mercoledì 17 novembre 2021

Confini / 2

 

Al confine tra la Polonia e la Bielorussia i polacchi hanno deciso di costruire un muro.
Per difendersi da quei pericolosissimi invasori, dicono.
Così, per ora, tutti quegli uomini, quelle donne e quei bambini restano abbandonati a loro stessi, nei boschi.
Senza cibo, acqua, medicinali, nulla.

Al confine tra la Polonia e la Bielorussia l’UE non c’è.
Condanna a parole, formalmente, ma non fa niente per risolvere la situazione.
Non parla di ridistribuire quelle persone, perché gli alleati della Polonia (Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) non ne vogliono assolutamente sapere e bloccano ogni iniziativa in tal senso.
Ovviamente spalleggiati dai loro alleati Salvini e Meloni qui da noi.

Al confine tra la Polonia e la Bielorussia c’è tutta la vergogna di un sistema malato ed egoista, che prima crea i profughi e poi li respinge, che si riempie la bocca di parole come umanità e solidarietà e poi è disposto a barattare migliaia di vite umane sull’altare del consenso.
Un consenso creato ad arte negli anni, spaventando le persone e facendole crescere credendo nell’eterno mito della “patria”, della nazione, del sangue.

Eccoli, i “patrioti” polacchi.
Disposti a lasciar morire migliaia di innocenti per difendersi da qualche bambino.

Eccoli, i “civili” europei.
Divisi e tentennanti di fronte a 4000 poveracci da far accogliere a una comunità di 446 milioni di persone.

Eccoli, Lukashenko e Putin.
Personaggi disgustosi come Erdogan, come Orban, gli “uomini forti” che ancora esercitano fascino su milioni di menti deboli.

Al confine tra la Polonia e la Bielorussia le temperature sono sotto lo zero.
E loro, intanto, rimangono lì.

Ma i buoni, in questa storia, non siamo noi.
Non ci sono buoni, in questa storia.
Ci sono solo le vittime, i bastardi e i vigliacchi.

Magari è per questo che non ci piace per niente parlarne.

Emiliano Rubbi

 

  

 

 

 

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