lunedì 19 giugno 2017

Pesticidi / Union Carbide




BHOPAL: IL PIÙ GRAVE DISASTRO INDUSTRIALE DELLA STORIA
PER CUI NESSUNO HA MAI PAGATO VERAMENTE


Dai 20.000 ai 25.000 morti.
Circa 4000 invalidi.
Almeno 500.000 intossicati.
Feti deformi, mortalità ancora oggi due volte e mezza superiore alla media nazionale, falde acquifere contaminate,
Non è il bollettino di una battaglia e nemmeno i dati raccolti dopo l’esplosione di un ordigno atomico. Sono i numeri, sempre parziali e mai capaci di restituirci la drammaticità degli eventi reali, legati al disastro di Bhopal.
Bhopal è una città indiana di quasi un milione e mezzo di abitanti, situata nel Madhya Pradesh.
Alla fine degli anni sessanta, la Union Carbide India Limited, azienda locale consociata della Union Carbide, una multinazionale statunitense specializzata nella produzione di fitofarmaci decide di costruire presso questa località una fabbrica per la produzione di isocianato di metile (MIC), composto intermedio necessario alla creazione del Sevin, noto insetticida.
L’azienda, entrata in funzione nel 1980, viene messa in dismissione appena tre anni dopo a causa della crisi che investe il settore. Dalla seconda metà dell'83’, nonostante nella fabbrica ci fossero ancora ben 60 tonnellate di MIC, i sistemi di sicurezza vengono pian piano abbandonati a se stessi, le manutenzioni non sono effettuate con regolarità, e i dipendenti addetti alla sicurezza vengono ridotti drasticamente.
Il 3 dicembre 1984, quando la fabbrica aveva ormai chiuso i battenti definitivamente, durante un controllo si verifica una fuoriuscita d’acqua che entra a contatto con l’isocianato di metile. Il contatto provoca la creazione di una nube altamente tossica che fuoriesce dalle valvole e si disperde nell’atmosfera.
La nube, più pesante dell’aria,si diffonde nella città provocando subito centinaia di morti. Gli effetti della contaminazione sono terribili: bruciori dolorosissimi, fuoriuscite di sangue dai polmoni, gravissime difficoltà respiratorie. Di fatto è una strage.
Strage che secondo le organizzazioni ambientaliste si sarebbe potuta evitare mettendo in sicurezza il sito. Strage per cui l’amministratore delegato dell’ Union Carbide, Warren Anderson, venne rinviato a giudizio da una corte indiana insieme ad altri otto dirigenti dell’azienda. L’ a.d., residente negli USA, non venne mai estradato e non scontò un solo giorno di carcere inflittogli dalla condanna per il reato di negligenza grave. Gli altri sono tutti liberi su cauzione.
Le multe inflitte ai dirigenti furono irrisorie, mentre la Unione Caribe pagò solo 470 milioni di euro come risarcimento per il disastro. Molti di questi soldi non arrivarono mai alle vittime e ai loro parenti. Ancora oggi il sito del disastro non è stato bonificato e le nuove generazioni pagano un prezzo altissimo in termini di salute e qualità della vita. 



 



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