domenica 19 novembre 2017

Malattia




Sophie pesava quarantacinque chili, una radiografia di Sophie. Le cavità di ascelle e inguine e le punte di bacino, gomiti, nocche e spina dorsale tendevano lo stretto involucro della pelle malata come le sporgenze delle corna di un cervo. Sentiva che ciò che lei era rimpiccioliva progressivamente dentro un corpo le cui zone più distanti diventavano remote, esaurite, scollegate, da scaricare in volo come le fasi di un missile. Troppo spesso ormai gli arti sembravano collegati alla persona né più né meno delle teste autonome e svolazzanti di un' idra, volitive, recalcitranti e fuori sincrono. La sua bellissima testa era un cranio lucido, una spruzzaglia di alghe al posto dei capelli soltanto sopra le orecchie e un melone liscio teso ben bene sopra come involucro lucente, e poi giù lungo la fronte rugosa come un asse da bucato fino ai graziosi occhi verdi incorniciati da cerchi di un nero così carico e totale che sembravano sprofondati dentro le orbite. Sophie premette un dito bianco su un cerchio nero sotto l' occhio, inclinò la testa e si sorrise. (...) 
 
Sophie è la vita di Solomon e viceversa, non si discute. Dopo trentadue anni di simile fortuna e felicità, Sophie non sa nemmeno da dove cominciare a ringraziare Dio in ginocchio. Il tempo da malata insieme a Solomon è molto meglio del tempo normale in qualsiasi altro luogo, e viceversa: Solomon considera allo stesso modo il tempo passato con Sophie malata. È tutto vero anche se Solomon in realtà non vuole ammettere che Sophie è malata; o meglio, così malata da impedire a una Sophie Silverfish malata di tenere testa a qualunque cosa il mondo possa scagliare addosso a una persona che sta bene, incluso Solomon Silverfish, l' avvocato pazzo che si ritrova per marito. 
Solomon ha giocato con la malattia della moglie in quel modo frenetico che ha di giocare con tutte le cose che lo toccano nel profondo. La prendeva in giro e la torturava. Accusava una Sophie radiografica di obesità dirompente. Le tirava l' orecchio reggendole la testa sopra il water. Si lamentava a gran voce dell' umidore salato che sentiva in bocca quando di notte le baciava le lacrime silenziose di un dolore silenzioso. Pasticciava con le sue parrucche. Una volta col rossetto le aveva disegnato sul cranio una faccia sorridente con gli occhi storti mentre lei dormiva. Certe volte usava il vuoto lasciato da un seno per poggiare il mezzo melone della colazione a letto, il mattino. Sophie sa che a un estraneo può sembrare poco gentile. Essendo sua moglie da anni sa anche che Solomon riserva la gentilezza a chi secondo lui ne ha bisogno perché è messo male. Diventa gentile con qualcuno quando gli dispiace per lui. E a Sophie Solomon non farebbe mai il torto di dispiacersi per lei. 
Sophie sa che solo Solomon sa che una Sophie malata è sotto tutti gli aspetti importanti pur sempre una Sophie, non un insieme di bacchette e tubicini da accarezzare e coccolare. Ecco perché, pensò Sophie mettendosi a letto con una camicia da notte pulita e prendendo due salatini da mandar giù perché una persona che vomita deve avere sempre qualcosa nello stomaco altrimenti vomita acido, provateci voi se pensate che sia divertente, e si rimise l' ago della flebo in quella tavoletta da cribbage gialla e piena di lividi che era il suo polso, applicando di nuovo il cerotto con maestria e pratica consumate, sollevando lo sguardo sulla boccia di zucchero e medicina con l' assurda parrucca sbilenca di capelli neri in quella luce al sodio arancione bruciato, ecco perché, pensò Sophie, il suo Solomon era una persona magica ora più che mai, e perché nel suo animo c' era tanto di quell' amore per lui da salvarla anche ora che era mortalmente malata.
È una cosa difficile da afferrare, il percome delle cose. Durante tutto questo brutto periodo Solomon ha fatto sentire e capire a Sophie che lei è la malata, non la malattia. Lei è quello che è, non quello che ha dentro. Sophie respira molto meglio sapendo che lei per Solomon non morirà mai, e a questo Sophie aggiunge un viceversa ancora migliore riguardo alla vita di Solomon. Ecco perché Sophie d' ora in poi prenderà solo gli antidolorifici che le evitano di smaniare peggiorando la situazione per tutti quanti. Vuole stare con suo marito e con se stessa. Solomon Silverfish, a parte il favore non da poco di averla amata per trentadue anni rendendola la donna più felice sulla faccia della terra, ha aiutato Sophie a usare la malattia per capire ciò che lei è e ciò che non è. Non sa di averlo fatto, perché da quando in qua anche il migliore dei maghi sa di usare la magia sulle persone e non la semplice abilità di uno svelto di mano e sciolto di lingua? Sophie crede di avere ormai capito alla sua età che la magia altro non è se non il semplice rapporto tra una persona e le altre persone che la circondano. Era nel letto, nell' arancione, due cracker mandati giù e innaffiati con la tiepida acqua naturale del bicchiere sul comodino. Respirò abituando a piccole dosi lo sguardo a quella specie di luce, e si sentì meglio. Il braccio si intiepidì per la sostanza che veniva iniettata dall' alto.
Lei aspettò il sorgere del sole e Solomon, e fece quello che sempre si fa quando si aspetta. Ricordò.


David Foster Wallace da Solomon Silverfish
nella raccolta Questa è l' acqua 





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