giovedì 31 agosto 2017
Profezie
Le
masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si
abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà
all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi
ai più incapaci.
Sarà
la punizione del suo principio astratto dell’uguaglianza, che
dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il
bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi.
Il
diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa
delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di
valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale:
culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento.
L’adorazione delle apparenze si paga.
Henri-Frédéric
Amiel, Frammenti
di diario intimo, 1871
lunedì 21 agosto 2017
Conversation
Ai
gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all'uomo:
attraversare la vita senza fare rumore.
domenica 20 agosto 2017
Vertigo
Che cos’è la vertigine? Paura di cadere? Ma
allora perchè ci prende la vertigine anche su un belvedere fornito
di una sicura ringhiera?
Topsy e Mary, elefantesse
Topsy
era nata libera in India molti anni prima della sua morte. E non si
era mai rassegnata al destino infausto che l’aveva vista catturata,
venduta e portata negli Stati Uniti dov’era diventata, suo
malgrado, una delle attrazioni principali del circo Forepaugh.
L’avevano fatta esibire un po’ ovunque e alla fine dei suoi
ventotto anni di carriera era finita nel Luna Park di Coney Island,
dove i suoi compiti erano diventati portare in groppa le persone e
muovere i materiali da costruzione. Topsy però non ci stava a fare
questa vita infame e così come ogni prigioniero piegato nel corpo ma
non nello spirito continuava a ribellarsi ai suoi carcerieri. E lo
faceva senza paura delle conseguenze che avrebbe pagato. Per questo
uccise tre dei suoi guardiani, l’ultimo le aveva spento una
sigaretta in bocca.
Le autorità decisero che l’elefantessa andava soppressa. Ci provarono con il veleno, e meditarono di impiccarla. Quando erano sul punto di farlo giunse in loro soccorso Thomas Edison, che propose di ucciderla mediante elettrocuzione. Non era la prima volta che lo scienziato uccideva animali in questo modo, e già da tempo era entrata in funzione la sua ultima invenzione: la sedia elettrica. Tuttavia la morte di Topsy rappresentava per lui un’occasione unica per infliggere al rivale George Westinghouse un duro colpo. Si combatteva, infatti, in quegli anni la cosiddetta “guerra delle correnti”. Da una parte Edison, inventore della corrente continua, dall’altra appunto Westinghouse e Tesla sostenitori di quella alternata. In ballo non c’era il primato scientifico ma il controllo delle infrastrutture elettriche americane, con tutto ciò che ne conseguiva dal punto di vista economico. In questa guerra senza esclusione di colpi Edison era desideroso di dimostrare la pericolosità della corrente alternata e così proprio per screditare i suoi rivali la utilizzò per l’assassinio di Topsy.
L’esecuzione, immortalata in un macabro filmato dal titolo "Electrocuting an Elephant", fu portata a termine il 4 gennaio 1903 al Luna Park di Coney Island di fronte a circa 1500 persone. Ci vollero pochi secondi perché la folgorazione spezzasse la vita dell’elefantessa. Edison fece circolare il filmato in tutti gli Stati Uniti ma perse lo stesso la sua battaglia contro Westinghouse.
Edison il grande inventore, Edison il padre dell’elettricità, Edison lo scienziato del futuro. Edison il ladro di idee, Edison il creatore della sedia elettrica, Edison il boia di Topsy, l’elefantessa colpevole di aver spezzato troppe volte le sue catene.
Le autorità decisero che l’elefantessa andava soppressa. Ci provarono con il veleno, e meditarono di impiccarla. Quando erano sul punto di farlo giunse in loro soccorso Thomas Edison, che propose di ucciderla mediante elettrocuzione. Non era la prima volta che lo scienziato uccideva animali in questo modo, e già da tempo era entrata in funzione la sua ultima invenzione: la sedia elettrica. Tuttavia la morte di Topsy rappresentava per lui un’occasione unica per infliggere al rivale George Westinghouse un duro colpo. Si combatteva, infatti, in quegli anni la cosiddetta “guerra delle correnti”. Da una parte Edison, inventore della corrente continua, dall’altra appunto Westinghouse e Tesla sostenitori di quella alternata. In ballo non c’era il primato scientifico ma il controllo delle infrastrutture elettriche americane, con tutto ciò che ne conseguiva dal punto di vista economico. In questa guerra senza esclusione di colpi Edison era desideroso di dimostrare la pericolosità della corrente alternata e così proprio per screditare i suoi rivali la utilizzò per l’assassinio di Topsy.
