giovedì 21 ottobre 2021

Ernest Pignon / Napoli

 


Era il 1988 quando Ernest Pignon arrivò a Napoli per le prima volta. Una città infernale, caotica, dove il contatto con la morte poteva finanche toccarsi. () Ernest Pignon vagava tra i vicoli napoletani per incollare le proprie serigrafie sui muri dei palazzi antichi, pure su quelli dimenticati o sulle lisce superfici dei parapetti delle scalinate di una chiesa. Lo faceva di notte affinché di giorno il pubblico ne fosse sorpreso. Nasceva da un varco del centro storico un corpo esanime e ossuto, ispirato a un quadro di Luca Giordano e battezzato Le Soupirail (1990). Un ingresso acheronteo si apriva come una porta nel Vico di S. Agostino alla Zecca, dove un uomo reggeva il peso del corpo del compagno morto a causa delle peste, molto probabilmente quella del 1656, e si incamminava verso l’oltretomba.

A San Biagio dei Librari, Ernest Pignon aveva incollato una citazione del noto quadro di Caravaggio La morte della Vergine, affinché le donne di Spacca Napoli potessero vegliarla. E quando due anni dopo, in uno dei suoi viaggi di ritorno nella città, scoprì che una delle due signore, Antonietta, era morta, decise di ritrarla su un muro di San Biagio dei Librari per dedicarle perenne memoria come era avvenuto con la Vergine.

Da questa ricerca tra sacro e quotidiano nacque anche una versione tutta contemporanea di Davide con la testa di Golia, solo che questa volta le teste erano due, quelle di Caravaggio e Pasolini.

Oggi tutto quello che ci resta delle sue opere sono solo fotografie, molte delle quali realizzate da Alain Volut, noto per gli scatti della sua Napoli in bianco e nero. In bianco e nero proprio come era la scelta di Ernest Pignon-Ernest; le sue serigrafie, generalmente prive di colore, si amalgamavano così in modo del tutto spontaneo e naturale con il piperno, come fossero una seconda pelle dei muri.

http://www.racnamagazine.it/cera-volta-poesia-ernest-pignon-ernest/

http://www.alainvolut.com/l%27%E9preuve-du-temps/002.htm

 









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