Mi
basta sentire qualcuno parlare sinceramente di ideale, di avvenire,
di filosofia, sentirlo dire "noi" con tono risoluto,
invocare gli "altri" e ritenersene l'interprete - perchè
io lo consideri mio nemico. Scorgo in lui un tiranno mancato, un
carnefice approssimativo, detestabile quanto i tiranni e i carnefici
di gran classe. Il fatto è che ogni fede esercita una forma di
terrore, tanto più spaventosa quando ne sono i fautori i "puri".
Si diffida dei furbi, delle canaglie, dei cialtroni; tuttavia non si
può imputar loro nessuna delle grandi convulsioni
della storia; non credendo in nulla, essi non frugano nei vostri
cuori, e neanche nei vostri pensieri riposti; vi abbandonano alla
vostra indifferenza, alla vostra disperazione o alla vostra
inutilità; l'umanità deve loro i pochi momenti di prosperità che
ha conosciuto: sono loro a salvare i popoli che i fanatici torturano
e gli "idealisti" rovinano. Privi di dottrina, essi hanno
soltanto capricci e interessi, vizi accomodanti, mille volte più
sopportabili delle devastazioni provocate dal dispotismo che
sbandiera princìpi: giacchè tutti i mali della vita derivano da una
"concezione della vita". Un uomo politico perfetto dovrebbe
studiare a fondo i sofisti antichi e prendere lezioni di canto - e di
corruzione…
Il
fanatico, invece, è incorruttibile: se per un'idea è capace di
uccidere, allo stesso modo può farsi uccidere per essa; in entrambi
i casi, sia egli tiranno o martire, è un mostro. Non esistono esseri
più pericolosi di quelli che hanno sofferto per una convinzione: i
grandi persecutori che reclutano tra i martiri ai quali non è stata
tagliata la testa. Lungi dal diminuire la brama di potenza, la
sofferenza la esaspera; perciò lo spirito si sente più a suo agio
in compagnia di un fanfarone che in quella di un martire; e niente
gli ripugna quanto lo spettacolo in cui qualcuno muoia per un'idea...
disgustato dal sublime e dalla carneficina, esso sogna una noia di
provincia su scala universale, una Storia il cui ristagno sia tale
che il dubbio vi si profili come un evento e la speranza come una
calamità...
Cioran, Sommario di decomposizione
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