lunedì 2 marzo 2015

I morti



Tutti i morti della valle e della collina non sono veramente morti: stanno, di notte, all’imbocco del bosco, e stanno nel cuore delle persone vive. Quando i morti sono disperati per la loro stessa morte, si girano, stringono i pugni, e a quel punto le persone che ancora sono in vita sentono le fitte al petto e alla spalla. Nessuno muore mai veramente, perché nessuno avrebbe voluto morire per davvero: per questo i morti sono anime dolci da chiamare, anime da consolare, anche se hanno l’occhio secco di paglia. Nessuno però deve storcere il muso quando c’è l’amore, quando c’è la salute, quando c’è appetito, perché sennò i morti spengono la testa con un respiro, spingono le persone lì dove si vede l’ultimo precipizio. I morti chiedono ai vivi di vivere pienamente la maestà del giorno. I morti, certe volte, vorrebbero raddrizzare una testa che cade. I morti, poi, sono pieni di rimorsi, perché l’amore muore, l’amore è colpa: l’amore, quando si muore, è un tormento infinito, eterno.

 Andrea Di Consoli,  Il padre degli animali



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