Una
sovrapposizione fatale di mezzi di soccorso insufficienti,
prevenzione inadeguata, vuoti di competenze e condizioni climatiche
critiche. Oltre, ovviamente, alla mano criminale dell’uomo mossa da
interessi economici. Sono queste le
cause del devastante incendio sul Vesuvio,
che da giorni sta mandando in fumo il territorio del parco nazionale
sulle pendici del vulcano.
Michele
Buonomo,
presidente di Legambiente Campania raggiunto da LifeGate, ha
sottolineato come la criticità della situazione dipenda da un
impasto di responsabilità a diversi livelli. “Il governo centrale
non ha dato seguito al trasferimento di competenze e mezzi dopo lo
smantellamento del Corpo forestale, lasciando quindi una lacuna grave
nella gestione del territorio”, spiega l’ambientalista,
aggiungendo che, a proposito dell’incendio sul Vesuvio, anche
l’amministrazione regionale avrebbe la sua parte di responsabilità.
“La
regione Campania è in ritardo nell’attuazione del piano Aib
(antincendio boschivo, ndr)
e nella realizzazione di interventi di manutenzione dei territori a
rischio – aggiunge Buonomo –. Oltre a questo, si registra la
scarsità di uomini e mezzi a disposizione dell’ente parco e
dell’ex Corpo forestale, che si trovano a operare in cronica
emergenza di personale e di risorse”.
(…)
Al
parco del Vesuvio, in particolare, lavorano al momento 15 dipendenti
in tutto, con un solo veicolo a disposizione. Troppo pochi, per
riuscire a presidiare un territorio vasto e complesso come quello
dell’area
protetta vesuviana.
(...)
sulla
natura dolosa del grande incendio del Vesuvio non sembrano esserci
dubbi.
“Le immagini non lasciano spazio all’interpretazione – ha
commentato il presidente dell’ente parco del Vesuvio Agostino
Casillo – siamo di fronte a più attacchi criminali, operati in
diversi punti distanti l’uno dall’altro, in modo che i soccorsi
siano più difficili”. Ercolano, Terzigno, Sant’Anastasia,
Boscoreale, Trecase, Somma Vesuviana, Ottaviano: i focolai si sono
sviluppati rapidamente in numerose aree del cono vulcanico, quasi
descrivendo un cerchio intorno alla montagna, con una modalità che
fa pensare a un intervento doloso su larga scala.
(...)
“Per
conoscere il movente bisognerà aspettare le indagini, ma bisogna
tener presente che nelle
stesse operazioni di spegnimento e di rimboschimento sono coinvolti
soggetti privati con un giro d’affari significativo
– sottolinea Michele Buonomo – Intorno all’emergenza incendi
girano contratti e soldi”.
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