domenica 7 gennaio 2018

Cartoline dai morti




Sono morto alle sette di mattina. Un modo come un altro per cominciare la giornata”

 
Ho scritto queste cartoline dopo i piccoli attacchi di panico che continuano a visitarmi. Non sono piú gli attacchi di una volta, quelli per cui cerchi qualcuno che ti accompagni in ospedale e se non lo trovi ci vai da solo e quando ci arrivi ancora non ti è chiaro se stai morendo davvero o sei a un altro capitolo della tua penosa ipocondria. Ho provato a scrivere delle cartoline anche in altri momenti, ci ho provato un po’ di volte, ma ho buttato tutto. Erano simili alle altre, il disegno delle frasi era quello, quello il colore, ma la stoffa era asciutta, non era bagnata in quell’umore che ti viene dalla morte appena trascorsa. Allora puoi scrivere intorno a questa cosa che forse regge tutto, intorno a questo niente che sorregge e corrode ogni cosa. Lo sguardo del panico dilata i sensi, li fa grezzi, non hai tempo di raffinare, di romanzare. Dopo dieci, venti minuti sei di nuovo sul binario morto della calma o dell’agitazione usuale e allora puoi solo parlare della tua vita o di quella degli altri. 
I morti non ti pensano, non ti mandano nessuna cartolina.  

Franco Arminio





  





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