lunedì 31 gennaio 2022

Radiohead

 

A me era capitato di peggio: avevo incontrato la musica della mia vita. Nonostante i loro album fossero molto sofisticati, i Radiohead mi inebetivano in maniera ancora più potente delle patologie sopra citate. Mi fa orrore la musica di sottofondo, innanzitutto perché non esiste cosa più volgare, e poi perché le melodie più belle possono entrare in testa con tale insistenza da trasformarsi in canzonette. Non esiste l'amore di sottofondo, la letteratura di sottofondo, il pensiero di sottofondo: esiste il rumore di fondo, che è una cosa orribile, un veleno.

Ci sono musiche ossessive al punto che impediscono di dormire e persino di vivere. Il cervello le riprogramma senza sosta, escludendo qualsiasi altra forma di pensiero. All’inizio questa espropriazione di sé a vantaggio di una melodia è un godimento. Ti esalta il fatto di costituire soltanto una partitura e di scampare in quel modo ad assurde ruminazioni. (…) Poco a poco però le meningi cominciano a soffrirne. (…) Il percorso della musica diventa la via crucis del processo mentale. (...)

Con la cuffia sulle orecchie, mi isolavo in una specie di camera sensoriale dove ascoltavo senza sosta gli album Amnesiac, Kid A e Hail to the Thief. L’ascolto agiva come una siringa che mi inoculava ininterrottamente la più meravigliosa delle droghe.

Amélie Nothomb, Diario di rondine

 


 

 

On the road

 

Wind in my hair, I feel part of everywhere

underneath my being is a road that disappeared

late at night I hear the trees

they're singing with the dead

overhead...

Leave it to me as I find a way to be

consider me a satelite for ever orbiting

I knew all the rules but the rules did not know me

guaranteed…

 







Coscienza

 

Noi ci domandiamo se gli animali hanno una coscienza, ma io mi domanderei: noi abbiamo una coscienza quando sopportiamo le atrocità, le atrocità di questi lager che sono gli allevamenti intensivi?

Margherita Hack 

 


 

 

domenica 30 gennaio 2022

The President

 


 

 

 

Good boys

 

There's a saying that goes

What goes around comes around

 






Circle

 

 





sabato 29 gennaio 2022

Vecchi

 

Ma cosa pensano che sia successo, quei vecchi scemi,
per ridursi così? Credono forse che tenere spalancata
la bocca
e sbavare e pisciarsi addosso di continuo
e scordarsi di chi li ha visitati stamane
li renda più adulti? O che, a volerlo, si potrebbe far tornare
indietro le cose fino a quando ballavano per tutta la notte
o andavano a sposarsi o portavano il fucile in settembre?
O fantasticano forse che in realtà niente è cambiato,
e che loro si sono sempre comportati da sciancati o
ubriachi,
seduti per giorni tra esili sogni incessanti
ad osservare la luce agitarsi? Se non lo fanno (e non
possono farlo), è strano:
perché non gridano?
Morendo, si va in frantumi: i pezzetti che erano te
incominciano, in gran fretta, a salutarsi l’un l’altro per
sempre,
inavvertiti da tutti. È solo oblio, certo:
ci capitava anche prima, ma allora finiva,
ed era continuamente assorbito in un unico sforzo
teso a far sbocciare il fiore dal milione di petali
dell’essere qua. La prossima volta non potrai fingere
che ci sia qualcos’altro. E questi sono i primi sintomi:
non sapere come, non sentire chi, il potere di scegliere
svanito. Il loro aspetto mostra che sono prossimi:
capelli di cenere, mani da rospo, volti rugosi come prugne
secche –
Come possono far finta di nulla?
Ma forse essere vecchi è avere stanze illuminate
dentro la testa, e in esse delle persone, che recitano.
Persone che conosci, ma di cui ti sfugge il nome;
ognuno appare in lontananza come un vuoto profondo
che si colma:
si volta sulla soglia di casa, sistema una lampada, sorride
da una scala,
prende un libro già letto dallo scaffale; oppure, qualche
volta,
soltanto quelle stanze, le sedie e un fuoco ardente
o, alla finestra, un cespuglio mosso dal vento o il sole,
timido e gentile, sul muro una serata solitaria
di mezza estate dopo l’acquazzone. È là che vivono:
non qui e adesso, ma là dove tutto è successo un tempo.
È per questo che suscitano
un’aria di sconcertata assenza: cercano di essere là
e sono ancora qui. Infatti le stanze svaniscono, lasciando
un freddo buono a niente, il continuo logorio
dell’affanno – e loro a ripiegarsi sotto
l’alpe dell’estinzione, vecchi scemi che non s’accorgono
mai
quanto è vicina. È per questo forse che se ne stanno calmi:
quel picco che noi, ovunque andiamo, ci troviamo di
fronte agli occhi
è per loro un’erta da salire. Potranno mai raccontare
cos’è che li trascina indietro, e come andrà a finire?
Non di sera? Non all’arrivo degli stranieri? E neppure
attraverso
tutta quell’orrenda infanzia alla rovescia? Be’,
lo scopriremo.

