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Novembre 1957
Laika,
la prima creatura vivente spedita in orbita, non morì la morte
indolore nello spazio dopo una settimana di orbite, come la
propaganda disse allora, ma una morte orrenda e
struggente, inscatolata nel minuscolo Sputnik, poche ore dopo il
lancio.
Il suo cuore di cane fu schiantato dal panico e dalla solitudine incomprensibile.
Il suo cuore di cane fu schiantato dal panico e dalla solitudine incomprensibile.
Laika,
insieme con Mushka e Albina, due altri cagnetti presi a caso tra i
bastardini nelle vie della capitale, era stata scelta per la sua
docilità, per la sua resistenza alle prove d'accelerazione nella
centrifuga e, dannazione dei piccoli, per le sue dimensioni
contenute. Non c'era molto spazio per ospitare un cane dentro lo
Sputnik 2, dal peso totale di 108 chili, che i vettori sovietici erano
in grado di sparare in orbita in quel novembre del 1957. Ma per
piccina e mansueta che fosse, Laika era pur sempre un cane e ci volle
tempo per adattarla a quel viaggio.
Fu messa insieme alle due compagne nel frullatore della centrifuga che le spingeva il cuore fino a tre volte il ritmo normale delle pulsazioni cardiache, nella paura e nella fatica di pompare il sangue nel corpo schiacciato dall'accelerazione gravitazionale. Aveva una tendenza a soffrire di panico, perché il cuore impiegava poi il triplo di tempo rispetto alle sue compagne per tornare a velocità normale.
Fu messa insieme alle due compagne nel frullatore della centrifuga che le spingeva il cuore fino a tre volte il ritmo normale delle pulsazioni cardiache, nella paura e nella fatica di pompare il sangue nel corpo schiacciato dall'accelerazione gravitazionale. Aveva una tendenza a soffrire di panico, perché il cuore impiegava poi il triplo di tempo rispetto alle sue compagne per tornare a velocità normale.
Laika
e le sue compagne furono costrette a vivere in gabbiette e
contenitori sempre più piccoli e strette da catenelle sempre più
strette, per 3 settimane, e a nutrirsi solo di
gelatine.
Alla fine dell'addestramento, se così possiamo chiamare quella tortura, la vediamo nelle foto d'epoca, che spunta con il muso dall'ogiva nella quale sarebbe stata sparata dalla base di Baikonur, strettamente incatenata, per impedirle di rivoltarsi e di muoversi dentro il tubo.
Alla fine dell'addestramento, se così possiamo chiamare quella tortura, la vediamo nelle foto d'epoca, che spunta con il muso dall'ogiva nella quale sarebbe stata sparata dalla base di Baikonur, strettamente incatenata, per impedirle di rivoltarsi e di muoversi dentro il tubo.
Laika
fu lanciata, senza sapere che per lei non era stato previsto nessun
rientro trionfale, che sarebbe comunque morta girando attorno alla
Terra.
Il dottor Malashenkov, lo specialista che la seguì, ha raccontato a un congresso di medicina spaziale a Houston le ultime ore di Laika. L'elettrocardiografia seguita via radio segnò un aumento parossistico delle pulsazioni quando i motori s'accesero e il missile cominciò a vibrare sollevandosi dalla piazzola, qualcosa che la cagnetta non aveva mai provato prima. Il suo cuore di cane prese a battere irregolarmente, fibrillando quando l'assenza di peso rallentò di colpo le pulsazioni, e alla quarta orbita, dopo 5 ore di tormento, il tracciato divenne misericordiosamente piatto.
Forse fu la temperatura a ucciderla, o l'umidità che si era accumulata nel suo ansimare dentro quello spazio, ma chiunque conosca un cane e abbia visto gli occhi di Laika mentre la insaccano dentro la sua gabbia sa di che cosa è morta quella cagnetta, è morta di paura e di solitudine. Di stress, se si preferisce un'espressione più asettica.
Il dottor Malashenkov, lo specialista che la seguì, ha raccontato a un congresso di medicina spaziale a Houston le ultime ore di Laika. L'elettrocardiografia seguita via radio segnò un aumento parossistico delle pulsazioni quando i motori s'accesero e il missile cominciò a vibrare sollevandosi dalla piazzola, qualcosa che la cagnetta non aveva mai provato prima. Il suo cuore di cane prese a battere irregolarmente, fibrillando quando l'assenza di peso rallentò di colpo le pulsazioni, e alla quarta orbita, dopo 5 ore di tormento, il tracciato divenne misericordiosamente piatto.
Forse fu la temperatura a ucciderla, o l'umidità che si era accumulata nel suo ansimare dentro quello spazio, ma chiunque conosca un cane e abbia visto gli occhi di Laika mentre la insaccano dentro la sua gabbia sa di che cosa è morta quella cagnetta, è morta di paura e di solitudine. Di stress, se si preferisce un'espressione più asettica.
Fonte:
www.repubblica.it/
Un
anno dopo, il 13 dicembre 1958, gli americani lanciarono la
scimmietta Gordo in un volo suborbitale a un’altezza di 500 km: la
capsula finì nell’Atlantico e non venne mai recuperata
Il
28 maggio 1958 gli Usa lanciano con un Jupiter Am-18 due scimmie:
Miss Abel e Miss Baker a un’altezza di 480 km. Abel
morì per complicazioni cardiache 4 giorni dopo il ritorno a Terra.
Sam,
scimmia Rhesus, partì il 4 dicembre 1959 dalla base di Wallops
Island, in Virginia, e raggiunse gli 88 km di altitudine
Il
primo gatto nello spazio è francese. Félicette, una gatta parigina
bianca e nera, partì il 18 ottobre 1963 e rimase in orbita 15 minuti
in un volo suborbitale con elettrodi impiantati nella testa. In
realtà il primo gatto nello spazio doveva essere Félix, che però
scappò il giorno prima del lancio
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