domenica 15 ottobre 2017

Selezione




Lamarck is back?

 

L’evoluzione. Quel processo che ci ha portato dalle pin-up alle milf, dalle scimmie a Fabio Fazio, dal Game Boy alla PS4.
Tutto il concetto di evoluzione darwiniana si basa sull’eredità del carattere e la selezione naturale. Il gene muta, casualmente e poi l’ambiente lo seleziona. La giraffa si sveglia un giorno col collo lungo, può mangiare più foglie e sopravvive. Quindi, se la selezione è positiva, il gene persiste nelle generazioni successive. Se la selezione è negativa, vi estinguete per sempre. O quasi. Ricordo, a scanso di equivoci, che sotto le 5.000 unità (non sono sicuro del dato ma grosso modo) si è considerati estinti. I Panda Giganti? Estinti. Le tartarughe giganti? Estinte. I comunisti italiani? Morti e sepolti.
Il “o quasi” ci dice però che ogni tanto qualche specie, data appunto per estinta, si rinfoltisce e torna a vecchi splendori ma insomma, è piuttosto raro, quindi evitate di votare i comunisti italiani.
Ogni anno si calcolano almeno 30.000 specie che puff, ciao per sempre. La selezione, ricordiamo anche questo, non guarda in faccia a nessuno e non è mirata a. Sopravvivono le specie più adatte non le migliori, non me lo fate ripetere ancora.
Ora, oltre ai geni e i loro tanti modi di regolarsi, ci sono pure i meccanismi epigenetici, da non confondere con l’eugenetica. 
I meccanismi epigenetici sono quei meccanismi che vanno a modificare provvisoriamente il DNA attivando e/o silenziando dei geni e che dipendono da fattori ambientali esterni.
Modificare il DNA provvisoriamente, cosa vuol dire? Fate conto che state suonando la chitarra (il DNA) e qualcuno arriva e mette un dito su una corda. Il dito sulla corda è una modifica epigenetica. È provvisoria, ma basta a cambiare il corso della canzone, anche se per un breve tragitto.
I fattori scatenanti le modifiche epigenetiche possono essere diversi e di varia natura: dal ciclo circadiano alle infezioni, dalla temperatura allo stress, dal cazzottone di Bud Spencer alle punizioni ad effetto di Roberto Carlos. Non vi cambiano solo la giornata, ma vanno ben oltre.
Il punto, ora ci arrivo, è che le modifiche epigenetiche possono essere/diventare ereditabili. Non è il gene che si modifica ma il vostro fenotipo sì. Le modifiche epigenetiche, per dire, vi potrebbero far venire l’insonnia a voi ma non al vostro fratello gemello ed è per questo che lo odiate. Papà e Mamma non ne soffrivano, lui no, voi sì, i vostri figli probabilmente sì, i figli dei vostri figli non più. Esatto, voi sarete gli unici stronzi con l’insonnia a leggere questo post mentre tutte le altre generazioni, prima e dopo di voi, dormono.
Caino e Abele devono essere stati i primi due casi eziologici di fratelli cloni, quindi presuppongo con lo stesso corredo genetico, ma con comportamenti diversi dovuti appunto a diversi meccanismi epigenetici.
Ora, la scienza ha fatto un altro passo avanti ed ha scoperto che i meccanismi epigenetici possono creare anche mutazioni permanenti nella linea germinale e diventare a tutti gli effetti ereditabili forever and ever. In alcune linee germinali maschili, il cambiamento epigeneticamente indotto si perpetua fino alla generazione 30, e questo perché piccoli RNA modificati dall’esterno finiscono nello sperma, integrandosi in un certo senso con il genoma, e passano di generazione in generazione.
In pratica, una specie di acquisizione del carattere di lamarckiana memoria. La giraffa che allunga il collo per mangiare e a forza di allungarlo ci rimane. Ma potrebbe essere anche, restando nella sfera darwiniana, un adattamento al cambiamento ambientale o, forse anche, una combinazione delle due cose.
Quindi, occhio a come vi comportate là fuori, le prossime generazioni dipendono anche da voi. Ed è per questo che non ce la faremo mai!











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