Una
concezione abbastanza diffusa dell’universo sarebbe questa:
infinite nebulose, che si allontanano l’una dall’altra a notevole
velocità, e tra queste nebulose, sperduta nell’esplosione cosmica,
la nostra, detta Galassia. Questa Galassia gira su se stessa come un
disco piatto e contiene miliardi di stelle, tra le quali, per quanto
poco appariscente e lontano dal centro, il sole. E intorno a questo
sole girerebbe la terra. A me sembra ovvio invece che il sole non è
una stella ma è il sole, come chiunque può accertare da sé, e
appare ogni mattina dietro a quei colli, e ogni sera va giù dietro a
quegli altri: e che le stelle non sono che puntini luminosi, la prova
che si vedono solo di notte, e la galassia in questione deve essere
la luna che annuncia pioggia; quanto alle nebulose sono talmente
nebulose che appaiono solo nelle fotografie. Ora è un fatto
stabilito che non ci si può fidare molto delle fotografie del cielo,
di solito non portano nemmeno una traccia degli spiriti malvagi che
pure come tutti sanno riempiono gli spazi, dove non fanno altro che
chiamarci, chiamarci, offrendoci mille seduzioni: vorrebbero farci
lasciare questa solida terra, resa fertile dalle salme dei nostri
antenati, per il meschino gusto di vederci sprofondare nelle tenebre
vuote.
Purtroppo
ce ne sono molti, oggi, che desiderano sul serio lasciare la terra,
ingannati da una serie di illusioni ottiche, e anche di illusioni di
altro genere. Io invece ho deciso di fare, uno di questi giorni, un
giretto per il mio giardino, prendendo naturalmente ogni sorta di
precauzioni.
R.
Wilcock, Lo stereoscopio dei solitari
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