Philip Larkin, Vecchi scemi

  






venerdì 28 gennaio 2022

giovedì 27 gennaio 2022

Black & White

 

 


 

 

 

 

Future

 

Ai vecchi giorni
il vento
riporti
solo
un garbuglio di capelli.
Per allegria
il pianeta nostro
è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere
è di gran lunga più difficile.

Vladimir Majakovskij, Ai giorni futuri

 

 




 

Giorno della Memoria


C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.

C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald.

Più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald.
Servivano a far coperte per i soldati.
Non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas.

C’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald.
Erano di un bimbo di tre anni,
forse di tre anni e mezzo.
Chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni,
ma il suo pianto
lo possiamo immaginare,
si sa come piangono i bambini.

Anche i suoi piedini
li possiamo immaginare.
Scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti
non crescono.

C’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald,
quasi nuove,
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole

Joyce Lussu, Un paio di scarpette rosse

 


 

 


mercoledì 26 gennaio 2022

Schwa

 


 

 

 

 

Dedica

 

Alle ragazze dalle labbra rosa e dal piede leggero, a tutte quelle come me, che non sono più ragazze ma credono che esista ancora un posto per provare ad esserlo, che ridono spostando il capo ed accendendo gli occhi, che hanno ancora un sasso stretto dentro al pugno da lanciare, che aspettano una sfida e una scommessa ancora da vincere.
Karen Blixen, La mia Africa

 


 

 

 


 

lunedì 24 gennaio 2022

domenica 23 gennaio 2022

Drop

 

A single drop of sea water under a microscope

 


 

 

 

Niente

 

-Mi fa male qui, in basso a sinistra, potrebbe essere l'appendice.
-Lasci stare la diagnosi per piacere. L'appendice è a destra. Non può essere che le faccia male qualcosa a sinistra.
-Come non può essere?
-Così, là non c'è niente.
-E a me fa male proprio quel niente.

G. Gospodinov, Fisica della malinconia

 


 

 

 

 

Apart

 

 


I'm gonna tell you what you need to hear

And I'm a little too late

By three or four years

And it may not make much sense

Now that we are apart

 

 

 

sabato 22 gennaio 2022

Small crime

 

Fuori era piovuto

fai i primi passi assonnato e

(sul sentiero che va al bagno)

svissc

la lumaca sotto i piedi

Omicidio per disattenzione

ma questo non attenua la colpa

per l’ora di buon mattino non ci sono testimoni

sospingi il cadavere sotto le erbe

appesantite da gocce

e questo non lava il peccato

l’omicidio è cosi piccolo

che non puoi dimenticarlo

tutto il giorno

Georgi Gaspadinov

 

 

 

Malinconia

 