L’esecuzione, immortalata in un macabro filmato dal titolo "Electrocuting an Elephant", fu portata a termine il 4 gennaio 1903 al Luna Park di Coney Island di fronte a circa 1500 persone. Ci vollero pochi secondi perché la folgorazione spezzasse la vita dell’elefantessa. Edison fece circolare il filmato in tutti gli Stati Uniti ma perse lo stesso la sua battaglia contro Westinghouse.
Edison il grande inventore, Edison il padre dell’elettricità, Edison lo scienziato del futuro. Edison il ladro di idee, Edison il creatore della sedia elettrica, Edison il boia di Topsy, l’elefantessa colpevole di aver spezzato troppe volte le sue catene.
Mary
era nata libera. E libera voleva tornare.
Per questo non si era mai rassegnata a vivere in cattività, nelle gabbie di quel circo che la tenevano prigioniera tra uno "spettacolo" e l'altro: il circo di Charlie Sparks, impresario di secondo piano, che aveva comprato lei e altri quattro elefanti per farne le attrazioni principali della sua carovana itinerante. 12 vetture contro le 40 dei suoi colleghi più famosi, il circo di Sparks risultava piuttosto modesto. L'unica vera attrazione era Mary, addestrata a colpi di frusta a soffiare in strumenti che riproducevano diverse melodie, a lanciare la palla in un cesto, a farsi camminare sulla testa un branco di circensi.
L'11 settembre 1916 Sparks piantò il suo tendone a Clinch River Valley, in Virginia. Qui assunse come domatore un certo Walter "Red" Eldridge, ex bidello disoccupato senza alcuna esperienza nel settore. Il giorno seguente portò il circo in Tennessee, a Kingsport. Durante la parata che precedeva gli spettacoli Red cavalcò Mary e la colpì ripetutamente con un bastone. Alla fine della sfilata gli elefanti vennero portati in un fosso per essere innaffiati. Qui Mary, dopo le ennesime violenze, prese Red con la proboscide e lo lanciò in aria. Appena il corpo dell'uomo toccò terra l'elefantessa lo calpestò lasciandolo senza vita. La folla che seguiva il corteo scappò in preda al panico verso tutte le direzioni. Una volta ripreso il controllo dell'elefante, Sparks, accerchiato da una folla inferocita di cittadini locali, dovette acconsentire all'assassinio del suo più importante investimento. Così decise di compensare la perdita economica allestendo un macabro spettacolo.
Il 13 settembre, sotto la pioggia battente, Mary fu portata in catene alla stazione ferroviaria di Erwin. L'attendevano 2500 persone venute apposta per vederla penzolare dalla forca più grande mai costruita: una gru in grado di sollevare i vagoni più grandi. Mary fu agganciata al patibolo e sollevata. Si dimenticarono di sganciarle i piedi dai binari. La sua agonia fu lunga e dolorosissima. Anche perché le sue cinque tonnellate ruppero il peso della catena. Cadde a terra e rimase paralizzata per la rottura delle anche. Fu nuovamente agganciata e risollevata. Mori così, soffocando tra i lamenti. Intorno la gente rideva. Il giorno seguente numerosi giornali parlavano di Mary l'assassina, Mary la sanguinaria, Mary la belva malefica.
Bertolt Brecht scriveva: "tutti a dire della violenza del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono."
Mary non era un'assassina, Mary lottava per la sua libertà.
Per questo non si era mai rassegnata a vivere in cattività, nelle gabbie di quel circo che la tenevano prigioniera tra uno "spettacolo" e l'altro: il circo di Charlie Sparks, impresario di secondo piano, che aveva comprato lei e altri quattro elefanti per farne le attrazioni principali della sua carovana itinerante. 12 vetture contro le 40 dei suoi colleghi più famosi, il circo di Sparks risultava piuttosto modesto. L'unica vera attrazione era Mary, addestrata a colpi di frusta a soffiare in strumenti che riproducevano diverse melodie, a lanciare la palla in un cesto, a farsi camminare sulla testa un branco di circensi.
