lunedì 11 aprile 2022

Armi

 

Sicuramente di mancate royalties non stanno soffrendo i membri della famiglia Agnelli-Elkann, che, attraverso la loro Iveco Defence Vehicles, producono il più ambito mezzo da guerra del conflitto ucraino: il Lince, come lo chiamiamo noi, o il Panther, come lo chiamano gli inglesi o, come è stato battezzato alla nascita, il Light Multirole Vehicle ovvero Veicolo Multiruolo leggero.
Un mezzo straordinario che, stando ai depliant pubblicitari, permette di fare cose incredibili: resistere, grazie alla blindatura, a colpi perforanti calibro 14 mm; passare, indenni, sopra a mine, anche quelle anticarro; essere praticamente invisibili, grazie a conformazione e “verniciatura assorbente”, a radar e termoscanner; guadare fiumi fino a un metro e mezzo di profondità e, incredibile a dirsi per un mezzo FIAT, garantire piena operatività a temperature fino a -32° o a + 49°.

Gli ucraini ne possiedono dieci, ma non glieli abbiamo dati noi, non fa parte del lotto di armi inviato da Roma a Kiev: no, se li sono presi da soli. Li hanno presi ai Russi.

L’esercito russo è, sorpresa sorpresissima sorpresa, quello che ha più Lince al mondo: 2.875 veicoli. Per intenderci, quasi 600 più degli italiani, che ne hanno 2.300, e oltre 2.000 più degli inglesi, che ne possiedono “appena” 800.

Fa pensare che l’Italia abbia inviato all’Ucraina armi che sparano proiettili da cui i soldati russi si proteggono, con buon esito, utilizzando mezzi da guerra prodotti e venduti dagli italiani.
Fa, poi, riflettere che a fingere di ripudiare la guerra e, allo stesso tempo, a fingere che le armi che produciamo e vendiamo siano esclusivamente per la difesa, comunque andrà a finire il conflitto russo-ucraino, chiunque ne sarà il vincitore, noi, noi italiani, primi costruttori e trafficanti di armi in Europa, ci avremo comunque guadagnato e parecchio.

William Beccaro

 


 



 

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