Quando una bomba cade lontana dalle case, gli uomini
tirano un sospiro di sollievo. Ed è comprensibile, dentro le case ci
abitiamo noi. Ma lontano dalle case non c’è il nulla. Ci sono i
campi coltivati, i boschi, gli alberi, gli animali, i fiumi, i canali
di irrigazione. Lontano dalle case c’è la terra, c’è il nostro
cibo e le acque che beviamo. C’è il lavoro agricolo che impiega
anni per fare crescere quello che i cingoli schiacciano.
La vita
è fatta di tempo: un albero per crescere ci mette anni, la guerra
invece il tempo lo distrugge. Ogni albero e ogni animale ucciso dalla
guerra significa anni di vita bruciati. Dieci, venti, cento giri
della terra attorno al sole azzerati in un istante. Un animale che
muore in guerra non ha neanche la magra consolazione di sentirsi
martire di una giusta causa: non ne sa niente e niente vuole sapere
un gatto o una pecora delle nostre beghe. Sotte le bombe un animale
muore e basta. Nessuna ragione giusta, nessuna ragione sbagliata.
Semplicemente: nessuna ragione.
Non sono animalista anche se mi
piacciono molto gli animali, così come non mi sento alberista se
difendo un albero o umanista se difendo la vita umana. Penso che
bisognerebbe riuscire a diventare terristi. Perché dentro la terrà
c’è tutto: piante, bestie e uomini. La terra è una casa comune e
dunque anche un bombardamento di un bosco o di un campo coltivato o
di un atollo sperduto nel Pacifico è il bombardamento di una
casa.
Le frasi “fare terra bruciata” e “avvelenare i
pozzi” sono prese direttamente dalle pratiche di guerra: fare terra
bruciata per procurare la fame, avvelenare i pozzi per procurare la
sete. Non sono riuscito ad ammazzare te, dunque, ammazzo la terra che
ti nutre. Ammazzo tua madre, e pazienza se è anche la mia. La guerra
è un matricidio. Lo è almeno in due modi. Il primo in forma
diretta, con i missili che bruciano tutto e sostanze chimiche che
avvelenano l’aria e l’acqua, i defoglianti, i crateri, le
schifose mine che gli eserciti seminano ovunque. Il secondo modo di
uccidere la terra, meno immediato ma altrettanto devastante, è il
consumo smisurato di energia. La guerra è l’attività umana più
energivora. Mangia energia in quantità esorbitanti. (...)
Per mantenere la loro chiostra di missili, molti
governi affamano il loro popolo. L’Europa in proporzione alla sua
potenza economica non spende molto in armamenti perché ha scelto di
starsene comoda sotto l’ombrello degli Stati Uniti. Detto
volgarmente, noi europei usiamo per la difesa soprattutto i soldi
degli americani. E siccome niente è gratis, siamo meno liberi nel
determinare il nostro destino politico.
Ma di tutti questi
numeri importa poco o nulla al campo di grano bruciato o al cane
disperso tra le macerie. A loro vantaggio va detto che quando
dovessimo sparire per sempre, noi scimmie cingolate, le piante e le
bestie sapranno come cavarsela. Quando l’ultima mina sarà esplosa,
la volpe, già il giorno dopo, andrà ad abbeverarsi nel cratere
Michele Serra
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