Meditare
è seguire i movimenti della nostra mente smettendo di affaccendarci
in azioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del
passato. Meditare non è fare il vuoto intorno a noi. Anzi: è non
separare i mondi, non dividere quel che consideriamo spirituale da
quel che riteniamo ordinario. E i gesti quotidiani di cucinare,
lavare i piatti, telefonare, pulire, leggere possono diventare forme
di preghiera. È insomma stare dentro noi stessi, dentro tutto ciò
che siamo in quel momento, consapevolmente. Spesso si pensa che la
soluzione al dolore e all’ansia sia altrove, ma è nel dolore la
soluzione del dolore (e nell’ansia la soluzione dell’ansia).
Sentendolo, abitandolo, assaporandolo, non è piú un estraneo, ma a
poco a poco un ospite scomodo, irruente, tempestoso e infine un pezzo
di noi. Lasciare spazio intorno ai gesti ordinari, dargli una stanza,
li fa brillare, permette che aprano un varco nell’oscurità in cui
di solito viviamo, nel nostro quotidiano sonno. Allora, pian piano,
si ricevono le visite della consapevolezza: sono i miracoli del noto.
Chandra
Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva (L'arte della meditazione)
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