venerdì 8 febbraio 2019

Corpi



Penso alle mucche, ai vitelli, al toro; capre e pecore e perfino [...] all’umile maiale, come a rappresentazioni celesti: mansuete, dolorose sempre, benevole sempre, magnifiche. Non vedo perché l’uomo debba pensare che gli appartengono, che sono suoi propri, che può distruggerli, usarli. Concetto tra i più barbari e nefasti, da cui procede tutta la immedicabile violenza umana, l’essere micidiale della storia, la cui meta sembra solo l’accrescimento di sé, tramite il possesso e la distruzione dell’altro da sé. [...] Più uccidiamo e più siamo uccisi. Più degradiamo e più siamo degradati. 
 
Anna Maria Ortese, Corpo celeste












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