L'11 settembre 1916 Sparks piantò il suo tendone a Clinch River Valley, in Virginia. Qui assunse come domatore un certo Walter "Red" Eldridge, ex bidello disoccupato senza alcuna esperienza nel settore. Il giorno seguente portò il circo in Tennessee, a Kingsport. Durante la parata che precedeva gli spettacoli Red cavalcò Mary e la colpì ripetutamente con un bastone. Alla fine della sfilata gli elefanti vennero portati in un fosso per essere innaffiati. Qui Mary, dopo le ennesime violenze, prese Red con la proboscide e lo lanciò in aria. Appena il corpo dell'uomo toccò terra l'elefantessa lo calpestò lasciandolo senza vita. La folla che seguiva il corteo scappò in preda al panico verso tutte le direzioni. Una volta ripreso il controllo dell'elefante, Sparks, accerchiato da una folla inferocita di cittadini locali, dovette acconsentire all'assassinio del suo più importante investimento. Così decise di compensare la perdita economica allestendo un macabro spettacolo.
Il 13 settembre, sotto la pioggia battente, Mary fu portata in catene alla stazione ferroviaria di Erwin. L'attendevano 2500 persone venute apposta per vederla penzolare dalla forca più grande mai costruita: una gru in grado di sollevare i vagoni più grandi. Mary fu agganciata al patibolo e sollevata. Si dimenticarono di sganciarle i piedi dai binari. La sua agonia fu lunga e dolorosissima. Anche perché le sue cinque tonnellate ruppero il peso della catena. Cadde a terra e rimase paralizzata per la rottura delle anche. Fu nuovamente agganciata e risollevata. Mori così, soffocando tra i lamenti. Intorno la gente rideva. Il giorno seguente numerosi giornali parlavano di Mary l'assassina, Mary la sanguinaria, Mary la belva malefica.
Bertolt Brecht scriveva: "tutti a dire della violenza del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono."
Mary non era un'assassina, Mary lottava per la sua libertà.
sabato 19 agosto 2017
Idiomi
‘Miagolare
l’idioma degli umani è tabù’. Così recitava la legge dei
gatti, e non perché loro non avessero interesse a comunicare. Il
grosso rischio era nella risposta che avrebbero dato gli umani. Cosa
avrebbero fatto con un gatto parlante? Sicuramente lo avrebbero
rinchiuso in una gabbia per sottoporlo a ogni genere di stupidi
esami, perché in genere gli umani sono incapaci di accettare che un
essere diverso da loro li capisca e cerchi di farsi capire. I gatti
sapevano, per esempio, della triste sorte dei delfini, che si erano
comportati in modo intelligente con gli umani e così erano stati
condannati a fare i pagliacci negli spettacoli acquatici. E sapevano
delle umiliazioni a cui gli umani sottopongono qualsiasi animale che
si mostri intelligente e ricettivo con loro. Per esempio i leoni, i
grandi felini, obbligati a vivere dietro le sbarre e a vedersi
infilare tra le fauci la testa di un cretino; o i pappagalli, chiusi
in gabbia a ripetere sciocchezze. Perciò miagolare nel linguaggio
degli umani era un grandissimo rischio per i gatti.
Sepulveda, Storia di una gabbianella
giovedì 17 agosto 2017
Pietra o àncora
Ciò
che pesa troppo
e trascina in basso
che fa male come il dolore
e brucia come uno schiaffo,
può essere pietra
o àncora.
e trascina in basso
che fa male come il dolore
e brucia come uno schiaffo,
può essere pietra
o àncora.
Adam
Zagajewski
mercoledì 16 agosto 2017
Everywhere
Mi
hanno chiesto come sei arrivata fin qui? Non lo vedi sul mio
corpo? Il deserto della Libia, rosso con i corpi degli emigranti, il
Golfo di Aden rigonfio, la città di Roma senza cappotto. Spero che
il viaggio abbia significato qualcosa di più delle miglia percorse,
perché tutti i miei figli sono nell’acqua. Pensavo che il mare
fosse più sicuro della terra. Volevo fare l’amore, ma i miei
capelli avevano l’odore della guerra, e scappar via, scappar via.
Voglio stendermi e riposare, ma questi paesi sono come quegli zii che
quando sei piccola ti toccano mentre dormi. Guarda quei confini,
schiuma alla bocca, la disperazione di quei corpi spezzati. Ho sul
viso il colore del sole che scotta, i resti di mia madre giacciono
senza sepoltura. Ho passato giorni e notti nello stomaco di un TIR;
una volta uscita, non ero più la stessa. Qualche volta ho
l’impressione che sotto la mia pelle ci sia un’altra persona.
They
ask me how
did you get here?