La malinconia, come i gas e i vapori, non possiede una consistenza e una forma propria, ma assume la forma e la consistenza del recipiente o dello spazio che occupa. Chi sa se appartiene ai gas nobili? Piuttosto no, per quanto ci possa affascinare l'aggettivo. I gas nobili sono omogenei e puri, monoatomici, e inoltre non hanno odore né colore. No, la malinconia non è elio, cripton, argon, xeno, radon... Ha odore e colore. Un gas camaleonte, che cambia tutti i colori e gli odori del mondo, come diversi colori e odori possono facilmente provocarla. Più importante è il fatto che il suo campo gravitazionale è trascurabilmente ristretto, se portiamo avanti l'analogia con i gas. 
Dal che deriva che attorno a noi roteano invisibili fronti, cicloni e anticicloni di malinconia. La migrazione, il loro trasferimento da un posto all'altro è un fatto importantissimo.

Talora mi assale una malinconia vaga, che non dovrebbe appartenermi.
Una malinconia da Africa settentrionale, tanto per dire.

Georgi Gospodinov, Fisica della malinconia 

 




 

 

venerdì 21 gennaio 2022

giovedì 20 gennaio 2022

martedì 18 gennaio 2022

Cose / 2

 

Non mi metto né fra gli allarmisti né fra gli angosciati. Guai se uno psicoanalista non ha superato il suo stadio di angoscia. È vero, ci sono intorno a noi cose orripilanti e divoranti, come la televisione dalla quale gran parte di noi viene regolarmente fagocitata. Ma soltanto perché è gente che si lascia fagocitare, s’inventa persino un interesse per quello che vede. Poi ci sono altri aggeggi mostruosi altrettanto divoranti: i razzi che vanno sulla luna, le ricerche in fondo al mare, eccetera. Tutte cose che divorano. Ma non c’è da fare drammi. Sono sicuro che quando ne avremo abbastanza, dei razzi, della televisione e di tutte le loro maledette ricerche a vuoto, troveremo altro di cui occuparci. C’è una reviviscenza della religione, no? E quale miglior mostro divorante della religione, una fiera continua, di che divertirsi per secoli come è già stato dimostrato? La mia risposta a tutto questo è che l’uomo ha sempre saputo adattarsi al male. Il solo reale concepibile, al quale abbiamo accesso è appunto questo, bisognerà farsene una ragione. Dare un senso alle cose, come si diceva. Altrimenti l’uomo non avrebbe angosce, Freud non sarebbe diventato famoso, e io farei il professore di scuola media.

Emilia GranzottoFreud per sempre, intervista a Jacques Lacan

 


 

 

 

Never

 


 

 

 

 

 

Cose

 

A Parigi, la gente cammina molto più in fretta che a Guilvinec, Joss l’aveva constatato da parecchio tempo. Ogni mattina, i pedoni filavano lungo l’avenue du Maine a una velocità di tre nodi. Quel lunedì Joss filava a poco meno di tre nodi e mezzo, nello sforzo di recuperare un ritardo di venti minuti. Per via dei fondi di caffè che si erano completamente rovesciati sul pavimento della cucina.
Non si era sorpreso. Aveva capito da tempo che le cose sono dotate di una vita segreta e perniciosa. Salvo forse alcuni accessori nautici che, a memoria di marinaio bretone, non l’avevano mai aggredito, il mondo delle cose era indubbiamente carico di un’energia tutta concentrata a rompere le palle all’uomo. Il più insignificante errore di manipolazione offriva all’oggetto un’improvvisa libertà che, per quanto minima, innescava una serie di sciagure a catena in grado di coprire un’ampia gamma, dalla seccatura alla tragedia. Il tappo che sfugge dalle dita era, nella tonalità minore, un modello base. Perché un tappo caduto non rotola ai piedi dell’uomo, assolutamente no. Si acquatta dietro al fornello, malignamente, come il ragno in cerca di inaccessibilità, scatenando per il suo predatore, l’Uomo, una sequenza di cimenti variabili: spostamento del fornello, rottura del tubo di gomma, caduta di utensile, scottatura. [...]

