venerdì 14 luglio 2017

Incendio Vesuvio





Una sovrapposizione fatale di mezzi di soccorso insufficienti, prevenzione inadeguata, vuoti di competenze e condizioni climatiche critiche. Oltre, ovviamente, alla mano criminale dell’uomo mossa da interessi economici. Sono queste le cause del devastante incendio sul Vesuvio, che da giorni sta mandando in fumo il territorio del parco nazionale sulle pendici del vulcano.
Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania raggiunto da LifeGate, ha sottolineato come la criticità della situazione dipenda da un impasto di responsabilità a diversi livelli. “Il governo centrale non ha dato seguito al trasferimento di competenze e mezzi dopo lo smantellamento del Corpo forestale, lasciando quindi una lacuna grave nella gestione del territorio”, spiega l’ambientalista, aggiungendo che, a proposito dell’incendio sul Vesuvio, anche l’amministrazione regionale avrebbe la sua parte di responsabilità.
La regione Campania è in ritardo nell’attuazione del piano Aib (antincendio boschivo, ndr) e nella realizzazione di interventi di manutenzione dei territori a rischio – aggiunge Buonomo –. Oltre a questo, si registra la scarsità di uomini e mezzi a disposizione dell’ente parco e dell’ex Corpo forestale, che si trovano a operare in cronica emergenza di personale e di risorse”.
(…)
Al parco del Vesuvio, in particolare, lavorano al momento 15 dipendenti in tutto, con un solo veicolo a disposizione. Troppo pochi, per riuscire a presidiare un territorio vasto e complesso come quello dell’area protetta vesuviana.
(...) sulla natura dolosa del grande incendio del Vesuvio non sembrano esserci dubbi. “Le immagini non lasciano spazio all’interpretazione – ha commentato il presidente dell’ente parco del Vesuvio Agostino Casillo – siamo di fronte a più attacchi criminali, operati in diversi punti distanti l’uno dall’altro, in modo che i soccorsi siano più difficili”. Ercolano, Terzigno, Sant’Anastasia, Boscoreale, Trecase, Somma Vesuviana, Ottaviano: i focolai si sono sviluppati rapidamente in numerose aree del cono vulcanico, quasi descrivendo un cerchio intorno alla montagna, con una modalità che fa pensare a un intervento doloso su larga scala.
(...)
Per conoscere il movente bisognerà aspettare le indagini, ma bisogna tener presente che nelle stesse operazioni di spegnimento e di rimboschimento sono coinvolti soggetti privati con un giro d’affari significativo – sottolinea Michele Buonomo – Intorno all’emergenza incendi girano contratti e soldi”.






Nessun commento:

Posta un commento