Con
la consapevolezza crescente che stiamo su un cumulo di morti, uomini
e animali, che la coscienza del nostro Io trae nutrimento dal numero
di coloro cui siamo sopravvissuti, con questa consapevolezza che
rapidamente guadagna terreno diviene ancora più difficile giungere a
una soluzione di cui non ci si vergogni.
È
impossibile distogliersi dalla vita, di cui sentiamo continuamente il
valore e le aspettative. Ma è anche impossibile non vivere della
morte di altre creature, il cui valore e le cui aspettative non sono
minori delle nostre.
La fortuna di riferirsi a un regno lontano, di cui si alimentano tutte le religioni tradizionali, non può più essere la nostra fortuna.
L’aldilà è in noi: gravoso riconoscerlo, ma è prigioniero in noi. Questa la grande e insanabile lacerazione dell’uomo moderno. Perché in noi è anche la fossa comune della creature.
La fortuna di riferirsi a un regno lontano, di cui si alimentano tutte le religioni tradizionali, non può più essere la nostra fortuna.
L’aldilà è in noi: gravoso riconoscerlo, ma è prigioniero in noi. Questa la grande e insanabile lacerazione dell’uomo moderno. Perché in noi è anche la fossa comune della creature.
Elias Canetti, Il libro contro la morte
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