Al
confine tra la Polonia e la Bielorussia i polacchi hanno deciso di
costruire un muro.
Per difendersi da quei pericolosissimi
invasori, dicono.
Così, per ora, tutti quegli uomini, quelle
donne e quei bambini restano abbandonati a loro stessi, nei
boschi.
Senza cibo, acqua, medicinali, nulla.
Al
confine tra la Polonia e la Bielorussia l’UE non c’è.
Condanna
a parole, formalmente, ma non fa niente per risolvere la
situazione.
Non parla di ridistribuire quelle persone, perché
gli alleati della Polonia (Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria)
non ne vogliono assolutamente sapere e bloccano ogni iniziativa in
tal senso.
Ovviamente spalleggiati dai loro alleati Salvini e
Meloni qui da noi.
Al
confine tra la Polonia e la Bielorussia c’è tutta la vergogna di
un sistema malato ed egoista, che prima crea i profughi e poi li
respinge, che si riempie la bocca di parole come umanità e
solidarietà e poi è disposto a barattare migliaia di vite umane
sull’altare del consenso.
Un consenso creato ad arte negli
anni, spaventando le persone e facendole crescere credendo
nell’eterno mito della “patria”, della nazione, del sangue.
Eccoli,
i “patrioti” polacchi.
Disposti a lasciar morire migliaia di
innocenti per difendersi da qualche bambino.
Eccoli,
i “civili” europei.
Divisi e tentennanti di fronte a 4000
poveracci da far accogliere a una comunità di 446 milioni di
persone.
Eccoli,
Lukashenko e Putin.
Personaggi disgustosi come Erdogan, come
Orban, gli “uomini forti” che ancora esercitano fascino su
milioni di menti deboli.
Al
confine tra la Polonia e la Bielorussia le temperature sono sotto lo
zero.
E loro, intanto, rimangono lì.
Ma
i buoni, in questa storia, non siamo noi.
Non ci sono buoni, in
questa storia.
Ci sono solo le vittime, i bastardi e i
vigliacchi.
Magari è per questo che non ci piace per niente parlarne.
Emiliano Rubbi
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