Can’t you see it on my body? The Libyan desert red with immigrant
bodies, the Gulf of Aden bloated, the city of Rome with no jacket. I
hope the journey meant more than miles because all my children are in
the water. I thought the sea was safer than the land. I want to make
love, but my hair smells of war and running and running. I want to
lay down, but these countries are like uncles who touch you when
you’re young and asleep. Look at all these borders, foaming at the
mouth with bodies broken and desperate. I’m the colour of hot sun
on the face, my mother’s remains were never buried. I spent days
and nights in the stomach of the truck; I did not come out the same.
Sometimes it feels like someone else is wearing my body.
Warsan
Shire
Tempo
Riguardo
alla questione del tempo mi viene in mente quante volte ho visto
animali starsene immobili per ore, sopra una roccia, a guardare il
panorama. Non riesco a farmi venire in mente nessun motivo, che non
sia il semplice e meraviglioso godimento dell'esistenza, per il quale
un camoscio, una volpe oppure un gracchio, possano stare appostati in
un punto elevato per ore. Eppure loro hanno una aspettativa di vita
temporale di molto inferiore alla nostra. Sarà pure la non
consapevolezza del trascorrere del tempo che permette loro di
"perderne” così tanto per starsene tranquilli a godersi il
sole; ma loro lo fanno e noi no. E’ curioso vedere come tutte le
invenzioni dell'uomo tendano a farci guadagnare tempo libero e poi
come questo tempo, risparmiato con tanta fatica, venga impiegato per
correre ancora.
In alcuni periodi dell'anno, e nel fine settimana, incontro tantissime persone in montagna, ma sono sempre di corsa e vanno a fare qualcosa: a funghi, a caccia, a camminare, a raggiungere un rifugio, ad arrampicarsi. Quasi mai vedo qualcuno fermo a guardare il mondo, a contemplare e a vivere. Ma direi neppure a tentare quell'attività così congeniale alla nostra specie, di cui tanto ci vantiamo di essere gli unici in grado di farla: pensare.
In alcuni periodi dell'anno, e nel fine settimana, incontro tantissime persone in montagna, ma sono sempre di corsa e vanno a fare qualcosa: a funghi, a caccia, a camminare, a raggiungere un rifugio, ad arrampicarsi. Quasi mai vedo qualcuno fermo a guardare il mondo, a contemplare e a vivere. Ma direi neppure a tentare quell'attività così congeniale alla nostra specie, di cui tanto ci vantiamo di essere gli unici in grado di farla: pensare.
martedì 15 agosto 2017
sabato 12 agosto 2017
Hug
QUELL'ABBRACCIO
OLTRE LA SPECIE
Foto
scattata durante un sopralluogo militare dell'Armata Rossa nella
penisola di Ciukci, nel 1950.
Questa terra si caratterizza per un clima particolarmente duro, la temperatura in inverno scende oltre i quaranta gradi sotto zero, le nevi e ghiacci perenni rendono difficile lo sviluppo di qualsiasi forma di vita.
Durante la loro perlustrazione i soldati sovietici trovarono degli orsi polari, tra cui alcuni cuccioli, fortemente malnutriti. Non si voltarono dall'altra parte e diedero loro buona parte del cibo in scatola che avevano. Naturalmente non disponevano di grandi quantità di carne, ma avevano latte condensato in abbondanza che usarono per salvare la vita a questi splendidi animali.
Come si vede in questa foto gli orsi, in particolare i cuccioli, compresero perfettamente il gesto dei soldati.
Empatia oltre la specie.
In ogni luogo, in ogni tempo c'è sempre spazio per un gesto d'amore.
Questa terra si caratterizza per un clima particolarmente duro, la temperatura in inverno scende oltre i quaranta gradi sotto zero, le nevi e ghiacci perenni rendono difficile lo sviluppo di qualsiasi forma di vita.
Durante la loro perlustrazione i soldati sovietici trovarono degli orsi polari, tra cui alcuni cuccioli, fortemente malnutriti. Non si voltarono dall'altra parte e diedero loro buona parte del cibo in scatola che avevano. Naturalmente non disponevano di grandi quantità di carne, ma avevano latte condensato in abbondanza che usarono per salvare la vita a questi splendidi animali.
Come si vede in questa foto gli orsi, in particolare i cuccioli, compresero perfettamente il gesto dei soldati.
Empatia oltre la specie.
In ogni luogo, in ogni tempo c'è sempre spazio per un gesto d'amore.
Overshoot day
Il
2 agosto
è stato l’Overshoot
day,
cioè il giorno in cui la
quantità richiesta di risorse naturali dell’umanità ha superato
quelle che la Terra è in grado di generare nello stesso anno.
