Appunti di famiglia
Mia
nonna aveva in casa quattro sedie ma nessuna era veramente stabile.
Ogni ospite veniva fatto sedere su una sedia con un grado di
incertezza proporzionale al tormento di averlo in casa. "Tu,
siediti là", diceva indicando una persona nel gruppo. Se gli
ospiti resistevano all'elenco delle malattie, il colpo di grazia lo
piazzava fingendo di tossire nelle tazzine del caffè che portava nel
vassoio. La vecchia ci sapeva fare, aveva i suoi trucchetti. A lei
quella cosa che i figli andavano a trovarla a casa non le era mai
piaciuta. Stavamo sempre a ricordarle delle pillole e delle analisi e
le avevano anche comprato la macchinetta della pressione cinese al
Lidl per nove euro. Non facevano altro che parlare di soldi e degli
occhiali per i figli e avevano tutti la fissa per i corsi di nuoto.
Non appena restava da sola, la vecchia metteva sotto la lingua trenta
gocce di lexotan e faceva su facebook l'elenco dei morti. Contattava
i figli di amici che non vedeva da un mucchio di tempo e chiedeva
informazioni sui genitori e quando gli davano l'ok, lei depennava il
nome. L'elenco dei morti era l'unica cosa che veramente le piacesse.
Poi mandava dei messaggi ai figli, cose tipo, "tuo padre ci ha
sempre provato", oppure, "tua madre ha un figlio segreto".
Le piaceva l’idea di sopravvivere a tutti. Comunque, la sedia
peggiore della sua cucina era quella che lei chiamava la sedia del
traditore. Mancavano almeno tre centimetri a una gamba e sedersi su
quella sedia richiedeva la stessa volontà necessaria a domare un
toro. Ho visto gente spaccarsi la faccia contro il bordo del tavolo e
a nessuno era consentito sedersi sulla sedia del traditore, perché
quella era la sedia del nonno.
Gianni
Solla
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