifrasi. Quello che per gli altri sarebbe stato un rumore in sordina, rappresentava per i suoi sensi all’erta, sintonizzati alla perfezione come l’antenna di una vecchia radio, un’insopportabile amplificazione. (…) 

La paura del dolore la teneva al suo posto. Nei casi peggiori, quando non riusciva a contenerlo, due lame affilate di coltelli da cucina affondavano dentro il suo nervo ottico, più e più volte, esercitando una pressione crescente che la sigillava dentro la sua solitudine.

Ian McEwan, Espiazione

 


 

Problems

 


 

 

 

 

On the moon

 

 Sulla luna, per piacere,

non mandate un generale:

ne farebbe una caserma

con la tromba e il caporale.

Non mandateci un banchiere

sul satellite d’argento,

o lo mette in cassaforte

per mostrarlo a pagamento.

Non mandateci un ministro

col suo seguito di uscieri:

empirebbe di scartoffie

i lunatici crateri.

Ha da essere un poeta

sulla Luna ad allunare:

con la testa nella luna

lui da un pezzo ci sa stare…

A sognar i più bei sogni

è da un pezzo abituato:

sa sperare l’impossibile

anche quando è disperato.

Or che i sogni e le speranze

si fan veri come fiori,

sulla luna e sulla terra

fate largo ai sognatori!

Gianni Rodari





Pausa

 



 

 

venerdì 23 luglio 2021

Kitchen

 

Nella mia cucina ci sono come delle ombre

che non vedo ormai più,

non vengono più fuori.

A volte parrebbe che si facessero vive

come per dirmi

che, dopotutto, non è nulla

se sono passati cinquant'anni.

Sono ombre

che stanno nei cartocci,

nelle scatole d'ottone per i ditali,

nelle ceste piene di cipolle.

No, non c'è nulla da fare,

anche se mi volto di scatto

non le prendo mai.

Solo se spengo la luce

le vedo tutte assieme

dentro i miei occhi. 

 


 

 



mercoledì 21 luglio 2021

Elogio della fuga

 

Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si  chiama desiderio.

Per noi, la causa prima dell'angoscia è l'impossibilità di realizzare l'azione gratificante, e sottrarsi a una sofferenza con la fuga o la lotta è anch'esso un modo di gratificarsi, quindi di sfuggire all'angoscia.                                                                                      

Henri Laborit, Elogio della fuga 

 


  

 

Sunset

 

Perché il tramonto, come la sopravvivenza, esiste solo nel momento in cui sta per sparire. Per essere bellissimi e risplendere su questa terra, prima qualcuno deve vederci, ma essere visti significa essere prede.
Ocean Vuong, Brevemente risplendiamo sulla terra

 



 


martedì 20 luglio 2021

lunedì 19 luglio 2021

Cafe

 

I turned to a shadow

And saw her there

So all alone

She had those sad china eyes

That sang each time she smiled

 


Oh, the time just slipped on by

And with the time

So did our love

Ah, her every move

Just like a fever

Just like a fever

Burnin' inside would not leave me

 





Agire

 

In un esperimento descritto da Henri Laborit ci sono tre gabbie e tre topi. Alle povere bestie vengono somministrate scosse elettriche. Il primo topo ha la possibilità di uscire dalla gabbia. Il secondo non può, ma gli è stato affiancato un suo simile su cui sfogare rabbia e frustrazione. Al terzo entrambe le alternative sono precluse. Sottoposti a controlli, i primi due non accusano sintomi. Al terzo vengono invece diagnosticate perdita di pelo, ipertensione arteriosa e ulcera gastrica: l’impossibilità di agire fa ammalare. L’esperimento ci turba perché ci rappresenta. Quali sintomi si manifestano in una società in cui l’azione politica è sentita come impossibile non perché proibita ma perché ineffettuale, senza esito, svuotata di ogni concretezza? Dicono i filosofi che l’umano è davvero tale solo se ha la facoltà di agire politicamente in mezzo agli altri, altrimenti è puro metabolismo, biologia, animalità. Si può discutere se questo sia vero. Non si può discutere su quanto sia diventato difficile verificarlo. Certo è che l’impossibilità di agire ci rende meno umani.

Daniele Giglioli, Stato di minorità

 


 

 

 

domenica 18 luglio 2021

Sofà

 

Tutti abbiamo un mondo dentro
e tutti sopportiamo la solitudine
dire che dentro di me
ci sono solo molle e legno
è come dire che dentro di voi
ci sono solo cuore fegato o polmoni.
Assisto non impassibile
a vite complesse o frantumate
assorbo discorsi irascibili
o promettenti ma
in questa casa insonne
io sono l’astronave.
Tra le mie strutture a piume
reggo una bambina la nascondo
la porto in alto mare
e in cielo profondo,
è un’esperta di derive
di cunicoli scavati nella sostanza
della notte, la conservo tra i cuscini
come un’improvvisa sobrietà.
In questo viaggio di allontanamento
lo so lei sogna
qualcuno che oltrepassi la distanza
senza nulla da offrire
una faccia che tramonti
e si lasci guardare,
una protezione terrestre.
Di forte la bambina
ha solo le spalle
e pensieri che danno alla notte
sonagli di sapienza.
In questa marcia di avvicinamento
stupisco di una confidente intimità
senza pentimenti e saggio
la mia flessibilità
non sotto il peso di una bambina
ma di un dolore
pari a quello di un adulto
ma senza mondo.
Io sono un sofà
che conduce a una visione
aperta
su voi bestemmiatori degli oggetti
ospitando
una ferita di notte polare
in completa nudità.

