Se
ne stava seduto nella veranda davanti a casa, sorseggiando la birra e
stringendo la mano della moglie. Il fatto era che stava morendo. E’
di questo che parlavano. Prima della fine dell’estate sarebbe
morto. Entro l’inizio di settembre quel che restava di lui sarebbe
stato ricoperto di terra nel cimitero tre miglia a ovest della città.
Qualcuno avrebbe scolpito il suo nome su una pietra tombale e sarebbe
stato come se lui non fosse mai esistito.
Lo
aiutarono a trasferirsi in veranda e rimasero a guardare la pioggia
che cadeva sull’erba e sulla ghiaia che ricopriva la strada. Nei
punti più bassi si erano già formate delle pozzanghere e i pioppi
argentati erano scuri e grondavano acqua. Lorraine sporse una mano
nella pioggia e si picchettò la faccia, poi mise le mani a coppa per
raccogliere l’acqua che cadeva dalla grondaia e la appoggiò sul
volto di Dad. Lui rimase lì, tenendosi al bastone, con il viso che
gocciolava. Lo fissarono, lui guardò dritto oltre il prato, al di là
della recinzione di ferro, al di là della strada bagnata, fino al
terreno adiacente, pensando a qualcosa. Non ha un buon odore? disse
Mary. Già, rispose lui piano. Aveva gli occhi umidi, ma gli altri
non avrebbero saputo dire se di lacrime o di pioggia.
Kent Haruf, Benedizione
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