Abbiamo
cento miliardi di neuroni nel nostro cervello, tanti quante le stelle
di una galassia, e un numero ancora più astronomico di legami e
combinazioni in cui questi possono trovarsi. Di tutto questo non
siamo coscienti. Noi siamo il processo formato da questa complessità,
non quel poco di cui siamo coscienti. […]
Quanto è specificamente
umano non rappresenta la nostra separazione dalla natura, è la
nostra natura. È una forma che la natura ha preso qui sul nostro
pianeta, nel gioco infinito delle sue combinazioni, dell’influenzarsi
e scambiarsi correlazioni e informazioni tra le sue parti. Chissà
quante e quali altre straordinarie complessità, in forme forse
addirittura impossibili da immaginare per noi, esistono negli
sterminati spazi del cosmo […]
Ma immersi in questa natura che ci
ha fatto e che ci porta, non siamo esseri senza casa, sospesi fra due
mondi, parti solo in parte della natura, con la nostalgia di qualcosa
d’altro. No: siamo a casa. La natura è la nostra casa e nella
natura siamo a casa. Questo mondo strano, variopinto e stupefacente
che esploriamo, dove lo spazio si sgrana, il tempo non esiste e le
cose possono non essere in alcun luogo, non è qualcosa che ci
allontana da noi: è solo ciò che la nostra naturale curiosità ci
mostra della nostra casa. Della trama di cui siamo fatti noi stessi.
Noi siamo fatti della stessa polvere di stelle di cui sono fatte le
cose e sia quando siamo immersi nel dolore sia quando ridiamo e
risplende la gioia non facciamo che essere quello che non possiamo
che essere: una parte del nostro mondo. […]
Qui,
sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto
non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e
ci lasciano senza fiato.
Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica
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