venerdì 17 febbraio 2017

Un ghirigoro fra tanti





(...) del mondo che vediamo siamo anche parte integrante, non siamo osservatori esterni. Siamo situati in esso. La nostra prospettiva su di esso è dall' interno. 
Siamo fatti degli stessi atomi e degli stessi segnali di luce che si scambiano i pini sulle montagne e le stelle nelle galassie. Man mano che la nostra conoscenza è cresciuta, abbiamo imparato sempre di più di questo nostro essere parte, e piccola parte, dell’universo. Ciò è avvenuto già nei secoli passati, ma sempre di più nell’ultimo secolo. Pensavamo di essere sul pianeta al centro del cosmo, e non lo siamo. Pensavamo di essere una razza a parte, nella famiglia degli animali e delle piante, e abbiamo scoperto che siamo discendenti dagli stessi genitori di ogni altro essere vivente intorno a noi. Abbiamo bisnonni in comune con le farfalle e con i larici. Siamo come un figlio unico che cresce e impara che il mondo non gira solo intorno a lui come pensava quando era piccolo. Deve accettare di essere uno fra gli altri. Specchiandoci negli altri e nelle altre cose, impariamo chi siamo.
Durante il grande idealismo tedesco, Schelling poteva pensare che l’uomo rappresentasse il vertice della natura, il punto altissimo dove la realtà prende coscienza di sé stessa. Oggi, dal punto di vista del nostro sapere sul mondo naturale, questa idea ci fa sorridere. Se siamo speciali, siamo speciali come è speciale ognuno per sé stesso, ogni mamma per il suo bimbo. Non certo per il resto della natura. Nel mare immenso di galassie e di stelle, siamo un infinitesimo angolo sperduto; fra gli arabeschi infiniti di forme che compongono il reale, noi non siamo che un ghirigoro fra tanti.

Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica

 
 



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