venerdì 19 febbraio 2016

Morire per delle idee




Mi basta sentire qualcuno parlare sinceramente di ideale, di avvenire, di filosofia, sentirlo dire "noi" con tono risoluto, invocare gli "altri" e ritenersene l'interprete - perchè io lo consideri mio nemico. Scorgo in lui un tiranno mancato, un carnefice approssimativo, detestabile quanto i tiranni e i carnefici di gran classe. Il fatto è che ogni fede esercita una forma di terrore, tanto più spaventosa quando ne sono i fautori i "puri". Si diffida dei furbi, delle canaglie, dei cialtroni; tuttavia non si può imputar loro nessuna delle grandi convulsioni della storia; non credendo in nulla, essi non frugano nei vostri cuori, e neanche nei vostri pensieri riposti; vi abbandonano alla vostra indifferenza, alla vostra disperazione o alla vostra inutilità; l'umanità deve loro i pochi momenti di prosperità che ha conosciuto: sono loro a salvare i popoli che i fanatici torturano e gli "idealisti" rovinano. Privi di dottrina, essi hanno soltanto capricci e interessi, vizi accomodanti, mille volte più sopportabili delle devastazioni provocate dal dispotismo che sbandiera princìpi: giacchè tutti i mali della vita derivano da una "concezione della vita". Un uomo politico perfetto dovrebbe studiare a fondo i sofisti antichi e prendere lezioni di canto - e di corruzione…
Il fanatico, invece, è incorruttibile: se per un'idea è capace di uccidere, allo stesso modo può farsi uccidere per essa; in entrambi i casi, sia egli tiranno o martire, è un mostro. Non esistono esseri più pericolosi di quelli che hanno sofferto per una convinzione: i grandi persecutori che reclutano tra i martiri ai quali non è stata tagliata la testa. Lungi dal diminuire la brama di potenza, la sofferenza la esaspera; perciò lo spirito si sente più a suo agio in compagnia di un fanfarone che in quella di un martire; e niente gli ripugna quanto lo spettacolo in cui qualcuno muoia per un'idea... disgustato dal sublime e dalla carneficina, esso sogna una noia di provincia su scala universale, una Storia il cui ristagno sia tale che il dubbio vi si profili come un evento e la speranza come una calamità...

Cioran, Sommario di decomposizione











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