sabato 6 novembre 2021

Walking alone

 

mi sentivo addosso il mio giovane corpo, che mi stringeva come un animale eccitato: i ginocchi spellati e piegati, la calda profondità lungo le due gambe, il cuore rombante, il pizzicore del sudore nelle palme delle mani, i canali delle orecchie fino ai timpani, i piccoli grumi di sporcizia tra le dita dei piedi, gli occhi nelle orbite, la voce repressa, la corsa pazza del sangue, la memoria, dentro e fuori di me, scattante, natante, e in attesa di balzare sulla preda


Ero un nottambulo solitario, un impenitente sostegno di cantonate. Mi piaceva girare per la città dopo mezzanotte, sotto la pioggia, quando le strade sono deserte e le case buie; camminare solo, sentendomi pieno di vita, lungo i binari lucenti del tram nel corso vuoto e morto sotto la luna gonfia di una gigantesca tristezza nelle umide viuzze intorno alla spettrale cappella di Ebezener. Mai come in quei momenti mi sentivo parte di un mondo remoto eppure impellente, né ero mai tanto colmo d’amore, arroganza, compassione e umiltà, e non solo verso me stesso, ma verso la terra vivente su cui soffrivo e verso le insensibili forze dell’empireo

Dylan Thomas, Ritratto dell'artista da cucciolo

 

 






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