Se la personalità è una serie
ininterrotta di gesti ben riusciti, allora c’era qualcosa di fastoso in lui,
una forma di acuta sensibilità verso le promesse della vita, quasi fosse
imparentato con uno di quei complessi macchinari che registrano un terremoto a
diecimila chilometri di distanza. Questa ricettività non ha alcunché da
spartire con la molle impressionabilità che si pretende di nobilitare
definendola «temperamento creativo»; si trattava di uno straordinario talento
per la speranza, una prontezza romantica che non ho mai riscontrato in altre
persone e verosimilmente mai più riscontrerò. No, alla fine Gatsby si rivelò
una persona a posto; fu quel che lo assillava, fu quel nefando pulviscolo che
si trascinava al seguito dei suoi sogni a reprimere per un po’ il mio interesse
per le inutili pene degli uomini e le loro effimere esaltazioni.
F.S. Fitzgerald, Il grande Gatsby
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