Clima,
gli insetti stanno morendo. La fine del mondo è già iniziata
Un
articolo pubblicato il 15 gennaio sul quotidiano inglese The Guardian
(passato ovviamente inosservato nei nostri organi di disinformazione,
concentrati su ben altri problemi) dovrebbe farci molto riflettere.
L’articolo riportava i risultati del viaggio fatto l’anno scorso
dallo scienziato Brad Lister nella foresta pluviale portoricana di
Sierra de Luquillo, a 35 anni dalla sua prima esplorazione. Ebbene,
Lister ha scoperto che in quel remoto angolo del mondo il 98% degli
insetti terrestri era scomparso.
La
notizia è tanto più clamorosa se si pensa che tale foresta pluviale
è un parco nazionale, e quindi protetta da interventi umani,
quantomeno diretti. Queste le sue parole: “Si è verificato un vero
collasso delle popolazioni di insetti in quella foresta pluviale.
Abbiamo iniziato a capire che questo è terribile, che è molto,
molto inquietante”. Certo, inquietante anche perché, come noto,
gli insetti sono alla base della catena alimentare. Ragion per cui
nella foresta anche le rane e gli uccelli sono diminuiti
contemporaneamente di circa il 50-65%.
La
notizia è tanto più sconcertante se si pensa che i dati sono
relativi a un’area protetta. Se ne può facilmente evincere che
dove la natura non è protetta la situazione sia ben più grave. Del
resto, basti pensare che ad esempio in Europa le farfalle sono
diminuite del 50% in 20 anni… Quale la causa della drastica
diminuzione? Le alterazioni degli ecosistemi e il riscaldamento
climatico.
Il
filosofo inglese Timothy Morton definisce il riscaldamento globale un
“iperoggetto”, ossia un oggetto che sfugge alla nostra reale
percezione, ma in cui trascorriamo la nostra vita. Anzi, il
riscaldamento globale è l’iperoggetto per eccellenza. Un
iperoggetto di cui non comprendiamo la valenza e la gravità. Quindi
ci comportiamo come se non esistesse. Riguarda tutti gli esseri umani
da vicino, è connesso a tutte le nostre attività e agli oggetti con
cui abbiamo a che fare, eppure è percepito come lontanissimo.
Morton
ne trae la conclusione che la fine del mondo almeno per l’uomo sia
già iniziata. Iniziò con l’Antropocene e si sta concretizzando
velocemente. Del resto, la storia dimostra che le estinzioni non
avvengono sempre per un evento improvviso (il meteorite dei
dinosauri), ma si consumano nel tempo. Avrà ragione lui? Chissà,
forse sì, a giudicare da quello che accade in una sperduta foresta
pluviale di Porto Rico.
Fabio Balocco, https://www.ilfattoquotidiano.it/blog/
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