Io
è tanti
e c’è chi crolla
e chi veglia
chi innaffia
i fiori
e chi beve troppo
chi dà sepoltura
e chi
ruggisce.
C’è un bambino estirpato
e una danzatrice
infaticabile
c’è massacro
e ci sono ossa
che
tornano luce.
Qualcuno spezzetta immagini
in un
mortaio,
una sarta cuce
un petto nuovo
ampio
che
accolga la notte,
il piombo.
Ci sono parole ossute
e
una via del senso
e una deriva,
c’è un postino sotto gli
alberi,
riposa
e c’è la ragione che conta
i
respiri
e non bastano
a fare tempio.
C’è il
macellaio
e c’è un bambino disossato
c’è il
coglitore
di belle nuvole
e lo scolaro
che nomina e
non tocca,
c’è il dormiente
e l’insonne che lo
sveglia
a scossoni
con furore
di belva
giovane
affamata di sembianze.
Ci sono tutti i tu
amati
e quelli spintonati via
ci sono i noi cuciti
di lacrime e
di labbra
riconoscenti. Ci sono
inchini a braccia
spalancate
e maledizioni bestemmiate
in faccia al mondo.
Ci
sono tutti, tutti quanti,
non in fila, e nemmeno
in
cerchio,
ma mescolati come farina e acqua
nel gesto
caldo
che fa il pane:
io è un abbraccio.
Chandra Livia Candiani
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