«Per
umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e colui
che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il
secondo, e cioè la parte passiva è immune da ogni umiliazione,
questa evapora nell’aria. Restano solo delle disposizioni
fastidiose che interferiscono nella vita di tutti i giorni, ma
nessuna umiliazione e oppressione angosciose. Si deve insegnarlo agli
ebrei... Possono renderci la vita un po’ spiacevole, possono
privarci di qualche bene materiale o di un po’ di libertà di
movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori
con il nostro atteggiamento sbagliato: col nostro sentirci
perseguitati, umiliati, oppressi, col nostro odio e la millanteria
che maschera la paura. Certo che ogni tanto si può essere tristi e
abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia
così.
E
tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo
bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me
come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso
pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo cominciare a
prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da
sè: e lavorare ‘a se stessi’ non è proprio una forma
d’individualismo malaticcio. Una pace futura potrà essere
veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se
stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il
prossimo, per trasformarlo in qualcosa di diverso, forse alla lunga in
amore se non è chiedere troppo -. È l’unica soluzione
possibile... Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo
proprio, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra.»
Etty
Hillesum, Middelburg, 15 gennaio 1914 / Auschwitz, 30 novembre 1943
«Ma
cosa credete, che non veda il filo spinato, non veda i forni, non
veda il dominio della morte, sì, ma vedo anche uno spicchio di
cielo, e questo spicchio di cielo ce l' ho nel cuore, e in questo
spicchio di cielo che ho nel cuore io vedo libertà e bellezza.
Non
ci credete? Invece è così»
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