All’improvviso,
disse lui, s’era completamente reso conto di quale fosse stata la sua
disgrazia, “un certo giorno di cui, deve sapere, potrei dirle la data così come
potrei dirle i nomi delle persone con cui ho avuto a che fare quel giorno;
gente di città, gente di grandi città, tutti saldamente ancorati al mondo che
s’erano costruiti, allo spazio vitale di una fabbrica oppure di una galleria
d’arte che fa buoni affari nel centro della città, oppure all’ambiente che si
crea attorno a un’invenzione che loro avevano fatto e che gli fruttava grosse
somme di denaro, oppure gente che era semplicemente felice senza sapere perché
e come né si preoccupava di scoprirlo, con cui avevo dei rapporti che via via
mi facevano un effetto demoralizzante, mi annoiavano a morte e mi ripugnavano,
dei rapporti che col tempo degeneravano; passavo intere notti in casa di quella
gente; mi facevo mostrare montagne di fotografie, davanti a me loro
rovesciavano interi cervelli pieni di barzellette sporche e io ero costretto a
ridere e ridevo davvero e bevevo, ridevo e dormivo, spesso sul pavimento, poi
ero di nuovo costretto a tirar fuori i grandi nomi dell’arte ed ero in uno
stato così miserando che però sembrava attirarli, quella miseria che era dentro
di me e che si esprimeva nella mia persona li attirava, mi portavano con sé in
questo o in quel luogo e volevano unirmi una volta per tutte alle loro vite,
finché non giunse il momento, quel certo giorno, in cui capii che dovevo farla
finita, non tornare indietro, ché tornare indietro era ed è impossibile e la
feci finita con loro, la feci semplicemente finita e, lontanissimo da quelle
persone e dalle loro abitudini, lontano dai loro averi e dalle loro opinioni,
lontanissimo dal loro mondo che non era adatto al mio mondo, proseguii da solo,
su un piano diverso, da un giorno all’altro quando mi resi esattamente conto
che ormai non appartenevo più ad alcun mondo, né a quello dal quale ero appena
fuggito, né a quello dal quale ero venuto né a quello nel quale, senza
conoscerlo esattamente, volevo andare, verso il quale mi stavo incamminando,
come un evaso dal carcere fuggivo in tutte le direzioni per non cadere nelle
mani dei miei inseguitori…” Era una disgrazia non appartenere più ad alcun
mondo, “non avere assolutamente più nulla”.
Thomas Bernhard, Gelo
"Lui era un
pessimista, che è già di per sé qualcosa di ridicolo, ma lui era qualcosa di
ancora molto più terribile".
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