Ogni
anno, questa data cade sempre prima nel calendario: nel 1997 cadeva
alla fine di settembre, nel 2016 era stata l’8 agosto. Questo
significa che le risorse si esauriscono a ritmi sempre più elevati,
le attività di pesca e raccolta vengono praticate in modo eccessivo,
consumando sempre più risorse ecologiche di quelle che la natura è
in grado di rigenerare, ed emettiamo nell’atmosfera più anidride
carbonica di quanto le foreste possano assorbire.
L’Overshoot
day è
una campagna internazionale ideata dal think
tank
britannico New Economics Foundation per marcare chiaramente il
passaggio annuale tra consumo sostenibile e consumo a spese del
pianeta. Oggi, questa iniziativa è portata avanti dal Global
Footprint Network, una rete di esperti che ha elaborato un indice
unico e facilmente comprensibile per il calcolo dell’impronta
ecologica. Infatti, la data dell’Overshoot
day viene
calcolata in base a un apposito indice, il Food
Sustainability Index,
prodotto dal Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN), in
collaborazione con l’Intelligence Unit dell’Economist.
Come
illustra
un’infografica
del BCFN, il cibo influisce sull’impronta ecologica umana per il
26%. L’indice di sostenibilità alimentare comprende 58 indicatori
riferiti a tre aspetti chiave: agricoltura sostenibile, sfide
nutrizionali, perdita e spreco di cibo. Applicando l’indice a 25
paesi, nel 2016 la Francia è risultata la più virtuosa, seguita da
Giappone e Canada, con l’Italia in sesta posizione.
giovedì 10 agosto 2017
O Gorizia
“La vittoriosa nostra avanzata su Gorizia”.
“Manifestazioni di
giubilo patriottico in tutta Italia”.
Così
sul Messaggero di mercoledì 9 agosto 1916 si saluta la conquista di
Gorizia, una delle città simbolo dell’irredentismo italiano.
Dopo cinque giorni di asperrimi combattimenti, in cui l’esercito italiano ha impiegato bene 16 divisioni, i fanti del 28º Pavia entrano per primi a Gorizia. La Sesta battaglia dell’Isonzo continuerà per un’altra settimana circa.
Dopo cinque giorni di asperrimi combattimenti, in cui l’esercito italiano ha impiegato bene 16 divisioni, i fanti del 28º Pavia entrano per primi a Gorizia. La Sesta battaglia dell’Isonzo continuerà per un’altra settimana circa.
Tutto
questo per la contesa di appena 80 chilometri
quadrati di territorio, più importanti dal punto di vista
ideologico che da quello militare.
A
ricordare questo terribile e tragico evento, una delle canzoni
antimilitariste più cantate di sempre. Appunto “Gorizia tu sei
maledetta”.
La
versione più celebre del canto anarchico e pacifista è quella
eseguita da Michele Straniero a Spoleto nel 1964 nel corso
dell’annuale Festival dei Due Mondi.
mercoledì 9 agosto 2017
Stupefacente
Il
mondo – qualunque cosa ne possiamo pensare,
quando ci sentiamo terrorizzati dalla sua vastità
e dalla nostra impotenza, o esasperati dalla sua
indifferenza per la sofferenza degli individui,
dei popoli, degli animali e persino forse anche delle
piante (perché siamo così sicuri che le piante non provino
dolore?); qualunque cosa possiamo pensare delle
sue distese penetrate dai raggi di stelle circondate
da pianeti che abbiamo appena cominciato a scoprire,
pianeti già morti? ancora morti? non lo sappiamo proprio;
qualunque cosa possiamo pensare di questo
teatro infinito per il quale abbiamo prenotato i
biglietti, ma biglietti la cui validità è ridicolmente
breve, delimitata da due date arbitrarie;
qualunque cosa possiamo pensare di questo
mondo– il mondo è stupefacente.