In questo modo le cose, animate da uno spirito di vendetta che traevano a buon diritto dalla loro condizione di schiavitù, riuscivano per brevi ma intensi attimi ad assoggettare l'uomo al loro larvato potere, a farlo torcere e strisciare come un cane, senza risparmiare né le donne né i bambini. No, per niente al mondo si sarebbe fidato delle cose, come non si sarebbe fidato degli uomini o del mare. Le cose ti rubano la ragione, gli uomini l'anima e il mare la vita. 

Fred Vargas, Parti in fretta e non tornare

 


 

 

 

 

lunedì 17 gennaio 2022

Words

 

Words are very unnecessary
They can only do harm 

 






Ozio

 

Che l'ozio sia uno spreco di tempo è un concetto pericoloso messo in giro dai suoi nemici, gente priva di spiritualità. Il fatto che l'ozio possa essere enormemente produttivo viene deliberatamente ignorato. I musicisti sono dipinti come lavativi; gli scrittori come ingrati egoisti; gli artisti come pericolosi. Robert Louis Stevenson nel saggio ‘In difesa dei pigri’ (1877) espresse questo paradosso come segue: “La cosiddetta pigrizia […] non consiste nel non far nulla, ma nel fare molto di quel che non è contemplato nei dogmatici formulari della classe dominante”. Ogni persona creativa ha bisogno di lunghi periodi di languore, indolenza e occhi rivolti al soffitto per poter sviluppare delle idee.

Tom Hodgkinson, L'ozio come stile di vita

 


 

 

sabato 15 gennaio 2022

Thief

 


 

 

 

 

Poeti

 

Nella mia famiglia non ci sono poeti.
Però mio nonno Gregorio,
quando annaffiava l’orto
è rimasto così tanti pomeriggi
a osservare il canale, mormorando:
Non beviamo
l’acqua: è essa a berci.

No, nella mia famiglia non ci sono poeti.
Ma una volta, da bambina, trovai dei gusci
di un uovo azzurro
ai piedi del mandorlo.
Li mostrai a mio padre e mio padre, silenzioso,
mi insegnò a costruirgli un nido
con i rametti;
e mi spiegò perché: ci sono pezzi di vita
che valgono
interi sogni.

Nella mia famiglia, vi dico, non ci sono poeti.
Ma quando la mia bisnonna
Asunción
vide per la prima volta il mare
– la prima e l’unica –
mi dicono che restò molto seria, tacendo
a lungo, prima di dire:
Grazie
per
gli occhi.

Non so da dove vengo.
Ma nella mia famiglia non ci sono poeti.

Martha Asunción Alonso

 


 

 

Yellow

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 14 gennaio 2022

Terra mia

 

 

 





Floor

 

Pavimento di Santa Maria del Fiore, Firenze

 

 

 

 

Solitude standing

 

 Cos’era successo in questi dieci anni perché tutt’a un tratto ci fossero tante cose da dire, tante cose e così urgenti che non si poteva aspettare a dirle? Ovunque andassi, qualcuno mi veniva incontro parlando al telefono e qualcuno mi seguiva parlando al telefono. Quando presi un taxi, l’autista era al telefono. Per uno che spesso passava molti giorni di seguito senza parlare con qualcuno, fui costretto a domandarmi cos’era crollato nella gente, di ciò che prima le teneva insieme, per rendere l’incessante chiacchiericcio telefonico preferibile a una passeggiata sotto la sorveglianza di nessuno, a un momento di solitudine che permetteva di assimilare le strade attraverso i propri sensi corporei e di pensare la miriade di pensieri che ispirano le attività di una città. Per me, faceva sembrare comiche le strade e ridicole le persone. Eppure sembrava anche un’autentica tragedia. Sradicare l’esperienza della separazione doveva avere inevitabilmente un effetto drammatico. Quali saranno le conseguenze? Tu sai che puoi raggiungere l’altra persona in ogni momento, e se non puoi diventi impaziente, impaziente e irritato come un piccolo, stupido dio. Sapevo bene che il silenzio di fondo era stato abolito da un pezzo nei ristoranti, negli ascensori e nei campi da baseball, ma che l’immensa solitudine degli esseri umani dovesse produrre questo sconfinato desiderio di essere ascoltati, unito al disinteresse per chi ascolta le tue conversazioni…

