domenica 13 gennaio 2013

Anestesia


 Non avevo mai subito un'anestesia totale, e devo dire che è fantastica. E' fantastico che la cosa decisiva succeda mentre tu dormi, ma è molto bello anche dopo, il lento pacifico ritorno alla vita che avviene in questa stanza, e poco importa che sia una pace artificiale, procurata chimicamente. Sono sveglio da quasi un'ora, ormai, e sto bene, c'è poco da fare. Sono lucidissimo e non provo dolore, né malessere, solo una gran fame - ma anche la fame è stranamente bella, provata qui, sembra quella che si prova da bambini. Prima ho chiesto all'infermiera quanto ancora sarei dovuto rimanere in questo ventre di balena, e lei mi ha detto«poco». Ma lo chiedevo per curiosità: non sono impaziente di uscire.
Il fatto è che sono stato lucido da subito, appena aperti gli occhi, e mi è successa una cosa molto suggestiva, alla quale non ho più smesso di ripensare. Non so se l’infermiera definirebbe normale anche questo, ma io ho assistito, per così dire, al mio ritorno in me stesso: ho proprio sentito la memoria scivolarmi addosso, in blocchi distinti, dall’altrove in cui l’anestesia l’aveva parcheggiata. E’ stato molto diverso da un normale risveglio mattutino, quando si aprono gli occhi e vram, quello che sei ti ripiomba addosso in un secondo: è stato un processo molto più lento e graduale, come quando si fa ripartire un computer e quello comincia a caricare tutto ciò che gli serve per funzionare programmi, informazioni, memoria pescandolo dal disco in un certo ordine. Equivale a percepire  la propria consapevolezza di sé non come un tutt’uno - un granitico, ingombrante tutt’uno - bensì  come concatenazione di tante consapevolezze separate. E’ stato come osservare i traslocatori  rimettere tutte le tue cose al loro posto, ecco, una dopo l’altra nella casa dove hai sempre vissuto e  che avevi dovuto lasciare per un certo tempo: alla fine tutto torna come prima, ma l’operazione che  lo rende possibile richiede un certo tempo, e durante quel tempo ti accorgi per la prima volta della  differenza che c’è tra il muro e la libreria che di solito ci sta appoggiata contro.


 

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