mercoledì 26 giugno 2019

Sedie



Appunti di famiglia

 

Mia nonna aveva in casa quattro sedie ma nessuna era veramente stabile. Ogni ospite veniva fatto sedere su una sedia con un grado di incertezza proporzionale al tormento di averlo in casa. "Tu, siediti là", diceva indicando una persona nel gruppo. Se gli ospiti resistevano all'elenco delle malattie, il colpo di grazia lo piazzava fingendo di tossire nelle tazzine del caffè che portava nel vassoio. La vecchia ci sapeva fare, aveva i suoi trucchetti. A lei quella cosa che i figli andavano a trovarla a casa non le era mai piaciuta. Stavamo sempre a ricordarle delle pillole e delle analisi e le avevano anche comprato la macchinetta della pressione cinese al Lidl per nove euro. Non facevano altro che parlare di soldi e degli occhiali per i figli e avevano tutti la fissa per i corsi di nuoto. Non appena restava da sola, la vecchia metteva sotto la lingua trenta gocce di lexotan e faceva su facebook l'elenco dei morti. Contattava i figli di amici che non vedeva da un mucchio di tempo e chiedeva informazioni sui genitori e quando gli davano l'ok, lei depennava il nome. L'elenco dei morti era l'unica cosa che veramente le piacesse. Poi mandava dei messaggi ai figli, cose tipo, "tuo padre ci ha sempre provato", oppure, "tua madre ha un figlio segreto". Le piaceva l’idea di sopravvivere a tutti. Comunque, la sedia peggiore della sua cucina era quella che lei chiamava la sedia del traditore. Mancavano almeno tre centimetri a una gamba e sedersi su quella sedia richiedeva la stessa volontà necessaria a domare un toro. Ho visto gente spaccarsi la faccia contro il bordo del tavolo e a nessuno era consentito sedersi sulla sedia del traditore, perché quella era la sedia del nonno.  

Gianni Solla








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