Philip Roth, Il fantasma esce di scena

 


 

 

 

Dosi

 


 

 

giovedì 13 gennaio 2022

Posizioni

 








Animali

 

C'è chi sogna di incontrare gli extraterrestri e non ha mai avuto un cane o un gatto e non sa che cosa ha perso, di quanto affetto e intelligenza sono capaci. Non conoscere e non amare gli animali è una grave perdita per la nostra stessa vita e felicità

Margherita Hack

 


 

 

 

mercoledì 12 gennaio 2022

In a manner of speaking



 In a manner of speaking, I just want to say

That I could never forget the way

You told me everything

By saying nothing

In a manner of speaking, I don't understand

How love in silence becomes reprimand

But the way that I feel about you

Is beyond words

Oh, give me the words

Give me the words

That tell me nothing

Oh, give me the words

Give me the words

That tell me everything

In a manner of speaking, semantics won't do

In this life that we live, we only make do

And the way that we feel

Might have to be sacrificed

So in a manner of speaking, I just want to say

That like you, I should find a way

To tell you everything

By saying nothing


 

 

Medicina

 

Ci sono due tipi di medicina: quella degli schiavi e quella degli uomini liberi. Quella per gli schiavi, sintomatica, prevede la rapida rimozione del sintomo, perché il soggetto possa tornare al più presto al lavoro. Quella per gli uomini liberi, eziopatogenetica, prevede la conoscenza e la comprensione del sintomo, il suo significato per la salute complessiva del corpo nella sua unità indivisibile, per giungere all’equilibrio di tutta la persona.

Platone, IV secolo a.C.

 

Non dovresti curare gli occhi senza curare la testa o la testa senza curare il corpo. Così anche non dovresti curare il corpo senza curare l’anima. Questo è il motivo per cui la cura di molte malattie è sconosciuta ai medici, perché sono ignoranti del Tutto, che anch’esso dovrebbe essere studiato, dal momento che una parte specifica del corpo non potrà stare bene a meno che non stia bene il Tutto

Platone



 

 

 

 

Sassoli

 


 

 

 

martedì 11 gennaio 2022

Window

 

A volte la vita

diventa una finestra 

con le cose che stanno al di là 

come nei sogni:

un panno che ciondola al vento

un fiore, una ragazza

e quella luce bianca del mondo

dove non ci sei.

 

Nino Pedretti, La finestra

 


 

 

 

 

 

lunedì 10 gennaio 2022

Vaccino

 

Maria Elena Bottazzi vive da anni negli USA, dove co-dirige il l Vaccine Development Center, a Houston. Qui ha inventato il suo vaccino contro il covid: il Corbevax, efficacia al 90%.
Il brevetto?
"Non c'è nessun brevetto. Il sole può essere brevettato?", ha detto intervistata. L’ha reso libero, totalmente libero. Ed essendo producibile a bassissimo costo (1 euro a dose), è estremamente conveniente per quei Paesi in via di sviluppo che non possono permettersi i vaccini di altre case farmaceutiche.

L’India l’ha già approvato. Ora Maria Elena Bottazzi spera che anche l’Indonesia segua. Dopo di lei, speriamo tanti altri Paesi.
Poteva farci milioni, ha scelto di renderlo libero per fare in modo che tante persone possano usufruirne.

Leonardo Cecchi 

  






domenica 9 gennaio 2022

Price we pay

 

 

 

There are some words 

better said silently





sabato 8 gennaio 2022

Il gatto

 

Elegante, silenzioso, riflessivo, atletico e, per contro, clownesco, giocherellone, miagolante, fifone: il gatto sembra condensare un gran numero di tratti molto spesso in antitesi tra loro. Alla fine, inevitabilmente, vien da chiedersi “dove sei?”, “come posso raggiungerti?”. Ma la magia sta proprio in questa distanza, nell’irraggiungibilità dell’universo felino, che entra prepotentemente nell’intimità —il gatto sa essere affettuoso con una profondità che non ha pari— e tuttavia mantiene una lontananza siderale.

