giovedì 7 marzo 2013

Thomas Bernhard / 3




Il malato, colui che per mesi è stato lontano da ciò che gli è familiare, torna indietro come uno per cui tutto è diventato estraneo, e con una fatica che gli viene dalla sua stessa stanchezza di nuovo deve cercare confidenza con le cose di un tempo, e di nuovo deve farle proprie; a qualsiasi natura le cose appartengano, queste gli sono scivolate dalle mani nel tempo della lontananza, e adesso deve ritrovarle. È appurato che il malato per sua natura è lasciato a se stesso - il resto non è che una bugia che sfiora la perversione - e gli tocca tirare fuori una forza sovrumana se vuole mettersi in condizione di rientrare nel punto in cui mesi, o come nel mio caso con più di un intervallo, addirittura anni prima, è uscito. Il sano questo non riesce a capirlo, perde subito la pazienza e con la sua impazienza riesce puntualmente a rendere più difficile al malato fresco di ritorno tutto ciò che invece dovrebbe alleviargli. Non si è mai visto che dei sani abbiano pazienza con dei malati e regolarmente neanche che i malati abbiano comprensione per i sani, e su questo non ci piove. In effetti il malato per sua natura accampa pretese esagerate su tutto, come del resto fa anche il sano, che però non ha alcun bisogno di pretendere tali esagerazioni, stando il fatto che è sano. I malati non comprendono i sani, così come i sani non comprendono i malati, e a questo conflitto, che è spessissimo portatore di morte, in definitiva il malato non riesce a far fronte, e come naturale conseguenza neanche il sano, col risultato che - è già capitato - a causa di simili conflitti persone sane sono diventate persone malate. Non è facile andar d'accordo con un malato che improvvisamente ti ritrovi fra i piedi, quando la malattia già mesi o anni prima l'aveva sbattuto fuori, e i sani nella maggior parte dei casi non hanno neanche la volontà di andare incontro ai malati, in realtà giocano di continuo al buon samaritano, quando non solo non lo sono, ma neanche vogliono esserlo; ne risulta una pura forma di ipocrisia che in quanto tale nuoce al malato e non gli arreca vantaggio alcuno.


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