(…) Con gli anni tutto svanisce.
Prima o poi, di tanto in tanto, un’immagine riemerge dalla corrente, vi è
riconoscibile, stupenda nei suoi colori come l’oggetto della nostra
disperazione. Passato: infanzia, giovinezza, dolore, morto da tempo, dolore non
ancora morto, un frammento di primavera, un frammento d’inverno, un frammento d’estate
– ma di quale estate? – la cosa che si è amata di piú. S’incrociano strade e sentieri sassosi, tombe
di familiari o di amanti: uomini che portano la bara di una donna oscurano
l’intera scena, camion che trasportano botti, operai di fabbriche di birra, di caseifici,
un ramo spezzato davanti alla casa paterna: angoscia che ci guida verso il
fondo del lago. Coincidenze e casi trasformano in malattia tutto ciò ch’era
ancora salute: un processo inesauribile.
«Tutto al mondo non è altro che un’idea di se stessi». Il processo che
tiene assieme un essere fantastico come l’uomo grazie alle sue capacità, non
costa fatica. Il ricordo è solo predilezione. «Se non lo è uccide tutto, distrugge
in noi anche la parte piú coriacea». Follia, felicità, ostinazione e ignoranza,
fede e mancanza di fede, sono in ogni momento a sua disposizione. «Ricordare è
un godimento unico che fa arretrare la morte». Avere con il ricordo lo stesso rapporto
che si ha con una persona che di tanto in tanto si manda via di casa, per poi
riaccoglierla ogni volta con piú amore e determinazione, «ecco la convivenza
ideale tra il ricordo e il suo possessore»: il ricordo è preceduto da un
progetto.
Thomas Bernhard, Gelo
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