Roberto Marchesini

 


 

 

 

 

Nuvole

 

Non ho un lavoro. Non ho la morosa. Non ho amici. Così ho molto tempo. Sono un privilegiato: tempo e spazio definiscono la ricchezza e la ricchezza è privilegio di pochi. Tempo e spazio si possono entrambi occupare, ma io preferisco occupare solo il tempo, attraversando lo spazio. Per questo cammino in continuazione. Dove vado non ha importanza: mantenere una direzione è puro pretesto per tenere l'equilibrio, condizione essenziale per continuare a camminare.

Fu dunque per caso che, qualche giorno fa, mi trovai a camminare per la strada che porta a F. paese. Era pomeriggio presto e il vento aveva pulito l'aria in modo meraviglioso. Alzai la testa: sopra la linea delle colline le nuvole disegnavano un'altra linea delle colline appartenente a una diversa dimensione.

Non potendomi arrampicare sulle nuvole, presi per le colline.

Vitaliano Trevisan (1960 / 2022)

 



 



Incarnations

 

Il papà era sul lato della casa a reggere una porta per l’affittuario quando udì la voce della mamma levarsi acuta fra le urla del bambino. Gli fu facile accorrere, la veranda nel retro dava direttamente sulla cucina, e prima che la doppia porta si richiudesse di scatto alle sue spalle il papà aveva abbracciato l’intera scena con lo sguardo, la pentola rovesciata sulle mattonelle davanti alla stufa e il getto azzurro del fornello a gas e la pozza d’acqua ancora fumante che si diramava in ogni direzione sul pavimento, il frugoletto infagottato nel pannolino in piedi rigido col vapore che esalava dai capelli e dal petto e dalle spalle porpora e gli occhi strabuzzati e la bocca spalancata che sembrava come separata dai suoni che emetteva, la mamma un ginocchio in terra che lo tamponava inutilmente con lo strofinaccio, coprendo con le sue le urla del bambino, isterica al punto da essere quasi impietrita. Il suo ginocchio e il piccolo tenero piede scalzo erano ancora immersi nella pozza fumante, e per prima cosa il papà prese il piccino per le ascelle, lo sollevò da terra e lo portò al lavello, dove buttati fuori i piatti aprì il rubinetto per far scorrere l’acqua fredda del pozzo sui piedi del bambino mentre ne raccoglieva altra nel cavo della mano e la versava o la gettava sulla testa sulle spalle e sul petto, non volendo innanzitutto più vedere il vapore esalare dal corpo, la mamma che da sopra la sua spalla invocava il Signore finché lui non la mandò a prendere degli asciugamani e a vedere se avevano della garza, il papà che si muoveva con efficienza, la sua mente maschile concentrata unicamente sullo scopo da raggiungere, ancora inconsapevole che lui si muoveva con disinvoltura o che aveva smesso di sentire le urla altissime perché sentirle lo avrebbe pietrificato rendendo impossibile fare quel che andava fatto per soccorrere la sua creatura, le cui urla avevano assunto la regolarità del respiro e si protraevano da tanto di quel tempo da essere diventate una presenza nella cucina, un’altra cosa da rimuovere al più presto. La porta laterale dell’affittuario pendeva all’esterno dal cardine superiore e oscillava appena appena al vento, e un uccello sulla quercia dall’altro lato del vialetto d’accesso sembrava osservare la porta con la testa inclinata mentre dall’interno continuavano a venire le urla. Le ustioni peggiori comparivano sul braccio e sulla spalla destri, sul petto e sulla pancia il rosso sfumava in rosa sotto l’acqua fredda e la tenera pianta dei piedi non era coperta di vesciche per quanto poteva vedere il papà, ma il frugoletto continuava a stringere i pugni e a urlare anche se forse ormai solo come reazione alla paura, in seguito il papà aveva capito di averla considerata una possibilità, il faccino gonfio e le venuzze sporgenti dalle tempie e il papà che continuava a ripetere che era lì era lì, l’adrenalina in calo mentre la rabbia contro la mamma per