Sicuramente
di mancate royalties non stanno soffrendo i membri della famiglia
Agnelli-Elkann, che, attraverso la loro Iveco Defence Vehicles,
producono il più ambito mezzo da guerra del conflitto ucraino: il
Lince, come lo chiamiamo noi, o il Panther, come lo chiamano gli
inglesi o, come è stato battezzato alla nascita, il Light Multirole
Vehicle ovvero Veicolo Multiruolo leggero.
Un mezzo
straordinario che, stando ai depliant pubblicitari, permette di fare
cose incredibili: resistere, grazie alla blindatura, a colpi
perforanti calibro 14 mm; passare, indenni, sopra a mine, anche
quelle anticarro; essere praticamente invisibili, grazie a
conformazione e “verniciatura assorbente”, a radar e
termoscanner; guadare fiumi fino a un metro e mezzo di profondità e,
incredibile a dirsi per un mezzo FIAT, garantire piena operatività a
temperature fino a -32° o a + 49°.
Gli ucraini ne possiedono dieci, ma non glieli abbiamo dati noi, non fa parte del lotto di armi inviato da Roma a Kiev: no, se li sono presi da soli. Li hanno presi ai Russi.
L’esercito russo è, sorpresa sorpresissima sorpresa, quello che ha più Lince al mondo: 2.875 veicoli. Per intenderci, quasi 600 più degli italiani, che ne hanno 2.300, e oltre 2.000 più degli inglesi, che ne possiedono “appena” 800.
Fa
pensare che l’Italia abbia inviato all’Ucraina armi che sparano
proiettili da cui i soldati russi si proteggono, con buon esito,
utilizzando mezzi da guerra prodotti e venduti dagli italiani.
Fa,
poi, riflettere che a fingere di ripudiare la guerra e, allo stesso
tempo, a fingere che le armi che produciamo e vendiamo siano
esclusivamente per la difesa, comunque andrà a finire il conflitto
russo-ucraino, chiunque ne sarà il vincitore, noi, noi italiani,
primi costruttori e trafficanti di
armi in Europa, ci avremo comunque guadagnato e parecchio.
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