Wislawa
Szymborska , Il poeta e il mondo
[dal
testo del discorso pronunciato il 7/12/1996,
quando le è stato conferito il Premio Nobel per la
letteratura]
martedì 8 agosto 2017
Tutt'uno
Sapete,
vivere con la bellezza di quelle montagne senza abituarsene è
difficile. Molti di voi sono qui da quasi tre settimane. Avete
osservato le montagne, udito il rumore del torrente e notato l’ombra
invadere furtivamente la valle, giorno dopo giorno. Vi siete accorti
di quanto è facile abituarvi a tutto questo? Dite che è bellissimo
e passate oltre. Vivere con la bellezza, o con qualcosa di brutto
senza abituarsene richiede enorme energia, una consapevolezza che non
permette alla mente di essere superficiale. E allo stesso modo, il
dolore ottunde la mente se ci abituiamo ad esso, come fa la maggior
parte di noi. Ma non c’è bisogno di abituarsi al dolore. Potete
vivere con il dolore, comprenderlo, approfondirlo, ma non allo scopo
di conoscerlo. Sapete che c’è il dolore, è un fatto, non c’è
altro da sapere. Dovete vivere con il dolore, e per farlo dovete
amarlo. E allora scoprirete che amore, dolore e morte sono tutt’uno.
J.
Krishnamurti, The Collected Works
lunedì 7 agosto 2017
Hiroshima e Nagasaki
"Ho
visto un ragazzo di circa dieci anni a piedi. Portava un bambino
sulla schiena. In quei giorni in Giappone, spesso abbiamo visto i
bambini che giocavano con i loro piccoli fratelli o sorelle sulle
loro spalle, ma questo ragazzo era chiaramente diverso. Si vedeva
chiaramente che era venuto in questo posto per una ragione seria. Non
indossava scarpe. Il viso era contratto. La piccola testa del bambino
(sulle spalle) era piegata come se fosse addormentato. Il ragazzo
stette lì per cinque o dieci minuti. Poi gli uomini in maschera
bianca gli si avvicinarono e cominciarono tranquillamente a togliere
la corda che legava il bambino. Allora ho visto che il bambino era
già morto. Gli uomini presero il corpo per le mani e i piedi e lo
adagiarono sul fuoco. Il ragazzo era fermo, immobile, fissava le
fiamme. Stava mordendo il labbro inferiore così forte che brillava
di sangue. La fiamma bruciava bassa come il sole che scendeva. Il
ragazzo si voltò e se ne andò in silenzio".
Con
queste parole Joe O'Donnell, fotoreporter americano inviato
dall’esercito statunitense a documentare le conseguenze che le due
bombe atomiche avevano avuto sulla popolazione e sulle strutture
nipponiche, raccontò una delle immagini simbolo della tragedia che
colpì il Giappone dopo il 6 e il 9 agosto 1945.
Per sette mesi, a partire da poco dopo la fine delle ostilità, Joe viaggiò documentando macerie, morti, cremazioni, orfani, feriti, menomati. Alla fine della sua esperienza, nella quale raccolse centinaia di immagini durissime, si convinse che usare l’atomica era stata una scelta sbagliata.
Solo una ventina di anni fa O’Donnell decise di rendere pubblici molti degli scatti che aveva conservato per tutta la vita. Più volte prima di morire si espresse contro le bruttezze della guerra.
Per sette mesi, a partire da poco dopo la fine delle ostilità, Joe viaggiò documentando macerie, morti, cremazioni, orfani, feriti, menomati. Alla fine della sua esperienza, nella quale raccolse centinaia di immagini durissime, si convinse che usare l’atomica era stata una scelta sbagliata.
Solo una ventina di anni fa O’Donnell decise di rendere pubblici molti degli scatti che aveva conservato per tutta la vita. Più volte prima di morire si espresse contro le bruttezze della guerra.
Difficile
tuttora quantificare i morti, i feriti e le conseguenze sul lungo
termine dello scoppio dei due ordigni. Le cifre dei decessi variano
da un minimo di 150.000 persone ad un massimo di 250.000. Per i
feriti si parla di almeno 100.000 persone. Ancora oggi molti pagano
sul proprio corpo e su quello dei propri figli o nipoti le
conseguenze di quell’esplosione.
Hiroshima,
Giappone, 1945:
Quest'ombra che sembra quasi disegnata sul
bianco di cinque gradini, racconta gli ultimi istanti di una persona.
Di lei non ci rimane che l'ombra causata dal flash della bomba
atomica quel 6 agosto. In un attimo la luce radioattiva fissa sul
terreno la sagoma prospettivata di quello spettatore impotente di uno
dei più atroci gesti dell'umanità. Se si osserva attentamente, "The
Shadow" ritrae una persona anziana che si appoggia al bastone,
ad assistere inconsapevolmente al suo destino.
domenica 6 agosto 2017
sabato 5 agosto 2017
Basta delfinari
CHIUSO
L' EX DELFINARIO DI RIMINI
L’
ex delfinario di Rimini quest'anno non riaprirà.