aver permesso che succedesse quella cosa iniziava a raccogliersi a ciuffetti nell’angolo più remoto della mente, lontani ancora ore dal giungere a espressione. Quando la mamma tornò lui si chiese se non fosse il caso di avvolgere il bambino in un asciugamano ma inzuppò l’asciugamano e l’avvolse, lo fasciò stretto stretto e tirò fuori il suo piccino dal lavello e lo depose sul bordo del tavolo della cucina per calmarlo mentre la mamma cercava di controllare la pianta dei piedi gesticolando con la mano all’altezza della bocca e pronunciando parole senza senso mentre il papà si piegava trovandosi faccia a faccia col bambino sul bordo a quadretti del tavolo a ribadire che lui era lì nel tentativo di placare le urla del frugoletto ma il bambino continuava a spolmonarsi, un suono acuto puro limpido capace di arrestarne il cuore e le minuscole labbra e le gengive ora coperte del bluastro di una fiamma bassa pensò il papà, urlando come se fosse ancora sotto la pentola rovesciata in preda al dolore. Un minuto, due così che sembravano molto più lunghi, con la mamma che a fianco del papà parlava con voce cantilenante vicino al viso del bambino e l’allodola sul ramo con la testa da un lato e il cardine che mostrava una nervatura bianca sotto il peso della porta inclinata finché il primo fil di fumo non spuntò indolente da sotto il lembo ripiegato dell’asciugamano e gli occhi dei genitori s’incontrarono sbarrati – il pannolino, che quando aprirono l’asciugamano e stesero il figlioletto sulla tovaglia a quadri e slacciarono le linguette mezzo squagliate e cercarono di toglierlo con rinnovate urla fece una certa resistenza e scottava, il pannolino del figlio bruciava sotto le mani e videro dove l’acqua era davvero caduta e si era raccolta seguitando a bruciare il loro piccino per tutto quel tempo mentre lui urlava perché lo aiutassero, cosa che non avevano fatto, non ci avevano pensato e quando lo tolsero e videro com’era ridotto la mamma disse il nome di battesimo del loro dio e si afferrò al tavolo per non cadere mentre il padre si girava scagliando un pugno nel vuoto e maledicendo se stesso e il mondo intero non per l’ultima volta mentre suo figlio ora poteva sembrare addormentato, non fosse stato per il ritmo del respiro e i piccoli inetti movimenti con le mani nel vuoto, mani grandi come il pollice di un adulto che avevano afferrato il pollice del papà nella culla mentre guardava la bocca del papà che si muoveva nel cantare, e la testa inclinata sembrava guardare al di là di lui a qualcosa con occhi che indirettamente immalinconivano il papà. Se non avete mai pianto e volete piangere, fate un figlio. Ti spezza il cuore e poi come continua un figlio è la canzone stridula che il papà torna a sentire come se la donna alla radio fosse lì con lui a guardare quello che hanno fatto, anche se qualche ora dopo quello che il papà non riuscirà a perdonarsi è quanto desiderasse una sigaretta proprio mentre facevano al bimbo un pannolino di garza e l’avvolgevano in due asciugamani intrecciati e il papà lo sollevava come un neonato con il cranio nel palmo e lo portava fuori di corsa nel camioncino infocato bruciando le ruote lungo il tragitto fino alla città e al pronto soccorso dell’ospedale con la porta dell’inquilino penzolante tutto il giorno finché il cardine non cedette ma ormai era troppo tardi, di fronte all’inevitabile e alla loro impotenza il bambino aveva imparato ad abbandonare se stesso e a guardare tutto il resto svolgersi da un punto sovrastante, e quanto era andato perso da quel momento non contava più, e il corpo del bambino si espanse e andò a zonzo e batté cassa e visse la sua vita non più in affitto, cosa fra le cose, l’anima della sua persona un tanto di vapore lassù in alto, che cade come pioggia e poi risale, il saliscendi del sole uno yo-yo.

David Foster Wallace, Incarnazioni di bambini bruciati