Chandra Livia Candiani, Il sofà






My Oh My

 

      Wasn’t hard to love you

Didn’t have to try
Held you for a little while
My Oh My Oh My

 







Potions

 


 

 

 

sabato 17 luglio 2021

Vitelli

 

Strappati dalle loro madri e rinchiusi fino alla loro morte in minuscoli e bui box. È così che inizia l’incubo per i cosiddetti “vitelli da latte”, costretti a patire le pene dell’inferno per un motivo ben preciso: ottenere carne tenerissima e chiara, da molti considerata pregiata. Separare i vitellini dalle madri poco dopo la loro nascita è una pratica standard seguita negli allevamenti intensivi di tutto il mondo, Europa compresa. Un metodo brutale e disumana che – in nome del profitto – provoca grande sofferenza ai vitellini.

Il paradosso è che i piccoli vitelli, nati da qualche settimana, vengono alimentati con latte artificiale, mentre quello prodotto dalle loro mamme viene destinato all’industria lattiero-casearia. Ciò che accade negli allevamenti di vitelli da latte è a dir poco sconcertante, oltre ad essere totalmente contro natura

All’interno delle piccole celle di plastica, acquistabili facilmente anche online, i piccoli vitelli non hanno nemmeno lo spazio per girarsi e sono costretti a rimanere nella stessa posizione per ore. Con difficoltà entrano nelle gabbie di plastica e quando ci riescono, spesso finiscono per ferirsi la schiena. Una crudeltà inaudita che è stata più volte filmata e denunciata dalle organizzazioni, tra cui Animal Equality, che si occupano di tutela degli animali. 

https://www.greenme.it/informarsi/animali/verita-industria-vitelli-latte/

 


 

 

 

 

 

venerdì 16 luglio 2021

Plants

 

Sulla Terra ci sono ben 7,6 miliardi di persone: tutta questa umanità rappresenta però appena lo 0,01% della vita sul Pianeta. Pochi, in percentuale, eppure pare che abbia causato, insieme alle precedenti generazioni di Sapiens, la scomparsa dell'83% dei mammiferi selvatici e della metà delle piante.

Complessivamente, la biomassa terrestre è stata stimata in 550 gigatonnellate (Gt), una misura che fa riferimento alla quantità di carbonio contenuto nell'intera comunità di viventi. A partire da questi dati è stata poi elaborata una stima della distribuzione della biomassa nei vari ecosistemi del nostro pianeta.

I batteri, come si sospettava, rappresentano una fetta importante del totale - il 13% - ma sono le piante le signore incontrastate: nel loro insieme, costituiscono l'82% della materia vivente. Tutto ciò che resta, dagli insetti ai funghi, dai pesci ai mammiferi, messi insieme non fanno che un misero 5%. Un'altra sorpresa è che la maggior parte delle forme di vita (l'86%) vive sulla terraferma, e il 13% (un ottavo del totale: si tratta soprattutto di batteri) nelle profondità del suolo. Gli oceani, che pensavamo così ricchi di vita, ospitano appena l'1% della materia vivente.

Benché insignificante, in termini di rappresentanza, l'uomo è senza dubbio un abile sfruttatore di risorse: la sua presenza ha modificato radicalmente gli equilibri tra specie viventi. Un esempio: soltanto il 30% degli uccelli del pianeta è costituito da specie selvatiche; il restante 70% è pollame da allevamento.

Tra i mammiferi, le proporzioni fanno ancora più impressione: il 60% sono animali da allevamento (bovini e suini), il 36% sono umani e il 4% appena mammiferi selvatici.

La diffusione dell'agricoltura e delle attività industriali ha lasciato sul pianeta soltanto un sesto dei mammiferi selvaggi originari, cancellato l'80% dei mammiferi marini e il 15% della biomassa ittica. Nonostante l'ingombrante influenza, in termini di massa totale l'Homo sapiens impallidisce in confronto ai "coinquilini" terrestri: i virus (e i vermi) sono 3 volte più abbondanti di noi, i pesci 12 volte più presenti, insetti e crostacei 17 volte, i funghi 200 volte, i batteri 1.200 e le piante 7.500 volte.

