lunedì 11 aprile 2022

Senza qualità

 

Un tempo si poteva essere persone con una miglior coscienza rispetto a oggi. Gli uomini erano come steli nella messe: Dio, la grandine, il fuoco, le pestilenze e la guerra li piegavano di qua e di là, probabilmente con maggior violenza di oggi, ma tutti insieme, come città, come regione, come campo; e, per quel tanto di movimento personale che ancora gli restava, il singolo stelo poteva assumersene la responsabilità, ed era una questione chiaramente definita. 
Oggi invece la responsabilità ha il suo baricentro non nell’uomo, bensì nei nessi oggettivi. Non avete notato che le esperienze si sono rese indipendenti dall’uomo? Sono andate in scena: nei libri, nelle relazioni scientifiche o nei resoconti di viaggi, nei movimenti d’opinione o nelle comunità religiose, che coltivano determinati tipi di esperienza a spese di altri come in un tentativo di sperimentazione sociale; e qualora le esperienze non si trovino direttamente nel lavoro, aleggiano nell’aria; chi oggigiorno può ancora dire che la sua collera è davvero la sua collera, quando tante persone ci mettono bocca e ne sanno più di lui? S’è creato un mondo di qualità senza uomo, di esperienze senza colui che le vive, e paradossalmente sembra quasi che l’uomo non possa più avere alcuna esperienza privata e il gradevole peso della responsabilità personale debba stemperarsi in un repertorio di possibili significati. Probabilmente la dissoluzione di quel sistema antropocentrico che per tanto tempo ha tenuto l’uomo al centro dell’universo, ma che già da secoli va declinando, ha finalmente toccato anche l’Io, giacché credere che in un’esperienza l’importante sia il viverla, e in un’azione il compierla, comincia a sembrare un’ingenuità alla maggior parte degli uomini. 

Musil, L'uomo senza qualità

 


 



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