La
vecchia struttura ha delle parti abusive e le deroghe concesse dal
Comune negli anni sono terminate: niente permessi, niente apertura.
Così,
un po' come Al Capone fu arrestato per frode fiscale, ecco che un
posto che dal 1968 ha privato della libertà i delfini prima e i
leoni marini poi, è stato fermato a suon di carte bollate.
Non
era bastato il sequestro dei delfini del 2013, dopo aver esercitato
per anni senza licenza, con gli animali trovati imbottiti di Valium e
ormoni, la vasca non a norma e obbligati a esibirsi (contro la legge)
7 giorni su 7.
Non era bastato che dopo il sequestro si riciclassero sfruttando dei leoni marini presi a noleggio per la stagione estiva, così come si noleggiano lettino e ombrellone sulla spiaggia.
Non era bastato che dopo il sequestro si riciclassero sfruttando dei leoni marini presi a noleggio per la stagione estiva, così come si noleggiano lettino e ombrellone sulla spiaggia.
Come
da copione, la gestione si proclama vittima del sistema, mentre era
sempre rimasta aperta a suon di deroghe, senza mai essere
effettivamente in regola, e si fa scudo con i lavoratori che
perderanno il lavoro stagionale, strumentalizzando la tragedia
occorsa a una di loro.
LE
GIOIE DELLA CATTIVITA'
Chi
sfrutta e fa esibire animali in cattività sostiene che siano felici,
conducano un'esistenza serena e scoppino di salute.
Sono
così felici, le orche, da rosicchiare i bordi della vasca fino a
consumarsi i denti per la noia e le nevrosi, tanto che gli addetti ai
lavori devono pulire ogni giorno la polpa dei denti per evitare
infezioni, in un'operazione fastidiosa e innaturale.
I
delfini sono così sereni di vivere in una vasca che ogni giorno
vengono loro somministrate dosi di Valium e benzodiazepine per
limitare lo stress, la depressione, l'aggressività.
I
leoni marini sono tanto lieti della vita in cattività, poco importa
che il cloro in vasca possa provocare ustioni chimiche, il solfato di
alluminio irritazioni alle mucose e problemi agli occhi fino alla
cecità.
Sono
tutti così festosi e beati da sfornare figli a più non posso,
grazie all'inseminazione artificiale; poco importa che la maggior
parte dei piccoli dei mammiferi muoia poco dopo essere venuta al
mondo, quasi sempre per "cause ignote", quando non uccisi
dalle loro stesse madri.
Stanno
così bene, in cattività, da esibirsi più e più volte al giorno,
frastornati da musica assordante, pubblico che applaude e
quell'odioso fischietto che parte ogni volta che devono eseguire un
comando, per poter avere in cambio un pesciolino morto che mai
considererebbero cibo se fossero in natura.
Ma
si sa, tutta questa felicità va ripagata, arricchendo chi li sta
(de)tenendo con tutte queste cure e questo amore.
venerdì 4 agosto 2017
Rifiuti
Nel
2014 nell’Ue
28
sono stati prodotti circa 2,5
miliardi di tonnellate di rifiuti industriali,
di cui il 96,2% non pericolosi (pari a circa 2,4 miliardi di
tonnellate) e il 3,8% pericolosi (pari a circa 95 milioni di
tonnellate)”. Questo
è l’incipit del Rapporto
Ispra
sui Rifiuti speciali, industriali e tossici 2017,
che fa riferimento a dati 2015 italiani e 2014 del contesto europeo.
Quindi,
i
rifiuti
urbani
di cui tutti ci preoccupiamo e parliamo tanto, per la riduzione
dell’inquinamento e la raccolta differenziata, sono inferiori
al 10%
del totale dei rifiuti prodotti in Europa 28. Invece, i
rifiuti speciali, industriali e tossici, occupano
stabilmente le prime pagine dei nostri giornali per disastri
ambientali, smaltimenti scorretti, e sono perfino
considerati mandanti dell’eccezionale attacco
eversivo
allo
Stato italiano,
compiuto quest’estate a danno della natura di tutto lo Stato
italiano, dalla Liguria al Parco nazionale del Vesuvio (dichiarazione
magistrato Roberto Pennisi, della Procura nazionale antimafia,
nell’intervista del 15 luglio 2017 su Avvenire).