Focus




 

 

Un matto

 

Out of a cell into his darkened space -
The end at twenty-five!
My tongue could not speak what stirred within me,
And the village thought me a fool.
Yet at the start there was a clear vision,
A high and urgent purpose in my soul
Which drove me on trying to memorize

E. Lee Masters, Spoon river, Frank Drummer (Un Matto)

 


 


 

 

Life is sweet

 

 






giovedì 15 luglio 2021

Killer

 

Each year the human race kills 150 billion animals.

 

 






Pensare

 

Adamsberg rifletteva in maniera vaga. Lui non rifletteva mai a fondo. Non aveva mai capito cosa accadesse quando le persone si prendevano la testa tra le mani e dicevano: “Su, riflettiamo”. Quel che si ordiva nel loro cervello, come facessero per organizzare idee precise, indurre, dedurre e concludere, era per lui un assoluto mistero. Costatava che ciò produceva risultati innegabili, che dopo quelle operazioni le persone compivano scelte e pensava ammirato che a lui mancasse qualcosa. Ma quando lui stesso lo faceva, quando si sedeva e si diceva “Riflettiamo”, nella sua testa non succedeva niente. Anzi, era proprio in quei momenti che lui conosceva il nulla. Adamsberg non si accorgeva mai di riflettere e, se gli capitava di rendersene conto, subito la cosa si bloccava. Perciò tutte le sue idee, tutti i suoi propositi e tutte le sue decisioni, non sapeva mai da dove venissero

Fred Vargas, L’uomo dei cerchi azzurri 

 


 

 

 

L'amore

 

Prima di tutto l’amore è un’esperienza comune tra due persone; ma l’essere un’esperienza comune non significa che sia simile. C’è chi ama e chi si lascia amare: due persone che vengono da regioni diverse. Spesso l’amato rappresenta solo lo stimolo per tutto l’amore represso che fino ad oggi, da tanto tempo, ha atteso l’appello. Ed ogni amante in certo modo lo sa. In cuor suo sente che il proprio amore è solitario. Arriva così a conoscere una nuova, singolare solitudine ed è questa consapevolezza a farlo soffrire. Per lui ormai c’è una sola cosa da fare: albergare in sé il proprio amore come meglio può; creargli un intero, nuovo mondo interiore, un mondo strano ed intenso, completo in sé. Si aggiunga qui che l’amante di cui parliamo non è necessario sia un giovanotto il quale fa risparmi per l’anello nuziale; potrà essere uomo, donna, bambino, qualsiasi creatura umana sulla terra. Anche l’amato può avere qualsiasi figura. La persona più impensata sarà stimolo all’amore. Si può essere un tentennante bisavolo e amare ancora una ragazza sconosciuta, vista per le strade di Cheehaw un pomeriggio vent’anni prima. Il predicatore amerà una donna caduta. Si potrà amare una creatura falsa e grossolana, votata ai vizi peggiori e chi l’ama se ne accorgerà benissimo, come chiunque altro, senza che ciò alteri di un atomo l’evoluzione del suo amore. La persona più mediocre sarà oggetto di un amore furibondo, eccezionale e splendido come i velenosi gigli di campo. L’uomo buono susciterà una passione violenta e insieme degradante, ed un pazzo frenetico farà nascere nell’animo un semplice e tenero idillio. Il valore dunque e la qualità dell’amore vengono determinati unicamente da colui che ama. Per questo motivo si preferisce, nella maggioranza, amare più che essere amati. Quasi tutti vogliono amare. E la cruda verità è che per molti la condizione dell’essere amati riesce intollerabile.
L’amato teme ed odia colui che lo ama, e a ragione. Perché l’amante cerca sempre di mettere a nudo l’oggetto del proprio amore; e richiede ogni possibile genere di rapporto con l’amato, anche se l’esperienza gli porterà solo dolore.

Carson McCullers, La ballata del caffè triste

 




martedì 13 luglio 2021

Guilt

 


 

 

 

 

Fly

 



 

 

 

Toscana

 

Ma soprattutto, soprattutto, rifare a piedi, con lo zaino sulle spalle, la strada da Monte San Savino a Siena, costeggiare quella campagna di ulivi e di viti, di cui sento ancora l’odore, percorrere quelle colline di tufo bluastro che s’estendono sino all’orizzonte, e vedere allora Siena sorgere nel sole che tramonta con tutti i suoi minareti, come una perfetta Costantinopoli, arrivarci di notte, solo e senza soldi, dormire accanto a una fontana ed essere il primo sul Campo a forma di palmo, come una mano che offre ciò che l’uomo, dopo la Grecia, ha fatto di più grande. Sì, vorrei rivedere la piazza inclinata di Arezzo, la conchiglia del Campo di Siena (...).                                                   Quando sarò vecchio, vorrei che mi venisse concesso di tornare su quella strada di Siena, che non ha eguali al mondo, e di morirvi in un fossato, circondato soltanto dalla bontà di quegli italiani sconosciuti che amo.

Albert Camus, Taccuini

 



 



domenica 11 luglio 2021