lunedì 13 febbraio 2017

Ogni promessa





Eravamo appena arrivati in quel palazzo, il trasloco era stato abbastanza sbrigativo, e come tutti i traslochi era stata un’audizione, i condòmini che ci guardavano dalla finestra e noi che cercavamo di non dire e non fare niente che potesse infastidirli, volevamo subito essere accettati. Cosí all’inizio sul balcone mettevamo solo fiori molto appariscenti, stendevamo i vestiti migliori, e ci mostravamo sempre la piú affiatata delle coppie. Quando litigavamo chiudevamo le finestre per non farci sentire, e ci soffiavamo dentro tutta la rabbia che avevamo. La stanza si gonfiava della nostra furia, le pareti si incurvavano, la camera si faceva grotta, a ogni urlo un soffio in piú, i muri che spingevano all’infuori, il soffitto che saliva.
E cosí pensavamo alla signora del piano di sopra, e a suo nipote, che vedevano il pavimento gonfiarsi all’improvviso sotto i piedi. Poi quando avevamo finito di discutere riaprivamo le finestre, la nostra rabbia sfiatava fuori tutta insieme in un unico soffio che vibrava, i muri tornavano dritti e cosí pure il pavimento. E noi uscivamo sul balcone pieni di sorrisi, e se vedevamo qualcuno dicevamo Buongiorno come va? Per le scale salutavamo tutti, io che mi presentavo e stringevo le mani dei vicini, e Sara che diceva sempre Noi, perché dire Noi era piú rassicurante. E poi perché era romantico, era come rimettersi insieme ogni volta, come scegliersi di nuovo. 

Andrea Bajani, Ogni promessa


 

 

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