“Sono
morto alle sette di mattina. Un modo come un altro per cominciare la
giornata”
Ho
scritto queste cartoline dopo i piccoli attacchi di panico che
continuano a visitarmi. Non sono piú gli attacchi di una volta,
quelli per cui cerchi qualcuno che ti accompagni in ospedale e se non
lo trovi ci vai da solo e quando ci arrivi ancora non ti è chiaro se
stai morendo davvero o sei a un altro capitolo della tua penosa
ipocondria. Ho provato a scrivere delle cartoline anche in altri
momenti, ci ho provato un po’ di volte, ma ho buttato tutto. Erano
simili alle altre, il disegno delle frasi era quello, quello il
colore, ma la stoffa era asciutta, non era bagnata in quell’umore
che ti viene dalla morte appena trascorsa. Allora puoi scrivere
intorno a questa cosa che forse regge tutto, intorno a questo niente
che sorregge e corrode ogni cosa. Lo sguardo del panico dilata i
sensi, li fa grezzi, non hai tempo di raffinare, di romanzare. Dopo
dieci, venti minuti sei di nuovo sul binario morto della calma o
dell’agitazione usuale e allora puoi solo parlare della tua vita o
di quella degli altri.
I
morti non ti pensano, non ti mandano nessuna cartolina.
Franco
Arminio
Nessun commento:
Posta un commento