Detta
anche illusione del sosia o del doppio, fu descritta per la prima
volta nel 1923 dallo psichiatra francese Capgras da cui ha preso il
nome. Si tratta di un disordine piuttosto raro costituito da una
particolarissima forma di delirio-paranoia: credere che le persone
conosciute (mariti, mogli, figli e parenti) siano state sostituite da
cloni e che questi, pur avendo il medesimo aspetto e gli stessi
comportamenti, siano in realtà degli impostori. Nel
1991 fu descritto
il caso di una paziente di 74 anni che era convinta che suo marito
fosse stato sostituito da un estraneo. Si rifiutava di dormire con
l’impostore, si chiudeva a chiave nella sua stanza, e aveva chiesto
a suo figlio di procurarle una pistola. Non mostrava però alcun
fenomeno di errata identificazione nei confronti di altre persone
della sua vita.
Nel
2003 il neuroscienziato Vilayanur S. Ramachandran in uno splendido
libro dal titolo “Che cosa sappiamo della mente” racconta di un paziente che, al risveglio da un incidente stradale,
di fronte a sua madre accorsa al suo capezzale, si rivolse con
circospezione al dottore e gli sussurrò in un orecchio che la
persona nella stanza somigliava in maniera stupefacente a sua madre,
ma non lo era e di sicuro si trattava di una persona che si stava
spacciando per lei. Secondo
le più recenti teorie questo disturbo sarebbe collegato a una
interruzione fra le aree cerebrali deputate al riconoscimento del
volto (giro fusiforme) e le aree deputate a realizzare la coloritura
emozionale del riconoscimento (l’amigdala). Questi pazienti, al
contrario dei prosopagnosici, mantengono cioè intatta la capacità
di riconoscere i volti, ma, non provando nessuna emozione di fronte
ad essi, vedono spezzato il senso di familiarità e “giustificano”
l' anaffettività che provano con il fatto che la persona che hanno
di fronte è in realtà un estraneo.
Il
film
cult del cinema di fantascienza 'L’invasione degli ultracorpi'
descrive perfettamente questa
sindrome.
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