Acquacoltura
significa pesci costretti a vivere ammassati gli uni sugli altri, in
condizioni igieniche devastanti, con gravissime conseguenze per il
loro benessere psicofisico. Significa giovanili spesso catturati in
natura, con la conseguente strage di gamberi e pesci vittime delle
catture accessorie. Significa pesca indiscriminata di animali da
utilizzare come alimentazione, con la conseguente distruzione della
catena alimentare per altri pesci, uccelli marini, cetacei. Significa
distruzione dei fondali, inquinamento delle acque. Significa fughe di
animali con conseguente diffusione di patologie tra le popolazioni di
pesci selvatici, nonché la loro ibridazione. Significa
inimmaginabili sofferenze per i pesci, dalla nascita fino alla loro
macellazione.
L’acquacoltura
non è altro che l’altra faccia, quella acquatica, della zootecnia
intensiva.
E
come accade tra gli animali terrestri confinati negli allevamenti,
anche tra i pesci confinati nei grandi recinti degli allevamenti
ittici stiamo assistendo al proliferare di patologie e virus.
In
uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Viruses nel 2011, i
virologi Mark Crane e Alex Hyatt tracciano un quadro impietoso di
quel che implica l’acquacoltura.
L’alta
densità di individui costretti in spazi inadeguati ed altamente
inquinati, la loro condizione di perenne stress e sofferenza (fattori
che abbassano le difese immunitarie in qualsiasi specie animale), la
bassa qualità dell’alimentazione, sono tutti fattori che
favoriscono il proliferare di patologie e il diffondersi di forme
patogene virali, alcune già conosciute da decenni, altre di recente
formazione.
I
virus in continua espansione e trasformazione causano indicibili
sofferenze ai pesci (necrosi del pancreas, delle cellule celebrali,
del midollo spinale, setticemia emorragica, prolasso oculare, necrosi
degli organi interni.
E
causano anche notevoli perdite negli allevamenti. Per far fronte a
questo, si sono sviluppati e si stanno sviluppando vaccini ed altri
farmaci in grado di contenere la diffusione. Ovvero, si stanno
utilizzando pesci nei laboratori di tutto il mondo come cavie per
studiare la funzionalità di farmaci. Ovvero, si sta continuando a
fare su di loro vivisezione. Per curare malattie causate dalla loro
detenzione e dal loro ipersfruttamento alimentare.
Con
la crescita prevista dalla FAO, ci saranno allevamenti sempre più
grandi, che deterranno sempre più pesci sempre più malati ed
imbottiti di farmaci. E questi costituiranno il soylent green del
futuro.
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