Eppure,
di questa categoria di rifiuti, ormai predominante e pericolosissima,
perché
non tracciata né vincolata
come i rifiuti urbani a trattamento di prossimità, ma in libera
circolazione senza tracciabilità alcuna se non cartacea, nessuno
vuole parlarne
in via prioritaria. Nessuno vuole porli mai al centro delle
agende
politiche ambientali,
specie nelle regioni più massacrate, come la Campania. Né
queste sostanze sono al centro degli studi di epidemiologia sul
danno alla salute
da rifiuti (ad eccezione del solo progetto
Sentieri
dell’Istituto
superiore di Sanità), né tantomeno dell’attenzione e delle
proposte sia dei partiti di opposizione che dei comitati e
associazioni ambientaliste, con alcune lodevoli eccezioni come i
report di Legambiente
e alcune sezioni dell’associazione Medici
per l’ambiente – Isde.
Tutte
le regioni meridionali, ampiamente le minori produttrici di questa
categoria di rifiuti, sono tutte ormai da decenni al centro dei
principali traffici
legali e illegali
di questa categoria di rifiuti, che non sono obbligati al trattamento
di prossimità,
come i rifiuti urbani, ma possono girare tranquillamente per il mondo
come merci, per essere smaltiti
nel luogo che avrà garantito non già le migliori tecniche di
smaltimento, ma semplicemente
il
minore costo di smaltimento.
Lo
scorretto smaltimento dei rifiuti
industriali e tossici,
i cui soli rifiuti pericolosi non tracciati in Europa sono oltre 95
milioni di tonnellate l’anno rispetto ai 242 totali
di rifiuti urbani
prodotti,
anno dopo anno, sta assumendo sempre più carattere di assoluto
rilievo nel danno non solo all’ambiente e alla natura di tutto il
mondo, di tutta Europa, di tutta Italia, ma soprattutto nel
danno alla salute da diseguaglianza, laddove per diseguaglianza
deve intendersi non già la semplice deprivazione economica, ma la
incapacità, per tale motivo, di fare concreta opposizione
locale a
chi intende e riesce a trasformare in discariche industriali non a
norma intere regioni come a suo tempo la Campania, compresi i suoi
parchi naturali come il Vesuvio.
Ci
si aspetterebbe un’azione
politica di opposizione
violentissima su questo argomento: non la vedo. Mi aspetterei
che in
ogni angolo di Europa,
ma soprattutto in tutta Italia e in tutto il Sud Italia tutte le
associazioni, i
comitati
ambientalisti
si stracciassero le vesti e facessero marce e manifestazioni con
milioni di persone nei
territori massacrati:
non lo vedo.
Tranne
che nella
Terra dei Fuochi,
dove un pugno di sacerdoti, un gruppo di mamme stroncate dal
dolore della perdita dei loro figli per “deprivazione” economica
e “cattivi stili di vita individuali”, tutti guidati e formati da
un manipolo di medici considerati folli perché troppo vicini
alla Verità e non piegati alle esigenze di carriera, non vedo ancora
un movimento ambientalista
in grado di condizionare la politica a decidersi di assumersi le
proprie responsabilità di controllo efficace.
Non
possiamo permetterci, nel terzo millennio, di
tracciare una per una bufale e “pummarole”,
mentre ignoriamo più di dieci milioni di tonnellate in
Italia e oltre 95 milioni in Europa di rifiuti tossici in libera
circolazione come merci. Non possiamo permetterci di continuare
a tenere bloccata
in Parlamento la legge sulla tutela del marchio dei prodotti tessili,
scarpe,
borse e vestiti,
che vede costituire, in Campania, la prima fonte di produzione di
scarti industriali illegali da bruciare immediatamente in loco
dovunque, sotto i cavalcavia dell’asse mediano o all’interno dei
terreni demaniali come il Parco Naturale del Vesuvio.
Come
abbiamo sempre scritto, Terra
dei Fuochi è tutta Italia
e tutto il mondo, ogni luogo con le caratteristiche proprie del
settore industriale di pertinenza che
non
vuole essere tracciato,
anche con la scusa della grave crisi economica. Con “monotono
languore”, i report Ispra continuano a “ferire il mio cuore”
allorquando continuano a segnalare, nella mia regione, lo zero più
assoluto di discariche e impianti a norma per rifiuti speciali,
industriali e tossici: dai rifiuti ospedalieri ai rifiuti
dell’edilizia, al pericolosissimo e micidiale amianto. Continuiamo
così, facciamoci del male.
di Antonio
Marfella
Medico
per l'ambiente, Napoli
Dirigente
Responsabile SSD Farmacoeconomia c/o Direzione Sanitaria Aziendale
dell’IRCCS Fondazione Sen. G. Pascale
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